Venti poesie d'amore e una canzone disperata
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 3
“È così breve l’amore, ed è sì lungo l’oblio”
Una bellissima lettura, quella offerta da "Venti poesie d’amore e una canzone disperata" di Pablo Neruda (1904-1973), poeta cileno che non ha certo bisogno di alcuna presentazione.
Tra le più importanti voci della poesia del Novecento a livello mondiale e Premio Nobel per la Letteratura all’inizio degli anni Settanta, Neruda (pseudonimo di Ricardo Neftalí Reyes Basoalto) pubblicò questa sua raccolta poetica nel 1924, ottenendo uno straordinario successo di pubblico e critica.
L’edizione italiana della casa editrice fiorentina Passigli premette all’opera una presentazione dell’autore sudamericano pronunciata all’Università di Madrid da García Lorca nel 1934, nella quale si consiglia “di ascoltare con attenzione questo gran poeta”. Tra le pagine di questa raccolta del periodo giovanile, venti componimenti senza un titolo effettivo, se non le prime parole del primo verso di ogni singolo testo. Venti poesie che, come anticipa il titolo della pubblicazione stessa, mettono al centro principalmente l’amore, tema ripreso anche dalla breve e conclusiva "Canción desesperada", dove inoltre viene posto l’accento sulla condizione di abbandono e solitudine vissuta dal poeta. Malinconia, tristezza, dolore attraversano i versi in un intreccio sublime, sullo sfondo di un paesaggio marino che si fa paesaggio dell’anima.
“Ah vastità di pini, rumore d'onde che si frangono,
lento gioco di luci, campana solitaria,
crepuscolo che cade nei tuoi occhi, bambola
chiocciola terrestre, in te la terra canta!
[…]”
Questo lavoro viene considerato fondamentale poiché da esso, come sottolinea nella prefazione il curatore Giuseppe Bellini, tra i massimi studiosi dell’opera nerudiana, “prende avvio il rinnovamento radicale della poesia ispano-ameticana successiva al modernismo”, con una notevole influenza esercitata anche sui poeti europei.
Meraviglioso il linguaggio utilizzato, ricco di metafore e immagini affascinanti che dipingono l’interiorità del poeta e non possono non colpire il lettore attento: dalle spighe che si piegano “sulla bocca del vento” alle nuvole che divengono “bianchi fazzoletti d’addio”, dagli uccelli che nella notte “beccano le prime stelle” alle “tristi reti” gettate in un mare che scuote “occhi oceanici” di una lei indefinita.
Una scrittura di notevole profondità. Un classico intramontabile della poesia del secolo scorso, imperdibile per gli appassionati delle letture in versi!
Voto: 5 stelle e lode!
Indicazioni utili
Profondamente colpita
Un Pablo Neruda ventenne ci dona nel 1924 una raccolta di poesie che parlano dell'amore.
Non un amore qualsiasi, un amore tormentato, malinconico e straziante.
Non sono una grande appassionata di poesia, ho iniziato a leggere questa piccola raccolta e ne sono stata subito travolta. Verso dopo verso Neruda ha toccato una parte di me che non mi aspettavo.
La raccolta oltre alle venti poesie d'amore, raccoglie anche una canzone disperata. Le poesia sono presenti anche nella versione originale.
Per apprezzarle fino in fondo, le ho lette ad alta voce ed è una cosa che consiglio a chiunque pensi di leggerle.
Vi lascio qualche verso preso qua e la:
"Perché tu mi oda
le mie parole
a volte si assottigliano
come le orme dei gabbiani sulle spiagge"
"Sono il disperato, la parola senza eco,
colui che tutto perse, e colui che tutto ebbe"
"Ti credo persino padrona dell'universo.
Ti porterò dalle montagne fiori allegri, copihues,
nocciole oscure, e ceste silvestri di baci.
Voglio fare con te
ciò che la primavera fa con i ciliegi."
"Passano fuggendo gli uccelli.
Il vento. Il vento.
Io posso lottare solamente contro la forza degli uomini."
Lo consiglio a tutti, anche a chi non apprezza molto la poesia.
Buona lettura!!!
Indicazioni utili
Poesie salate
Prendo in mano il libro. Lo apro.
Che strano. Le pagine non frusciano.
Fanno un rumore di risacca...
L'odore non è quello dell'inchiostro.
E' salmastro...
E sulle dita, piccoli cristalli di sale...
No, non è un libro magico.
Sono le parole.
Sublimi
"...Perché tu possa ascoltarmi,
le mie parole si fanno sottili, a volte,
come impronte di gabbiani sulla spiaggia..."
Che ti sommergono in un mare sensuale
"...Corpo di donna, bianche colline, cosce bianche,
assomigli al mondo nel tuo gesto di abbandono..."
Per poi ributtarti a riva
"...Chino sulle sere, lancio le mie reti tristi
nei tuoi occhi oceanici..."
Sferzandoti come vento di tempesta
"...Sto segnando da tempo con croci di fuoco
l'atlante bianco del tuo corpo..."
E accarezzandoti come brezza lieve
"...Mi piaci quando taci perché sei come assente..."
Dolcemente
"...Voglio fare con te
quello che la primavera fa con i ciliegi..."
Sfociando alfine in una canzone disperata
"...E' ora di partire. Oh abbandonato!"
Scritto e pubblicato nel 1924 da un ventenne Neruda, "Venti poesie d'amore e una canzone disperata" spalanca al mondo la prorompente e sensuale poesia dell'autore cileno. Le sue dense metafore, l'intreccio di corpi e natura, la passionalità carnale e eccelsa contraddistinguono questo poeta, attivista politico e Premio Nobel.
Chiudo il libro e lo ripongo, mentre piccoli granelli di sabbia rimangono tra i capelli...