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Impegno politico ed estro poetico
Il percorso poetico di Gabriel Impaglione, dopo Spiegazioni con mare ed altri elementi, si arricchisce di questa silloge che si riallaccia in fondo alla precedente.
L’autore argentino ha una naturale propensione a esaminare le storture del mondo, soprattutto quelle diseguaglianze marcate che opprimono i più, e nell’ambito di una filosofia di stampo marxista, ma interpretata in modo umanistico personale, trasla nei versi il suo messaggio politico di libertador, quasi una sorta di poetica epico-popolare, dove l’epico ha una funzione di solennità del verbo, volta a rafforzare il concetto esposto, e il popolare, invece, è la forma usata, la più semplice possibile perché possa essere di immediata comprensione ai maggiori destinatari, cioè a tutti quegli uomini meno uguali degli altri.
La sua, però, non è una forma stilistica ed espressiva che possa eventualmente far rientrare la silloge fra le opere esclusivamente politiche, ma trae forza dalla base per espandersi in un crescendo di preziosità artistiche che la rendono poesia a tutti gli effetti. In questo noto una certa somiglianza con il famoso Ernesto Guevara, più conosciuto come combattente per la libertà, ma che è riuscito a trasfondere i suoi ideali in poesie, indubbiamente di carattere politico, ma di notevole bellezza.
La poesia che segue è un chiaro esempio di ciò che ho inteso dire. Qui, forse più che in altre, Gabriel Impaglione è riuscito a fondere mirabilmente il suo naturale impegno politico con il suo altrettanto naturale estro poetico.
Giustizia
Della morte s’imbandierano i boia.
I funebri bronzi che abbondano, gravi,
in piazze e musei e caserme.
(lì fanno giustizia le colombe)
per la morte ci sono oratori
brillanti, sbirri che si rovesciano
in seme nero col soltanto nominarla.
(lì fanno giustizia uditi sordi)
della morte si vantano i sicari
del serramanico, del zig zag dell’acciaio.
Loro si mettono medaglie tra loro
si spalleggiano con rivendicazioni
che danno schifo.
(lì fa giustizia la memoria)
io preferisco tentare mestieri con la vita,
colorare d’utopia la canzone imperfetta.
Mancare di rispetto alle sue Signorie
con l’amore esplodendo loro in faccia.
(lì fa giustizia la poesia)
Justicia
De la muerte se embanderan los verdugos.
Los fúnebres bronces que abundan, graves,
en plazas y museos y cuarteles.
(Allí hacen justicia las palomas)
Para la muerte hay oradores
brillantes, esbirros que se derraman
en semen negro con sólo nombrarla.
(Allí hacen justicia oídos sordos)
De la muerte se vanaglorian los sicarios
de la daga, del zigzag de acero.
Ellos se cuelgan medallas entre ellos
se palmean con reinvindicaciones
que dan asco.
(Allí hace justicia la memoria)
Yo prefiero intentar oficios con la vida,
teñir de utopía la canción imperfecta.
Faltar el respeto a sus señorías
con el amor reventándoles en la cara.
(Allí hace justicia la poesía)
E’ una bella silloge ed è un peccato che la traduzione nella nostra lingua non sia a livello delle migliori. Per fortuna, però, c’è il testo originale a fronte, che consente di apprezzare la cadenza, il ritmo, la forza di versi che consiglio senz’altro di leggere, indipendentemente dal proprio credo politico.