Poesia Poesia italiana Terre d'acqua
 

Terre d'acqua Terre d'acqua

Terre d'acqua

Letteratura italiana

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D’oro e di luce ti bagnerei lo sguardo, / improvvida luce del nostro primo / sentire, terra madre sbocciata dai polsi / di un piccolo nulla che in sé appalesa /tutti gli eventi. / Nuda, gloriosa, vortica l’acqua / delle nostre radici sull’orlo vivo / del tempo se al collo indossa / la vivacità di una corte di foglie / e di uccelli // dall’acqua raccolgo il mio volto // sfiorando l’asfalto, sfida i limiti / dell’emotività l’imperativo / a svettare e chissà cosa si cela al di là, / cosa riluce nel grumo violetto / di piume e cementi, quale solitudine / accesa alle palpebre chiuse. «È con questa poesia eponima, incipitaria, che possiamo immergerci, fin da subito, in un animo tutto proteso alla scoperta di sé stesso, di un legame terra-acqua che fa di questo poema il leimotiv, il filo rosso, la simbiotica fusione fra spazi ontologici e ondulazioni native.» (Nazario Pardini)
«La silloge prende vita da un’ispirazione legata ai luoghi in cui la presenza dell’acqua è determinante. Leggendo questi versi si ha un senso di spaesamento, non si capisce dove ci troviamo, poiché a predominare è l’acqua, insieme agli elementi che le stanno attorno: luce, cielo, uccelli. Poi, all’improvviso, sorgono riferimenti geografici precisi che ci riportano a un contatto concreto con la terra.» (Annalisa Ciampalini)



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Terre d'acqua 2017-12-29 07:09:21 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    29 Dicembre, 2017
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Un mondo d’acqua

Confesso che più passa il tempo, e più mi accorgo che il mondo è sommerso da un’ondata di materialismo che soffoca emoziona e sentimenti, sono tentato non solo di non scrivere più poesie, ma addirittura di non leggerne ancora. A che pro aprire il proprio animo? Che senso può avere trasmettere sensazioni e sentimenti? E invece è proprio quando l’umanità viene compressa, appiattita che si avverte maggiormente il bisogno della poesia e allora caccio i cattivi pensieri e cerco di trovare un po’ di serenità con i versi di qualche poeta. Non sempre ci riesco, perché, pur riconoscendo l’impegno che un autore profonde nella sua opera, i risultati non sempre sono corrispondenti; però, quando il lavoro è eccellente si avvera il miracolo, si entra in sintonia con il poeta e ci si immerge in un oceano di trepidanti emozioni, come nel caso di questa raccolta di Donatella Nardin. Terre d’acqua è una silloge stanziale, cioè è in dipendenza del luogo in cui l’autore vive e in questo non c’è nulla di strano, perché l’ispirazione è sempre data dal mondo che ci circonda, l’abilità invece è nel saper cogliere e, soprattutto trasmettere, le emozioni che quel mondo suscita in chi è capace di osservarlo e di coglierne l’essenza. Cavallino Treporti, dove è nata e vive Donatella Nardin, è una lingua di terra bagnata dall’Adriatico e dalla laguna nord veneziana, un dito che emerge dalle acque. Se questa superficie liquida può talora dare l’impressione di in una indeterminazione degli spazi, una distesa che si perde in un orizzonte che appare sempre più lontano, pur tuttavia consente a chi lì vive di cercare spazi più ristretti o anche più ampi, ma comunque non piatti, scavando all’interno di se stessi, in una condizione che si può ritrovare anche negli isolani. In buona sostanza, non distolti da un variegato panorama, c’è più ampio spazio per la fantasia che poi si concretizza nella creatività, con visioni magari oniriche ( Ho passato la notte ad ascoltare / il silenzio. Brillava ai vetri la luna. / Era una giovane luna nata / da una terra d’acqua e di sogni, tangibile emblema d’invisibili / pluralità./...) o comunque in un’osservazione incantata di ciò che gli occhi possono cogliere, soprattutto nelle caratteristiche di certe stagioni (Beltà dei geli e delle invernali figure: / a passi brinati, leggeri si muove / il pomeriggio invernale / verso tramonti sempre più corti / punteggiati da un’insanabile / inanità. ). La sua è una poesia evocativa, non disgiunta tuttavia da elementi correnti di concretezza che finiscono per dare meglio risalto a una ben precisa tendenza naturalistica, capace di mostrare paesaggio esterno ed interno, il panorama di un istmo, quale è Cavallino Treporti, e ciò che l’autore porta in sé, frutto di un lavorio spesso inconsapevole e che lui stesso scopre nel momento del travaso di una sensazione, di un’emozione in versi. E’ una poesia d’acqua, sempre presente, avvolgente direi, e l’acqua è sempre stata simbolo di purezza, purezza che qui diventa di sentimenti, in un afflato con il liquido elemento che riesce a rendere partecipe il lettore.
Ne consiglio quindi la lettura.

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