Poesia Poesia italiana Sulle ali della fede
 

Sulle ali della fede Sulle ali della fede

Sulle ali della fede

Letteratura italiana

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Un grido di speranza si eleva dalle pagine di questo libro che, poetando, s’intrufola tra i meandri più intimi dell’essere umano: il sentimento religioso. Leggendo le poesie di Viola Di Muzio, si ha l’impressione di una fede che non si lascia andare a infruttuose devozioni ed inutili pomposità. La forza di queste parole dà proprio la certezza di un’adesione ad un Vangelo essenziale, sperimentato, quasi corporeo. Fede che si fa continua ricerca, attraverso parole che trasportano dalla realtà alla poesia, dalla nuda, quasi fotografica rappresentazione, alla quasi assolutezza lirica di coloro che “respirano” Dio, di coloro che, anche nel silenzio, avvertono un “manto d’amore e di pace”.



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Sulle ali della fede 2009-05-02 19:09:07 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    02 Mag, 2009
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Una eccellente poesia religiosa

La poesia religiosa è un tipo di poesia tipica della religione cristiana ed è iniziata nel Medioevo; i suoi massimi esponenti sono Francesco d’Assisi e Iacopone da Todi. Per l’esattezza la nascita di questa forma espressiva in versi si fa risalire al 1260, grazie alla Confraternita dei Disciplinati che diffuse in tutta Italia le laudi, liriche drammatiche, religiose o pasquali in dipendenza dell’argomento trattato. Tuttavia è il Cantico di Frate Sole, o anche Cantico delle creature, di San Francesco d’Assisi ad essere ritenuto il più antico componimento in volgare italiano. Con Iacopone da Todi, poi, la lauda assunse quella dimensione artistica che è propria della poesia. Questa branchia ha come tipicità un discorso dell’autore rivolto a Dio tendente a tesserne le lodi, oppure a implorare la sua attenzione, cioè una prece o preghiera.

La silloge di Viola Di Muzio non si discosta da queste tipicità, presentandole entrambe con liriche a metrica libera di particolare solennità, pur nella semplicità della costruzione e dei termini utilizzati.



T’ascolto nel silenzio



O mio buon Dio sembra irreale

rispecchiarsi nella Luce

del volto del Tuo amato figlio Gesù,

ma io come un sogno afferro

fasci d’amore e di sole.

Non odo la Sua voce, l’ascolto nel silenzio

delle mie desolate stanze.

Non prego per le piaghe dell’anima mia

ma per le acque rosse e torbide

che inondano fiumi, mari e terra.

O mio Dio fa che la natura non gridi più.



Questa quindi si traduce in una preghiera, nell’invocazione per ottenere la pietà dell’Essere Supremo.



E’ evidente che l’autrice, di cui ho già apprezzato altre liriche di diversa natura, completa in tal modo, secondo i sentimenti della religione cristiana, la sua tendenza al trascendente, cioè in lei nasce e si sviluppa una continua ricerca del dialogo con Dio, al fine di arrivare a un’estasi poetica, come in questa:



Eri Tu…mio Signore



Cammino sola in un viale

alberato d’autunno.

Lacrime di dolore

si confondono nella nebbia…

E mentre scendono le prime foglie

all’improvviso un fascio

di luce si posa sul mio cuore.

Non la vedo più…

E’ scomparsa.

Eri Tu mio Signore.



Per quanto ovvio, queste poesie incontrano l’interesse dei credenti, mentre possono lasciare indifferenti gli agnostici e gli atei; tuttavia, la sincerità della devozione dell’autrice, la riflessiva proposizione, pacata e mai irruente, nonché l’atmosfera ieratica che permea tutti i versi non possono non destare l’attenzione di chi ama l’arte poetica. E non a caso non è necessario essere permeati di religiosità per apprezzare Il cantico delle creature, oppure le laudi di Iacopone.

L’arte, quando c’è, esula da preconcetti e la si ammira per la bellezza che è insita in essa.

Quindi, le liriche di questa silloge sono fruibili indistintamente da tutti e ne consiglio la lettura.

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Nella Brezza del tramonto, di Viola Di Muzio
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