Presenze e Assenze
Letteratura italiana
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La sua poesia è una luce nel buio
Presenze e Assenze è l’ultima opera poetica di Davide Vaccino, autore dai toni pessimistici, dai versi velati di una tristezza che sembra emergere dall’oceano dell’animo come una nebbia che impregna i versi e poco a poco avvolge il lettore. Ma forse non è tristezza, almeno come normalmente l’intendiamo, bensì un’intensa angoscia che riverbera nelle parole, nel fluttuare del discorso, un’esplosione che solo all’apparenza è liberatoria, ma che poi rifluisce implacabile donde è venuta.
Ma che cosa s’intende per Presenze e per Assenze? Ho girato la domanda all’autore nel corso di un’intervista e lui è stato ampiamente chiarificatore, intendendo per presenze quei punti fermi su cui si può contare, come le convinzioni, gli ideali sociali e politici, l’amore per chi è a noi vicino. Le assenze sono invece ciò che si è perso, i rimpianti, le persone che sono scomparse per sempre dalla nostra vita.
Così, frutto di un gravoso meditato lavoro, le poesie di questa silloge si snodano lungo questo percorso tematico, impervie vette della creatività che s’affacciano al mondo, trasognate immagini di una realtà interiore che vogliono dialogare con il lettore.
In questo gioco, se così si può chiamarlo, di presenze e di assenze il poeta è testimone di un dipanarsi di grovigli che si linearizzano nel verso, mantenendo l’originaria curvatura, gomitoli di pensiero che s’infrangono sullo scoglio del tempo schiumando dimensioni cerebrali di una spinta interiore.
ANIMA
Anima,
fin che tu puoi,
resta.
Le parole
non contano:
passano.
Le idee
non bastano:
cambiano.
Le illusioni
non servono:
ingannano.
Anima,
fin che tu puoi,
resta.
Come il profumo
dei fiori.
L’anima, una presenza silente, una compagna fedele che dona all’uomo la capacità di sentirsi vivo, di sublimare concetti trascendendo la pura materialità dell’esistenza, accogliendo in sé le nostre sensazioni, le emozioni, trasformandole in un patrimonio inalienabile.
In queste liriche l’aspetto figurativo ha la funzione non tanto di stupire, ma di esteriorizzare il concetto, di trasformare lo spirito in materia fruibile.
LE FARFALLE
Palpiti di Vita
in lembi di cielo,
simili a fiori
che sanno volare.
Come i sogni,
le farfalle,
sono i sospiri
dell’Infinito.
Ma in queste presenze e assenze non c’è solo l’intelletto creativo di Davide Vaccino.
Comunque si leggano queste poesie si ritrova un po’ del mondo di ognuno di noi, perché universali sono questi punti fermi, come ciò che abbiamo perso, e in questo sta il grande pregio della silloge, nel richiamare alla nostra attenzione ciò che abbiamo e ciò che non teniamo più, elementi che nella frenetica corsa del mondo troppo presto dimentichiamo.
Davide Vaccino sembra invitarci a soffermarci, a riflettere, per accorgerci che, nonostante tutto, il nostro percorso è lastricato da presenze ed assenze, un patrimonio solo nostro e che ci dà la misura di vivere.
Se il poeta è permeato di pessimismo lascia tuttavia aperta la porta a una speranza, a una consapevolezza di esistenza che sta solo a noi cogliere affinché il tempo non trascorra invano.
Da leggere, rileggere, da riflettere, da guardare in noi, una silloge che è una luce nel buio di coscienze sopite, di anime inascoltate.
Indicazioni utili
Il respiro della luna, di Cristina Bove - Edizioni Il Foglio;<br />
Canti celtici, di Renzo Montagnoli - Edizioni Il Foglio;<br />
Il cerchio infinito, di Renzo Montagnoli - Edizioni Il Foglio