Poesia Poesia italiana Ossi di seppia
 

Ossi di seppia Ossi di seppia

Ossi di seppia

Letteratura italiana

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"Ossi di seppia" è un grande classico, una tappa essenziale nel cammino della poesia europea del Novecento, un'opera in cui la tensione ininterrotta del pensiero si esprime nella sintesi di uscite: folgoranti, ma anche nell'articolarsi per immagini della meditazione lirica. Il paesaggio ligure in un'atmosfera arida e infuocata, la solarità che brucia ma diffonde un bisogno vitale di luce, un senso di abbandono e desolazione che sembra attendere un'improvvisa salvezza da 'uno sbaglio di Natura': questi alcuni dei tratti che vengono a comporre la fisionomia complessa del primo Montale. E in pieno accordo con i suoi temi, il poeta si impone per una lingua e uno stile incisivi per la loro asprezza icastica, ma a volte anche per lo svolgersi sinuoso del discorso lirico.



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Ossi di seppia 2015-12-09 08:30:59 Njna
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Njna Opinione inserita da Njna    09 Dicembre, 2015
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Senza vie di fuga

Ho letto Ossi di Seppia a più riprese nella mia vita e come sarà accaduto a molti prima da studentessa e poi da appassionata di letteratura e vorace lettrice. Ciò che immediatamente balza all'attenzione del lettore è la "negatività" e non già il "pessimismo" Montaliano. Ecco perchè non citerei subito "Spesso il male di vivere ho incontrato" ma innanzitutto "Non chiederci la parola" che non a caso apre la raccolta. Montale collocandosi sulla sponda opposta a quella del poeta vate d'annunziano (la cui lezione, specie se consideriamo la cifra stilistica, fu comunque assorbita dal poeta) dichiara di non essere in grado di fornire alcuna risposta o formula agli interrogativi esistenziali: tutto ciò che può dire, parafrasando la quartina con la quale si conclude la lirica, è “ciò che NON siamo, ciò che NON vogliamo". Si tratta di una chiara dichiarazione di poetica: l'autore specifica il modulo procedimentale utilizzato che si risolve in un approccio "negativo", fermo e rassegnato ad una realtà (il male di vivere appunto) che resta immanente e che mai trascende alla maniera di Ungaretti suggerendo un qualche barlume di speranza.
Ossi di seppia sono i ventitré componimenti che corstruiscono la raccolta, resti organici, oggetti inanimati proprio in quanto non forniscono risposte ma constatano "cose". Sebbene questo, essi non restano senza scopo; sono sì oggetti inanimati ma pur sempre oggetti in divenire destinati ad altra "utilità".
Pessimismo, rassegnazione, "negatività"(nella particolare accezione che abbiamo conferito a questo concetto) contribuiscono in ultima analisi a trasmettere al lettore un senso di spaesamento e disillusione: ci si ritrova immersi in una realtà desolante senza vie di fuga.

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