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Letteratura italiana

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Alessandro Ramberti è nato a Santarcangelo di Romagna nel 1960. Laureato in Lingue Orientali a Venezia, vince una borsa (1984-85) per l’Università Fudan di Shanghai. Nel 1988 consegue a Los Angeles il Master in Linguistica presso l’UCLA e nel 1993 il dottorato in Linguistica presso l’Università Roma Tre. Ha vinto il premio “l’Astrolabio” con Racconti su un chicco di riso (Tacchi Editore, 1991). Poesia: In cerca (2004), Pietrisco (2006), Sotto il sole (sopra il cielo) (2012). Ha pubblicato come Johan Thor Johansson la puzzle-story La simmetria imperfetta (1996) e, con L’Arca Felice di Salerno, le plaquette Inoltramenti (2009) e Paese in pezzi? I monti e i fiumi reggono (2001, nuova traduzione di 4 poesie di Du Fu). Gli è stata dedicata la Lettera in versi n. 32 a cura di Rosa ElisaGiangoia.



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Orme intangibili 2015-05-07 15:20:40 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    07 Mag, 2015
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Lungo la strada

Che lo vogliamo o no noi viviamo la nostra esistenza come il percorso lungo una strada in una serie di esperienze che ci portiamo poi appresso e quella poetica è sola una di queste, anche se non la meno importante. Ci si può incontrare con altri de visu, ma anche partecipando il nostro essere in versi, sviluppando concetti e riflessioni che in chi li legge finiscono con il restare impressi come un’orma, per quanto intangibile. Ed è di questo che parla questa nuova silloge di Alessandro Ramberti, di queste orme che si fissano all’anima. L’opera è anche frutto della religiosità, non certo di maniera, dell’autore e questa si esprime in modo insolito, secondo una complessità semplice, un ossimoro per dire che a priori è necessario accettare l’impostazione dell’autore, in un opera breve, ma dal contenuto consistente, in cui avviene un vero e proprio convivio letterario a cui partecipano personaggi del passato, come Kant, Camus e Santa Teresa di Lisieux. C’è posto anche per il presente, soprattutto quando questo è costituito da un pontefice come Franesco, simbolo di una Chiesa che guarda alla religione che rappresenta, ma che non tralascia di battersi, in attesa della giustizia divina, per quella terrena.
Non saprei dire se i versi di questa raccolta vengono a compendiare un concetto filosofico, o uno teologico, poiché il vivere secondo un credo religioso non è in contrasto con un concetto dell’esistenza che sia a dimensione dell’uomo, in pace con se stesso e con gli altri.
In effetti lo spirito di Ramberti è assai vicino a quello di papa Francesco, perché comprende gli inevitabili dissidi fra la realtà esteriore e quella interiore, ma senza atteggiarsi a “magister” indica un percorso mistico che tutti possiamo trovare scavando dentro di noi fino al fondo dell’anima. Se guardiamo bene, se soprattutto ci astraiamo per un attimo dal contingente, il concetto che abbiamo di noi è misterioso, è tutto da scoprire e l’autore in questo ci aiuta, dandoci un metodo e un fine, in un’opera poetica in cui ciò che deve essere veramente osservato, rivoltato, analizzato è il contenuto. Non è forse il senso della vita che ogni tanto cerchiamo e che ci sfugge mentre stiamo per afferrarlo?
Ecco, Ramberti ci fornisce gli strumenti: sta a noi volerli usare.

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