Nel silenzio dei rumori
Letteratura italiana
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Un ossimoro ben riuscito
Il poeta osserva il mondo che lo circonda, riflette, interpola le sensazioni con i suoi sentimenti, con la parte più intima di se stesso e poi, sommessamente, trascrive in versi il frutto dell’elaborazione del suo processo di confronto fra realtà esteriore ed essenza del proprio Io.
Gavino Puggioni non si sottrae a questo procedimento del tutto naturale e anzi propone una visione catartica di ciò che è e di quello che dovrebbe essere.
Nel silenzio dei rumori è un’opera composta da tante minisillogi che affrontano, verificano, espandono e accentuano temi diversi.
Certo in un animo semplice come il suo, dove il semplice non è un aspetto riduttivo, ma invece è la naturale essenza dello spirito dell’uomo autenticamente sapiens e ancor più solidale, non potevano sfuggire le nefandezze di un mondo in cui la prepotenza di pochi è dolore dei tanti, in cui ogni nascita è segnata da destini innaturalmente precostituiti da violenze e da sofferenze.
Tuttavia, la sua non è una visione pessimistica assoluta, priva di ogni speranza, perché è proprio in quelle nascite che si può scorgere il seme di un essere diverso, di un Abele anziché di un Caino, di un futuro uomo che potrebbe capovolgere le sorti di un’umanità da sempre meno simile a quel Dio che l’ha creata.
Non è un caso quindi se questo silenzio, nel frastuono dei rumori inutili, delle grida, delle urla di dolore impone al lettore una generale riflessione sul perché dell’esistenza, sui suoi problemi, sui suoi controsensi, un richiamo insomma a una vita di valori più concreti e meno effimeri, in cui la spiritualità riprenda il sopravvento su un materialismo diffuso che permea gli uomini e che nei casi migliori genera indifferenza.
Così, se accorata può sembrare Iraq e dintorni (Sono lacrime di pietra / nera grigia rossa / quelle che ogni giorno / scorrono e non vediamo./…), più pregnante e anche maggiormente accusatoria è Indifferenza (…/ Indifferenza / è l’ignoranza che ci sovrasta, / questa nuova civiltà del benessere, / è questo falso apparire ad ogni costo, / sempre, dovunque./…).
Non si pensi, però, che Puggioni abbia uniformato tutte le poesie presenti nella raccolta a questo tema principale, perché in effetti è tutto un susseguirsi del suo modo di vedere e di intendere la vita.
Del resto il titolo stesso dell’opera prende spunto da due pezzi, di cui uno in prosa che, intitolato Il senso della vita, nel confermare quanto ho più sopra precisato, è altamente esplicativo di questo modo semplice (ma la semplicità è una virtù) di intendere l’esistenza.
C’è spazio anche per una poesia naturalistica, non incline a virtuosismi, ma con descrizioni filtrate e tradotte in termini tenui dell’ambiente in cui vive l’autore, come in Il pescatore (…/ Spera nel domani / al rientro./ Per una vita grama / spesa per l’oggi.), oppure come in Riverberi (…../ Il vento di maestrale / crea inutili sibili e pare / che le foglie dei pioppi / lo accompagnino / in una melodia / di suoni leggeri /…).
Del tutto poi particolari sono i non infrequenti inserti in prosa, delle vere e proprie riflessioni chiarificatrici del modo di vedere dell’autore, quasi timoroso dell’eventuale incomprensibilità dei suoi versi, quando invece nulla di ermetico vi è in una poesia che avvince e coinvolge il lettore.
Nel silenzio dei rumori è un’opera quindi che mi sento di consigliare vivamente.
Da ultimo una piccola informazione, importante però e che denota lo spirito di questo autore: il ricavato delle vendite di questa raccolta sarà devoluto all’UNICEF.