Musa daunia
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
LA MAGIA DEL TAVOLIERE DELLE PUGLIE
Immaginate una bimbetta sul treno con le manine attaccate al finestrino e lo sguardo perso all'orizzonte, alla ricerca di un puntino lontano, un aggroviglio di case, un muraglione, un campanile, tante pale eoliche, un cane e due nonni… fuori dalla porta ad aspettarla…
Immaginate di vedere oltre quel finestrino una distesa infinita di campi coltivati a grano, per lo più bruciati dal sole estivo che non risparmia, nei mesi centrali dell’anno, questa splendida zona d’Italia; immaginate distese di campi dove svettano centinaia di ulivi, da cui iniziano a intravedersi i loro preziosi frutti; da una parte, in lontananza, il Gargano e dall'altra, laggiù, in fondo in fondo, una voluta di fumo che si alza, a indicare l’ennesimo incendio, doloso o meno poco importa: è normale amministrazione in quel territorio; il tutto sovrastato da un immenso cielo azzurro, che solo a guardarlo “ti si apre il cuore”.
Ebbene dopo la lettura di alcune delle poesie presenti in questo libricino, mi sono ritrovata bambina, sul quel treno che mi portava laggiù dai miei adorati nonni, con tutta la speranza, la gioia, la felicità, la fiducia nelle piccole cose, che solo una bambina di pochi anni può avere.
Non ho mai amato particolarmente i libri di poesie, non fanno per me, ma ho trovato un’eccezione in questo libro, in cui oltre a poesie dedicate alla magica terra natia di questo autore (troppo poche per le mie aspettative), vi si trovano versi dedicati anche alla religione e a personaggi illustri dei secoli scorsi.
Scritte in stile semplice e diretto, sono state comprese persino da me, non amante del genere, per cui il mio giudizio non può che essere positivo!
“Certi giorni laggiù il sole ti ferisce di gioia
e senti per l’azzurro l’infinito e profuma
una presenza viva.”
Niente di più vero….
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Dulcis Apulia
L'amore per la propria terra suscita grandi cose.
In MUSA DAUNIA molte sono le liriche da tenere a mente; in particolare ho amato ISTANTANEE DELLA GIOVINEZZA: "...però ricordo ancora, adesso,/ tante notti in campagna che si spegneva / la brace. Il cielo era graticola e Lorenzo / era l'eternità di un'aria molto viva..."
E poi UN REGALO INATTESO dove la campagna pugliese ritorna, trasfigurata però nella luce di uno sguardo indimenticato, indimenticabile. Il refrain della poesia è la preghiera del poeta, accesa, palpitante per una presenza cara, un nome da benedire al cospetto degli angeli e per cui invocare incessantemente "il Sole".
Infine il trittico romano: notevole, considerate le origini foggiane dell'autore.
E' come se Vito si fosse calato totalmente nella bellezza abbagliante dell'Urbe e, cittadino onorario, fosse riuscito a coglierne l'intima essenza, l'"eternità inzuccherata" che fa rinascere gli amanti della Grande Storia, della "Grande Bellezza" per rifarsi alla pellicola di Sorrentino presente in questi giorni nelle sale italiane.
A tutti parla una Musa. La musa di Vito è ariste e raspi del Tavoliere, è il sole antico e sempre nuovo di Roma, è la fede decisa e testimoniata in liriche che non amano i mezzi termini ("Sindone", "Veramore", "Morale cristiana"...), una fede che è essa stessa canto e fonte di canto ("Cristo è come una bella dolce poesia").
E', infine, nostalgia dell'esilio: "amici non ho più se non disseminati / come gli Apostoli dalle montagne al mare..."
MUSA DAUNIA è un dolce omaggio alla Puglia, e molto altro.
Attendiamo altri canti da questo romantico e giovane professore, sognante cittadino della "Repubblica delle Lettere"
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Un piacere per l'anima
Lontano, finalmente, dallo stile barocco che caratterizza (o meglio caratterizzava) sia la narrativa che la poesia, Vito approda ad uno stile che potremmo definire "sabiano" di una semplicità ed immediatezza che esprimono al meglio le difficoltà e le complicazioni della vita.
Diversi gli omaggi ad alcuni personaggi che sono e sono stati determinanti nell'universo dell'autore, dalle figure anonime ai grandi della Storia; interessante anche la sua geografia interiore fatta di luoghi reali e non, che rendono questa silloge un piccolo scrigno di ricordi, sogni e speranze.