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Letteratura italiana
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Impressioni di viaggio in poesia
Credo che sia indubitabile che un viaggiatore attento, soprattutto se poeta, sappia vedere i luoghi che incontra lungo il suo cammino con un occhio del tutto particolare, così da percepirne l’intima essenza, quel profumo di vita e di storia che un insieme o anche dei particolari emanano a chi sa coglierlo, con il dovuto rispetto, nel silenzio, calato nell’atmosfera particolare che è sempre presente.
Vito Moretti ha così intrapreso un viaggio che è una scoperta di vita, un’analisi interiore, alla ricerca, nel presente, di un passato a cui lasciarsi andare per capire, per dipanare fili di esistenza aggrovigliati, per percepire con il cuore ciò che sta oltre la razionalità matematica, e spesso arida, del lavorio della mente.
Nel suo itinerario in Terrasanta è chiaramente avvertibile quell’atmosfera mistica che fa di quei luoghi fonti di improvvise e accecanti rivelazioni, che può far nascere una fede, oppure rafforzarla, che ispira rispetto e ammirazione anche all’ateo convinto (da Nella casa di Maria: La strada non era quella di Nazareth / e l’ombra non saliva fino al pozzo / e ai cardi, ma il cielo era azzurro / come nelle parole del tuo nuovo figlio ed Efeso / era già dimora di battezzati che ti persuasero / al rifugio e che per te intrecciarono un capanno / di foglie dove ora sosti quando il caldo / ti costringe al fresco del castagno selvatico /…).
La visione della natura in quella terra segnata dal destino è una trasparenza di immagini fluttuanti, quasi eteree ( Da Le acque del Giordano: Era tersa in quell’angolo e ostinata / l’aria di Galilea, paziente il fiume / nel riflesso delle canne e dei sambuchi. / Il giorno rallegrava la cima di Hermon / e tagliava le ombre sui dossi consumati / dal vento e sulle scese dei donativi e delle rinascite. /…).
Ma il viaggiatore attento ovunque può cogliere il respiro di ogni luogo, sia che si tratti di un’antica cittadina, arroccata su un colle (da Volterra: A quali amori e a che abbracci / Volterrà prestò l’ombra / delle sue tamerici e a che fantasmi / lasciò sopire i sensi nella trama discreta / dei suoi vicoli? /…), sia che la meta sia costituita da una metropoli, pur adornata da antiche vestigia (da A Montmarte: La cicala raccoglie sull’ulivo / di Stendhal il lungo singhiozzo / dell’insegna che cigola / e canta tutto il suo nulla / sulla voce che sale allegra / al pianolo. Nella coda dei gitanti / ritrovo la memoria dei volti sudati, / il carosello di voci della Place / du tertre, due mani / nella stretta di un bacio. /…).
Sono tanti i posti visitati, piccoli, grandi, fiumi, mari, monti, un microcosmo che si unisce in un coro di cui il poeta è al tempo stesso cantante e direttore, un lungo magico adagio a cui lasciarsi andare, per scoprire realtà ignote, per vedere, con gli occhi di Moretti, oltre le immagini, per assaporare atmosfere inusuali che lentamente ci conducono per mano in lungo viaggio all’interno di noi.
Luoghi è una raccolta poetica straordinaria, assolutamente da non perdere.