Lettere alla Madre con Elegie e Carmi
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
Voto medio dell'autore: 2 user(s)
Un grande dolore
Mai fermarsi alle apparenze, molte volte quello che ci sembra indigesto o contro i nostri gusti, poi magicamente risulta una delle cose più carine che si sono lette, bisogna metabolizzare, attendere un ottimo, riflettere e solo a questo punto possiamo prendere la nostra decisione. Decisamente è quello che mi è capitato con questo piccolo libro, dalla fine della lettura ho dovuto attendere un giorno intero e poi ho capito......La perdita di un genitore è qualcosa d'inevitabile, noi lo sappiamo, ma pensiamo di poter combattere contro il destino, contro il corso naturale della vita, ma cosa ci vogliamo fare è una battaglia persa in partenza eppure noi non ci fermiamo e ci crediamo fino all'ineluttabile. Quando poi è nostra madre che viene presa in considerazione le cose si amplificano fino all'inverosimile ( non dico che la perdita del padre sia meno importante, ma è diverso!). Lei è colei che ci ha partorito, colei che ci è stata vicino quando ci addormentavamo, quando piangevamo per un ginocchio sbucciato o quando ci volevamo sfogare per un amore infranto, nostra madre c'era, era lì, sempre con noi, sempre a consolarci, sempre con un bacio e un abbraccio (molti padri lo hanno fatto e lo fanno, ma consentitemi questa, le mamme sono di numero maggiore). La sua perdita è incolmabile, la sua presenza necessaria e insostituibile, la si vedrà aleggiare sempre intorno a noi, avremo sempre bisogno di lei, sempre la necessità di rivolgerci a lei per un consiglio, non importa se abbiamo 10 anni o 60 anni, non c'è alcuna differenza. La mamma è la prima persona che ha creduto in noi, che ci ha esortato nei nostri progetti, la prima ha criticarci e bastonarci. Ma è sempre stata dove doveva essere, lì immobile come una colonna per noi, se vacillavamo lei ci sosteneva , se cadevamo lei ci rialzava, sapevamo che c'era, eravamo carne della sua carne, niente poteva cambiare questo stato di cose. La vita ci dona molte sofferenze ma questa è una di quelle che si potevano evitare, c'è un detto che su per giù dice” Dio non manda mai cose di cui noi non possiamo sopportare” scusatemi, ma in tal proposito nutro dei seri dubbi. Il dolore ci può sconfiggere , schiacciare come in una morsa di ferro e non sempre se ne esce fuori, qualcosa di rotto e irreparabile ce lo porteremo sempre dietro come un handicap affettivo.
In queste righe non ho fatto altro che farvi assaggiare quello che è il cuore pulsante del libro, scritto con missive ad una mamma che non c'è più, con carmi ed elegie, un modo personale per esternare il dolore di una perdita così cara, lo poteva fare in mille altri modi ma questo era il modo che la mamma conosceva ed apprezzava del figlio, lo esortava a mettere a nudo il suo animo ed i suoi sentimenti ma tutto con un piglio sempre critico e costruttivo. Questo era il modo che l'autore conosceva per rendere omaggio alla donna che gli aveva concesso la vita e l'amore.
Cosa poteva, lei donna e mamma, donare di più importante e prezioso?
Indicazioni utili
- sì
- no
Amore filiale
L'autore padroneggia con incredibile maestrìa la nostra lingua utilizzando termini talora desueti che contribuiscono a creare un'aura sospesa nel tempo, condizione voluta poiché il libro è scritto sul filo del ricordo. lA Madre è ormai defunta e il Figlio le scrive ricordando le sue sofferenze terrene e la sua fede forte e mai provata dalle difficoltà dell'esistenza. Lettere scritte in forma aulica vergate in un anno dalle quali si evincono i cardini dello scrittore: Religione e Famiglia.
La seconda parte è costituita da elegie e carme anch'esse dedicate alla madre scomparsa: versi sciolti, poesie brevi ma efficaci nel contenuto stringato e chiaro.
Un esempio di bella scrittura che però colloca l'autore, malgrado contemporaneo, in un registro più vicino a un passato che più non torna.