Le cose Le cose

Le cose

Letteratura italiana

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C’è un momento in cui, per ciascuno di noi, gli oggetti cessano di essere tali e si fanno cose, cioè entità e sostanza di fatti e vicende che raccontano la costruzione della propria vita e che anzi, nell’erigere, nel formare il destino, nel dare significato al mondo, giungono ad essere esse stesse esistenza, eventi tracciabili e riconoscibili del nostro dire, espressioni efficaci della nostra identità e del nostro quotidiano. Quel momento, infatti, si ha (ed è) quando gli «oggetti» invecchiano col tempo e, un po’ per volta, si consumano insieme a noi; è anche quando ciascuno torna con la memoria a ricordare le ore delle favole e dei racconti, il giusto o l’ingiusto, la polvere lasciata transitare nel collo della clessidra e il pari o dispari degli amori. Il passaggio verso le «cose», allora, è il momento in cui ogni frazione si ricompone nel suo intero e ogni parte torna a farsi necessaria al suo tutto, perché se gli «oggetti» hanno l’ombra della sosta e della monotonia, le «cose» hanno, per noi, la luce che compie e il chiaro che illumina.



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Le cose 2017-10-23 19:47:38 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    23 Ottobre, 2017
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Il linguaggio delle cose

Di Vito Moretti ho avuto occasione di leggere La polvere sul cucù, una raccolta di racconti sulla grandezza degli umili e Luoghi, una silloge poetica frutto di impressioni di viaggio. In entrambi i casi mi sono trovato di fronte a opere di gradevole lettura, per niente superficiali, ma che, senza approfondimenti eccessivi, tuttavia lasciano qualcosa dentro di sé, un incisione lieve, ma senz’altro duratura. Indubbiamente l’autore ha un talento innato, impreziosito dagli anni di studi e probabilmente anche dalle esperienze maturate in qualità di docente universitario.
Le cose, altra raccolta poetica, parte da un presupposto imprescindibile e di cui spesso nemmeno ci accorgiamo: gli oggetti, per loro natura inanimati, arrivano a un momento che diventano cose, cioè ricordando fatti ed eventi del nostro trascorso finiscono con l’essere parte inscindibile dall’esistenza stessa. Gli oggetti sono amorfi, si considerano per la loro funzione, ma nel momento in cui, invecchiando con noi, sono capaci di suscitarci la memoria acquistano come un’anima, diventando appunto cose. La penna con la quale si è scritta la prima lettera d’amore, il divano sul quale ci si scambiate le prime affettuosità, lo scalcinato ombrello con il quale, stretti stretti, ci si è riparati dalla pioggia e via dicendo, diventano parte di noi stessi, ricordano e rievocano, sono testimoni della nostra esistenza (Ogni cosa, tutto / mi pare perfetto, / il nespolo che resiste / al gelo, la collina / che cala nel suo buio, / il fuoco che arde per me / e per il cane, la via / che si è fatta deserta./ Anche il vetro è uno spolvero / d’umido che lascia lontane / le ore, e la casa é / la memoria che vi abita / le pietre di una torre / cresciuta fino al cielo.).
Le cose hanno un linguaggio pertanto, un linguaggio per ognuno di noi, per le sensazioni che ci fanno rivivere, per le emozioni che ci fanno riprovare (Tutto ha il suo richiamo, / un modo di ripetersi / nella cavità della conchiglia, / un brusio che parla di intrecci / e di comete. /….).
Un po’ in dialetto, un po’ in italiano si esprimono le cose, parole, versi che Moretti traspone sulla carta lasciando trasparire l’emozione che prova, la sensazione che il passato riesca a dare un senso al presente e anche al futuro.
Da leggere, senz’altro.

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