La vita con i miei occhi
Letteratura italiana
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Recensione la vita con i miei occhi
Occhi di donna, coraggiosi e privi di retorica, quelli con cui Silvana Stremiz guarda alla vita e alla poesia. Nata in Canada da emigranti friulani, rientrata in patria, dove si è formata una famiglia, esprime in maniera efficace una matura sensibilità femminile. La sua è una poesia priva di certezze, ma ricca del pragmatismo delle donne, che comunque devono andare avanti per sé e i propri cari. “Di sbagli se ne fanno tanti e non sempre serve trovarne il motivo” scrive, solo la speranza, “ci fa credere in un domani migliore, dando un senso a tutto quello che c’è stato”. Si potrebbe stabilire un paragone tra la poesia della Stremiz e alcune fotografie del neorealismo friulano, ritratti di donne avvolti negli scuri scialli della tradizione, che guardano determinate al futuro, senza false consolazioni. Le tematiche affrontate da Stremiz fanno parte delle esperienze quotidiane del mondo femminile: la speranza, gli amori, la morte, le persone care, il tempo, l’esistenza di un Dio che talora, come a Giobbe, sembra insensibile al dolore dell’uomo. Il libro è diviso in due parti: la prima raccoglie una trentina di poesie e la seconda, “I miei pensieri sparsi”, aforismi che spronano e consolano. Danno voce alle parole e alle considerazioni, che tutte le madri prima o poi hanno rivolto ai loro figli come: “Non rinunciare mai, non arrenderti, / perché un solo successo può cancellare molti fallimenti”. È una poesia al femminile fatta di contrapposizioni: luce e ombra, vita e morte, felicità e tristezza. Su tutto domina un’enorme voglia di vivere in modo totale e intenso poiché “Non esistono gli avvenimenti che accadono, / ma siamo noi a crearli” con l’impegno e i sogni. “Non subire la vita…vivi” è l’esortazione della poetessa. Coraggio è sapere affrontare la realtà, l’“assaporare” “le piccole cose che danno senso alla vita”, nella consapevolezza dell’ineluttabilità della morte, che non arriva mai al momento giusto “forse perché non c’è mai un momento giusto per morire”. GABRIELLA BUCCO Recensione su " La Vita cattolica "