La valigia del meridionale e altri viaggi
Letteratura italiana
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L’aedo del Sud
Non me ne voglia l’autore, che infatti stimo molto, ma nel leggere le poesie che compongono questa raccolta mi è venuto in mente un altro uomo del Sud, un grande poeta che troppo presto ci ha lasciato: Rocco Scotellaro. Infatti, nei versi ritrovo quel misto di nostalgia e rimpianto, non dissociato peraltro anche da un sentimento di ribellione all’ingiustizia che erano propri del poeta di Matera. Più che somiglianze, direi che c’è lo stesso spirito che, accomunando un lucano con un campano, riesce a dare voce a un meridione avaro di ricchezze materiali, ma ricco di di sentimenti e di aspirazioni, le stesse che nella sua veste di emigrante si porta dietro nella valigia colui che, pur amando la sua terra, è costretto ad andare altrove, per sfuggire alla miseria (noi giovani emigrati del Sud / pietre staccate da montagne / restiamo a Nord vestiti /di lutto per la terra nemica /…). Costretti quasi all’esilio i meridionali vivono nel ricordo di ciò che hanno lasciato, a quelle cose buone di una volta di cui noi, al Nord, non abbiamo più memoria (Ti elogio pane di Montefusco / impasto di grano solare / e acqua leggera di fonte / lievitato di notte pronto / all’alba per salire nel forno /…) (La mia terra ha capelli / spettinati di donna acerba / faggete colme di aquiloni / siepi al sole /….). Ma se la nostalgia può placare il rimpianto, l’assenza di una speranza di ritorno in un sud diverso, volto a riabbracciare i figli dispersi, si traduce in una sorda rabbia per quello che potrebbe essere e forse non sarà mai (Il Sud ha sapori / di ruggine e tradimenti / del poco lavoro della sofferenza /…) e rende ancora più stridente il confronto con un ricco artificioso Nord, dipinto con quei giochi di luce che solo un poeta può vedere (Ci sono notti di pietra. / Milano non dorme / strade arse di petrolio /rombo sopra l’urlo / delle chiese /…). E’ tuttavia una rabbia senza rancore, è il dolore della rassegnazione che mitiga l’affanno nel ricordo, latente, ma sempre pronto a emergere quando necessario (Canto meridionale dove sei? / bussi alle porte antiche / delle case, scendi le scale ripide / che vanno verso il mare / svegli i miti / nel verde dei lecci / sopra sassi puri / reggi le armonie dei cieli. /…).
E’ un meridione che riappare nella nebbia del tempo e la cui debolezza, fonte di un’eterna diaspora, intenerisce il cuore, riluce come una vampa nel focolare e fa sognare anche chi mai l’ha conosciuto.
Una raccolta semplicemente stupenda.