Poesia Poesia italiana La luna al traguardo del bosco
 

La luna al traguardo del bosco La luna al traguardo del bosco

La luna al traguardo del bosco

Letteratura italiana

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«La sera che ti ho vista, forse non ci credevo, era la prima volta. Giuro... ho pensato che da sempre per me tu ti fossi nascosta, non per timidezza, no! Non era ritrosia la tua né voglia di giocare, comunque ti negavi. Tornando sui miei passi la tua luce mi seguiva e mi accorsi allora che forse tu volessi significare al mio pensiero che il fatto di essere lì non al caso era dovuto ma a una ferma disposizione di un destino già scritto, a me ignoto. Nella notte che incalzava il mio rientro, reso sicuro dalla tua presenza, si fece più lento quasi che come un amante mi dolesse lasciarti anzitempo. Così rallentando il passo mi voltai per rimirarti ancora una volta, mi parve allora di scorgere un sorriso, un cenno di saluto, una speranza e tutto mi fu chiaro: eri tu... la mia musa danzante... la luna al traguardo del bosco».



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La luna al traguardo del bosco 2009-07-21 08:50:08 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    21 Luglio, 2009
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Versi sussurrati

I versi possono essere detti, anche gridati, ma la forza non sta nel tono, perché in quest’opera di Franco Seculin sono sussurrati, quasi pudicamente volessero svelare le emozioni dell’autore che desidera mostrare la sua presenza senza imporla, che ama comunicare senza pretendere, un’intima confessione, quasi bisbigliata, il cui ascolto deve essere scevro da preconcetti e da giudizi, perché il poeta racconta se stesso.

Sono episodi di vita, ricordi che riaffiorano in un’esistenza assai movimentata che l’ha portato dalla lontana Eritrea a vagare per l’Italia, vedendo luoghi, conoscendo persone, una casa ogni volta, un riadattamento continuo in una serie di esperienze che inevitabilmente si riflettono nella sua poesia che affronta i temi sempre determinanti dell’amore e della morte. Eros e Thanatos sono il contrappeso che bilancia la vita, con quella certezza di un termine che solo l’amore, pur nella sua possibile aleatorietà, può rendere accettabile.



Come un bimbo meravigliato,

ti ho visto aprire una finestra,

per appendere un azzurro nel sole.

….



Notte che vieni silenziosa,

ascolta:

l’uomo che muore ti dice

il saluto.

….



E’ un gioco di ombre e di luci, dove l’amore richiama l’azzurro del cielo e la morte rientra nel buio della notte, e quindi Eros e Thanatos sono sole e profondo nero, speranza e passione da un lato, rassegnata comprensione dall’altro.



E a convalidare questa discrasia pochi, chiari e mormorati versi:



Non c’è sole

Per chi non nasce

Libero.

Nella morte

Di ognuno,

Di noi resta il tempo

Delle cose passate.



E il tempo diventa la misura del vissuto, una serie ininterrotta di eventi che testimoniano che esistiamo, così che ciò che veramente conta è quanto si è fatto e non ciò che faremo.



L’amore per Seculin è passione, senza essere follia, è un sentimento che porta a emozioni contrastanti, a dubbi, a certezze, anche a speranze.



…

Lei.

E’ la mantide,

vorace e preziosa,

nascosta in una stella.

Lei.

E’ cometa e nemesi, a un tempo.

Per un passato e un futuro.

Incredibili.

Lei è tutto questo, e altro ancora,

ma…non lo sa!



Come in tutte le poesie che si raccontano, che pacatamente ci parlano delle realtà di una vita, si avverte un senso di serenità, di quiete dell’animo, che si propaga contagioso verso dopo verso e, giunti alla fine, non si potrà che apprezzare il silenzio del non detto e il lieve fremito di vento di quanto invece espresso. E’ un intarsio di speranze e di timori, è un gioco di luci e di ombre come in una notte di luna in un bosco.

Da leggere, soprattutto la sera, affinché i sogni ci facciano scivolare dolcemente sulla strada della vita.

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