Il tacere del pendolo
Letteratura italiana
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La cognizione del tempo
Il tacere del pendolo è certamente un titolo strano per una silloge poetica e può far immediatamente pensare a un tempo finito, cioè terminato per individuo che sia venuto meno.
Invece, non è niente di tutto questo, ma è un concetto particolare secondo cui per l’autore il tacere del pendolo è l’istante in cui un essere umano, totalmente preso dall’arte, dalla filosofia o dalla natura, riesce ad estraniarsi da ogni cosa che lo circonda e che non gli interessa, finendo per non avvertire nemmeno la realtà propria del tempo, e quindi del pendolo, lo strumento che lo misura per eccellenza.
Pertanto, poter idealmente bloccare lo scorrere del tempo finirebbe con il portare non tanto all’immortalità dell’individuo, ma del suo operato.
Concetto affascinante che porta come logica conseguenza al tema affrontato e svolto nella silloge, tutta imperniata sulla cognizione del tempo.
L’opera, costituita da 27 poesie a tema, è divisa in 5 sezioni con il preciso intento di agevolarne la lettura.
La prima di queste sezioni è dedicata al tempo breve, la seconda al tempo del conflitto, la terza al tempo dell’amore, la quarta al tempo della ragione e la quinta e ultima al tempo infinito.
Lo stile è del tutto personale ed è caratterizzato anche da una particolarità, cioè da richiami a piè di pagina per quei termini usati nei versi e che potrebbero risultare al lettore non del tutto chiari o comunque dubbi.
Devo dire, però, che il ricorso a questa interpretazione autentica è spesso superfluo, perché la lettura, oltre che gradevole, è anche sostanzialmente facile.
In questo senso non si può dire che Antonello Bianchi abbia voluto perseguire a tutti i costi una simbologia ermetica, preferendo, giustamente, lasciare la possibilità di meglio procedere a ponderate riflessioni sui concetti esposti.
E’ una scrittura sul tempo, ma che stilisticamente procede a balzi, con un fluire contemporaneo, ma con affondi ogni tanto nel passato, con un evidente compiacimento a ripensare ai versi dei grandi aedi dell’antichità, che qui trovano giusta collocazione per quelle poesie dove la solennità del tema richiede una struttura più consona, senza tuttavia che venga mai meno la relativa semplicità della lettura.
Il tacere del pendolo è l’opera di esordio di Antonello Bianchi e, francamente, sono dell’opinione che questa silloge evidenzi una maturità letteraria da poeta vissuto, con quella capacità di destreggiarsi con i versi senza mai perdere di vista l’obiettivo prefissato, anzi nulla è lasciato al caso o a divagazione, ma tutto è funzionale allo scopo.