H2O. Chimica in versi
Letteratura italiana
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Il poeta alchimista
“… volevo far l’artista,/ e invece, senz’accorgermi, divenni un alchimista…”
In chimica, a scuola, ero un’autentica schiappa, giusto per usare un eufemismo. Non ci capivo un tubo, un’acca potrei anche dire; in verità, l’unica acca che comprendevo era quella della celebre formula dell’acqua (H2O), rimastami miracolosamente impressa, chissà per quale misteriosa simpatia e insondabile motivo, insieme al simbolo del sodio Na. Per il resto, ho rimosso tutte le nozioni di cui, in fretta e furia prima della fine dell’anno scolastico, facevo disperata indigestione soltanto al fine di evitare la scocciatura di dover riparare la materia a settembre.
Peccato non essere stata a conoscenza, all’epoca, di questo spiritoso e brillante libro di chimica in versi; l’avrei volentieri affiancato al tedioso manuale su cui, manco a dirlo, inutilmente studiavo. Affermare che mi avrebbe fatto amare la disciplina in questione sarebbe senz’altro un azzardo, una mera utopia; tuttavia, avrei potuto forse apprenderne i rudimenti in modo meno tristo e gramo.
Curioso personaggio, questo Alberto Cavaliere (1897-1967, https://it.wikipedia.org/wiki/Alberto_Cavaliere). Studente di chimica all’Università di Roma nel primo dopoguerra, non era certo un appassionato della materia e, a seguito della solenne bocciatura a un esame, s’ingegnò a rendere meno pesante il destino che gli era toccato riportando in versi quanto doveva studiare (si veda la citazione sopra riportata). Ne sono nate perfette ed eleganti quartine rigorosamente in rima con cui il bravo giovine espose la tavola periodica degli elementi, la chimica organica e quella inorganica. Semplicemente geniale, a mio parere!
Una lettura consigliata tanto ai chimici eventualmente poco attratti dalla poesia, quanto ai poeti per nulla inclini a maneggiare alambicchi, provette e formule chimiche. Ma anche a ogni lettore mosso da semplice curiosità, come la sottoscritta, pur senza saper nulla sia di poesia che di chimica e senza pretendere di apprendere, soprattutto di quest’ultima, chissà cosa. Perché, come sentenzia lo stesso Cavaliere…
"Chi di chimica è digiuno,
di comprendermi non speri:
non è facile afferrare
questi organici misteri."