Poesia Poesia italiana Dopo l'inverno e altre poesie
 

Dopo l'inverno e altre poesie Dopo l'inverno e altre poesie

Dopo l'inverno e altre poesie

Letteratura italiana

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Vincenzo D’Alessio è nato a Solofra nel 1950. Laureato in Lettere all’Università di Salerno è stato l’ideatore del Premio Città di Solofra, nonché il fondatore del Gruppo Culturale “Francesco Guarini” e dell’omonima casa editrice. Acuto e attento critico letterario, ha pubblicato anche saggi di archeologia e storia (v. bibliografia Polo SBN di Napoli). Diverse le raccolte poetiche che anno ricevuto premi e riconoscimenti, la più recente è La valigia del meridionale ed altri viaggi (Fara 2012, seconda edizione 2016 ). Nel 2014 vince con Il passo verde la pubblicazione in Opere scelte (Fara 2014). La tristezza del tempo è inserita in Emozioni in marcia(Fara 2015). Con Alfabeto per sordi è tra i vincitori del concorso Rapida.mente ed è stato inserito nell’omonima antologia (Fara 2015). Queste ultime raccolte sono riproposte in appendice a Immagine convessa. (Fara 2017), opera finalista al concorso Versi con-giurati.



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Dopo l'inverno e altre poesie 2018-01-09 14:06:27 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    09 Gennaio, 2018
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Sotto la cenere il fuoco arde ancora

E’ da un po’ di tempo ormai che ho l’opportunità di leggere la produzione poetica di Vincenzo D’Alessio, produzione che pur presentando tematiche affini denota una continua ricerca di uno stile che sia definitivo e non in continua, e pur positiva, evoluzione. Direi che ciò tuttavia poco importa poiché il poeta campano, pur senza disprezzare la forma, che anzi a tratti è ricercata, è uno che va alla sostanza, in quei continui strali verso una situazione di immobilismo storico di cui la malavita organizzata ha larghe e preponderanti colpe. La tendenza, quindi, è quella di realizzare una poesia civile, sempre dolente, ma mai arrendevole, ben inserita in un contesto territoriale che senza far identificare l’autore come un poeta stanziale, in ogni caso lo fa apparire come notevolmente influenzato da fatti e da atmosfere locali. E così che ritroviamo questo filo comune anche in questa raccolta (Dopo l’inverno e altre poesie), uscita come sempre per i tipi di Fara, tanto più ove si consideri la circostanza che l’opera si è classificata al secondo posto nel concorso Faraexcelsior 2017. Non si smentisce anche questa volta Vincenzo D’Aessio che sembra quasi portare sulla schiena l’eterno malanno dell’immobilismo meridionale, con quella rabbia a stento soffocata per i continui tradimenti subiti, per quella sofferenza talmente radicata che sembra escludere ogni speranza di miglioramento. Eppure, D’Alessio ha un sogno che è concretizzabile ed è quello di un mondo in cui ognuno possa essere artefice di se stesso, senza impedimenti, senza imposizioni da parte di chi si arroga il diritto di decidere della vita d’altri. Ed è per questo motivo che in questa raccolta, forse più sofferta di altre, si passa da versi come questi (Ho visto incedere / nelle loro casacche / tronfi i servi dello Stato / hanno lo sguardo / sprezzante di chi è arrivato / non arrossiscono / hanno pane per i figli / vivono giorni sereni / nell’avvenire / hanno potere senza giustizia / odiano i vinti / tolgono loro il respiro.), in cui lo sdegno, più che la rabbia, è a stento trattenuto, a questi altri (L’estate ritorna / nel fresco mattino, / la nebbia che ovatta. / La gente, i passi, / riprende un lavoro. / Vita in campagna. / In città una noia. / In campagna la vita. / Ogni estate più bella. / Tetti, spicchi d’arancio, / aprono fiati di torri. / Lavoro per sopravvivere. / Ogni anno un’ estate. / Vivere una nuova estate.) in cui è presente una situazione di normalità da cui traspare un senso di bucolica serenità. Appare quindi evidente che la speranza, morta ormai in molti, ancora cova sotto la cenere dei sogni infranti di Vincenzo D’Alessio, che continua imperterrito e mai domo nella sua missione volta a impedire che ci si dimentichi di questa terra che potrebbe essere altra cosa con una presenza forte e decisa dello stato, quello stato così lontano da udirne a malapena la voce fatta di vuota e insana retorica.
Da leggere, ovviamente.

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