Come il canto di una preghiera
Letteratura italiana
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Un piccolo grande libro
E’ un libro piccolo questo, solo 52 pagine con 30 poesie, senza lo svolgimento di una tematica precisa, si potrebbe quasi definire una raccolta di pensieri sparsi, ma alla quantità si è voluto privilegiare, giustamente, la qualità.
Non credo che Gloria Venturini scriva solo con la finalità di pubblicare su carta avorio, ma certamente non le sarà spiaciuta questa sorpresa, frutto della partecipazione a uno dei tanti concorsi che costellano la sua vita di poetessa, con risultati quasi sempre assai lusinghieri.
Per l’autrice i versi sono la naturale conseguenza di uno sfogo che si anima dall’interno e che perennemente l’accompagna, in una visione quasi onirica dell’esterno, un mondo a sua dimensione in cui ritrovare se stessa, tenendo unito però il filo che la lega alla realtà.
Non è comunque una sognatrice, ma nell’esatta identificazione con la figura di poeta funge da specchio alla realtà che la circonda, rimandandola, mondata con il suo sentire, alle pagine su cui si imprime in versi del tutto liberi, ma non per questo privi di armonia, che anzi è ben presente con toni delicati e aggraziati, senza imposizioni, quasi sussurri pudicamente rivolti a occhi sconosciuti.
Ognuno viaggia
nel suo mondo
parallelo alla realtà,
coglie i brandelli
di quello che può,
per guardare alla luna
con coraggio,
riflette la propria
luce di stelle
per imitare
il sole che vede.
…………………..
(da Un giorno come tanti).
E anche quando il tema è tragicamente doloroso e l’enfasi, per quanto trattenuta, potrebbe prendere il sopravvento, la malinconia sfuma i toni, così che i versi risultano non come dardi piantati nel cuore, ma come punte di spillo che solleticano l’anima, inducono all’amara riflessione per poi smorzarsi in una rassegnata consapevolezza dei limiti dell’uomo.
………..
E tu, vagabondo,
straniero nella tua stessa terra,
scandisci ricordi
di pace lontana…
accarezzato dal vento,
che si solleva in questa oscura notte,
fra le rovine di Bagdad.
(da Sotto il cielo dell’Iraq).
La sua è una poesia che si offre con spontaneità, ma non priva di invenzioni letterarie, di riuscite metafore, di immagini che sanno parlare più di tanti versi e che si srotolano agli occhi del lettore in fantasmagorie che lo prendono e che lo rendono partecipe dell’emozione all’origine di questa creatività.
La vita sognò mattini di luce
e aprì gli occhi a soli infiniti.
Stelle spente approdavano
a porti silenziosi
e scie d'acqua nascondevano
mete e colori di futuro.
La notte si risvegliò,
dipinse di blu ogni tratto di cielo.
La morte s’affannava sulle rovine dell'uomo,
la luce si scontrava
con i confini imperfetti del buio.
………………
(da Mattini di luce)
Non credo di dover aggiungere altro, o meglio potrei parlare ancora a lungo di questa silloge e della sua autrice, ma non riuscirei probabilmente mai a trasmettervi l’emozione che si prova nel leggere i testi che la compongono, un’emozione rilassante che gradualmente si accompagna alla serenità.