Poesia Poesia italiana Cercando luccicanza
 

Cercando luccicanza Cercando luccicanza

Cercando luccicanza

Letteratura italiana

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Quella che vi accingete a leggere è una raccolta di alcune mie poesie, scritte fra il 1996 ed il 2002. Questo arco di tempo, della durata di sei anni, corrisponde al periodo della mia vita che va dai sedici ai ventidue anni. Ho scritto queste poesie di getto, ovunque mi trovassi, ogni volta che ne sentissi il bisogno. Tuttavia ci sono stati dei luoghi che mi hanno “ispirato” in modo particolare e sono: il liceo, l’università, il parcheggio del parco giochi del mio paese, dove andavo per stare un po’ sola e fumarmi una sigaretta in santa pace. Ciò che ho scritto non è altro che il riflesso della persona che ero e che ancora sono, con i miei pensieri, le mie emozioni, le mie visioni, i miei amori e le mie passioni. Queste poesie non hanno nessuna velleità, nè tanto meno uno scopo preciso. Io le consegno a voi. Voi fateci ciò che volete. Dana Drunk.



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Cercando luccicanza 2008-11-30 21:51:39 Fabio Barcellandi
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Fabio Barcellandi Opinione inserita da Fabio Barcellandi    30 Novembre, 2008
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Chi cerca...

"Cercando luccicanza", la poetessa, o meglio, il poeta Dana Drunk la trovò!

Perché come ben si sa, chi cerca… è inevitabile, ma ciò che veramente conta è sapere se ciò che ha trovato è ciò che cercava e, al limite del paradosso, se si è resa conto di averlo trovato, che non è affatto scontato.

Si legge nell’introduzione scritta di suo pugno:



"Ben presto ho iniziato a scrivere poesie, racconti e canzoni per puro spirito di sopravvivenza, per affermare me stessa a discapito di chi mi voleva zitta e buona. E questa cosa mi ha salvata, altrimenti la rabbia e la delusione che provavo nei confronti della società in cui vivevo mi avrebbero arsa."



Apparentemente pare proprio che Dana Drunk abbia trovato quello che cercava, la scrittura, e così si sia addirittura salvata evitando la combustione, l’esaurimento, la fine, il buio.

Ma non è così, tutt’altro e per fortuna oserei dire.

Una ricerca come quella iniziata per la propria sopravvivenza non poteva che condurla all’interno di se stessa e non al suo esterno, in fuga, la scrittura, quindi, non come fonte esterna di salvezza, ma come veicolo per entrare in contatto con se stessi, per scendere nelle più intime profondità del sé alla ricerca della propria luce sepolta e farla infine splendere, luccicare, incendiare di tutta la propria passione, di tutta la propria energia, del proprio fuoco, un fuoco inestinguibile e salvifico.



"Un tempo

la vostra ignoranza mi feriva

e dentro i miei occhi

la luce girava in fuoco

e dopo poco

le mani nervose muovevo

e mordevo coi denti le labbra.

Un tempo

io ero la vittima della vostra barbarie."



Araba fenice, dalle proprie ceneri, proprio bruciando si è salvata e novella Prometea potrà salvare anche noi o quanto meno chi avrà il coraggio di leggerla la sua poesia, toccando con mano l’intensità del suo fuoco umano e artistico.



"E luce fu



Scintilla cielo-mare

bagni di luce sulle case

acqua evaporata sugli asfalti

montagne lontane

stagliate agli orizzonti

limpidi e chiari: finalmente vedo."



Fuoco che nella trasformazione, nel cambiamento, è anche mimesi, metamorfosi:



"Onde di fumo fluttuanti

scorrono tra i miei capelli

bruciano nei miei occhi.

Il grigiore ondeggiante

mi avvolge in un gioco

di forme e sapori.

Non sono con voi

non sono tra voi.

Cercherete invano

se cercate."



Ma una vera salvezza per essere tale deve essere bidirezionale, nel darcela, lei, dobbiamo restituirgliela, noi. Non lasciamo quindi che quell’intenso e benefico fuoco rimanga chiuso in un libro, apriamolo, leggiamolo, liberiamolo, "È freddo / ed il mio respiro / sembra fumo." pronto a incendiarsi, non permettiamo che prevalga il freddo, la glaciazione dell’anima, "È freddo / ed il mio respiro / resta fumo." gettiamo sale sul ghiaccio,



"Sale sul viso



È la perdita dei sensi

che mi affligge

sento la morte che entra

dentro e piango

piango

finché non sento il sale

bruciare sul mio viso

all’improvviso

rinascerò."



"Tu mi scivoli via

come una lacrima.

Spunti lentamente

dagli occhi

accendi un fuoco

e poi scivoli

scivoli via come una lacrima."



"Taglierò le corde del legame

lascerò l’alcool bagnare il mio dolore"



"La fiamma che mi brucia"



"Il petto scoppia



Muoio.

Sento il sangue caldo

scendere lentamente

lungo il petto.

Sulla pelle

Si secca.



Scoppio.

Sento il cuore gonfio

lacerarmi lentamente

dentro il petto.

La mia carne

si sfalda.



Chiedo venia

chiedo pietà!

è questo il caos?

È questa la vita?

Mi penetra

si espande

tutto si riaccende

tutto si ravviva.

È questa?...Ne voglio ancora."



È questa, sì, la vita, e noi? Ne vogliamo ancora? Altra? Perché nelle parole di Dana Drunk, Cercando Luccicanza c’è molto di più di questo, da leggere, con cui riscaldarsi, con cui rigenerarsi, con cui riconciliarsi, con se stessi, che non è poco.

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