Poesia Poesia italiana Affondi ed emersioni
 

Affondi ed emersioni Affondi ed emersioni

Affondi ed emersioni

Letteratura italiana

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Prefazione di Giuliano Ladolfi. Afferrare le poesie di Gianna Cavarretta equivale a stringere nel pugno un dolcissimo profumo: lo percepisci, ne gioisci, lo lasci riempire i polmoni e il sangue, ma avverti che sfugge, che si ribella a ogni possibile inquadratura sensoriale e interpretativa; lo puoi solo “vivere”. Ecco perché la lettura di questa raccolta, non a caso intitolata Affondi ed emersioni, va affrontata senza schemi precostituiti, senza necessità di individuare tematiche o corrispondenze, che pure esistono, basti pensare alla suddivisione in sezioni, ma ogni indicazione, ogni esergo potrebbero impedire al lettore di lasciarsi ammaliare dal fascino di un’anima che accoglie in sé l’enigma dell’attimo.



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Affondi ed emersioni 2015-04-01 16:08:46 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    01 Aprile, 2015
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Sensazioni ed emozioni

Mi sono sempre chiesto quali sono i motivi per i quali uno scrive poesie. Non certo il successo di vendite, perché, tranne rari casi, di denaro ne arriva proprio poco; forse il poeta intende comunicare con una platea a priori invisibile, nella quale si spera che ci sia qualcuno in sintonia con l’autore; credo, tuttavia, e lo dico per esperienza personale, che il poeta voglia aprire il proprio animo, più che per farlo vedere ad altri, per sapere qualcosa di più di se stesso. E forse Gianna Cavaretta, che ha scritto questa bella raccolta intitolata Affondi ed emersioni, ora è in grado di conoscersi meglio, anche se, poesia dopo poesia, scoprirà inevitabilmente che c’è ancora tanto da esplorare.
Di solito, il comune lettore, e quindi non l’appassionato di poesia, si accosta incerto alla lettura, timoroso di non riuscire a comprenderne il senso, ma questo non è proprio il caso di Affondi ed emersioni, il cui ermetismo appare velato e in ogni caso senza che comporti particolari difficoltà nell’interpretazione. Sono versi che, benché sciolti, presentano una loro autonoma armonia che ne rende particolarmente gradevole la lettura (Nella casa dei gelsi rosa / in fondo tazze i grani mielati / cedevano ai cucchiai, / l’erba cresceva / nelle pieghe dei grembiuli quadrettati. /). È una visione idilliaca, in una successione di cromatismi che compongono un’immagine rasserenante. Ma non c’è spazio solo per ritratti gioiosi, perché la vita riserva anche dolori (Parla di te l’immagine di gesso / fissata ad amuleto / sulla parete grezza della casa / e i lacerati addobbi / di finti tulipani, / labbra in un vuoto senza scopo / come la mia bocca allora / si nutriva attaccata al seno / sul bianco della tua camicia.). Il ricordo è il frutto di un lutto omologato, assimilato, tanto che i versi sono percorsi solo da un sottile filo di mestizia, nella consapevolezza che anche questo evento è nel corso delle cose, perché così è la vita. Pur se non impostata su un’unica tematica questa raccolta è suddivisa in sezioni; si tratta, più che di argomenti, di stati d’animo, in cui si riesce a catturare quell’attimo creativo che sovente cerca di sfuggire e vi riesce, se non si è accorti a coglierlo subito e a imprimerlo nella mente.
L’impressione che ho ricavato è che, nonostante la poetessa introduca alcune parti con versi di Rainer Maria Rilke, che di certo non fu il poeta della gioia, in realtà in lei alberghi un animo sì sensibile, ma non portato a una tristezza esistenziale; come ho scritto prima c’è più una consapevole mestizia, e solo in alcune poesie, poiché tende più che altro a illuminare di viva luce le sensazioni e le emozioni che così naturalmente avverte (I richiami del cuore ravvivano / suoni di futi / nostalgie d’insolite gioie / nel grigio dei giorni / come tra cumuli di neve, / lo spuntare di crochi / e morbidi soffioni. / Colori e suoni riordinati / sull’arcuato piano dell’amore,).
Per concludere si tratta di una raccolta di eccellente fattura, ben comprensibile e quindi ne consiglio la lettura.

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