Yoshino Yoshino

Yoshino

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Una trama esile ma con diversi piani di lettura, un andare svagato che sembra rimandare all'infinito il tema principale, un'intensa nostalgia del passato, il ricordo ricorrente di suoni e di colori, una polifonia narrativa che trova spazio in un ambiente naturale tra i più affascinanti nonché culla della storia giapponese: tutto questo è Yoshino, romanzo breve che Tanizaki completò nel 1931. Non è un diario di viaggio, anche se di viaggio si parla, è piuttosto un percorso della memoria. Per uno dei due protagonisti, uno scrittore, lo scopo in partenza era ddi ritrovare tracce di un periodo turbolento nella storia della corte imperiale per un romanzo storico, per l'amico quello di far sua una giovane donna che nei lineamenti gli richiama la madre perduta. Sono i ricordi che si affollano, i fantasmi del passato, la presenza allo stesso tempo inquietante e fiabesca della volpe, i richiami alla classicità, le citazioni preziose a fare da cornice alla vicenda, ma soprattutto la grande sensualità dello scrittore-protagonista. E' un inno alla gioia data dalle piccole cose: la luce dorata diffusa attraverso la carta, il gusto di cibi semplici ma succulenti, i suoni familiari di antichi mestireri. Con questo testo, ricco di suggestioni, dove erudizione e fantasia si fondono mirabilmente Tanizaki raggiunge l'apice della sua produzione poetica.



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Yoshino 2014-03-05 08:39:02 C.U.B.
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    05 Marzo, 2014
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Yoshino kuzu


Dislocata al centro della Prefettura di Nara, Yoshino e' una localita' montana tra le piu' famose del Giappone per la fioritura dei ciliegi, essa conta infatti piu' di trentamila alberi dove ossigenarsi  in primavera in un'apnea rosata.
Il narratore e protagonista, deciso a scrivere un romanzo storico in seguito al rinvenimento di alcune antiche scritture, si avventura in un viaggio verso Yoshino,nelle terre calpestate dai protagonisti delle vicende.
Blanda la trama del racconto, si tratta soprattutto di uno spunto iniziale per concentrarsi poi su un panorama dei sensi, di luoghi e leggende che si arpionano ad un Giappone classico, quasi antico.
Ecco allora una volpe che si trasforma in donna ed il suo fascino e' irrestitibile al vigore del piu' nobile uomo. Poi lo straziante addio di una donna che torna volpe, costretta ad abbandonare il figlioletto umano.
Tanizaki canta Yoshino in autunno, quando i ciliegi non hanno fiori sui rami. Eppure percepiamo, odoriamo la bellezza di quel magma fiorito, seppur inesistente.
Siamo in terra d'autunno e dei suoi colori ocra e rosso, che tingono una pozzanghera d'oro, che imporporano il volto della gente.

Il libro e' molto breve e contrastante il mio parere sul lavoro di Tanizaki. 
In apertura la sua tecnica archeologica, in cui da studioso erudito si dilunga sulle fonti che lo avrebbero ispirato mi e' tediosa, non mi piace. Poi pero' la penna si scioglie, l'autore si abbandona alla lirica dei sensi, si presta ad immagini di un passato affascinante e la vicenda piu' mi si addice.

Il mio bilancio e' discreto ma ammetto di essere particolarmente clemente con alcuni scrittori giapponesi, perche' hanno la capacita' di emozionarmi anche solo in due righe, un'emozione esclusiva di un certo tipo di letteratura : tanto mi basta per decretare il successo di un libro.
Per chi si avvicina a Tanizaki per la prima volta direi di sorvolare su questo tiolo per fermarsi ad altro.
Comunque sia, buona lettura.

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