Yoshe Kalb Yoshe Kalb

Yoshe Kalb

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Chi è l'uomo, assente e impenetrabile, che alla domanda «Chi sei?» dei settanta rabbini appositamente convenuti a Nyesheve dalle grandi città della Polonia russa e della Galizia risponde solo, con voce remota: «Non lo so»? È un asceta, un santo, degno di succedere al­l'or­mai anziano rabbino di Nyesheve e di guidare i hassidim, o un peccatore, uno spergiuro? Mai la comunità ebraica è stata tanto lacerata e divisa – al punto da istituire un tribunale che risolva il caso –, mai ha conosciuto una così sanguinosa faida, quasi che le sue sorti fossero appese all'e­sile filo di una vacillante identità e di un incomprensibile vagabondare. E mai come in quest'uomo l’impossibilità di decidere del proprio destino, l'esilio – da se stessi, anzitutto –, l'angosciosa ricerca di una patria inesistente hanno trovato una più arcana, struggente, memorabile in­­carnazione.



Recensione della Redazione QLibri

 
Yoshe Kalb 2014-04-22 17:12:40 annamariabalzano43
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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    22 Aprile, 2014
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Yoshe Kalb di I.J.Singer

Yoshe Kalb di I.J.Singer, pubblicato a puntate in yiddish sul “Jewish Daily Forward” di New York di cui l’autore era corrispondente da Varsavia, ebbe subito un grande successo. Divenne in seguito un’opera teatrale e un romanzo in lingua inglese dal titolo The sinner. Le vicende narrate furono ispirate da fatti realmente accaduti, rielaborati in chiave romanzesca e i personaggi sono esponenti della comunità ebraica dei chassidi, residenti nella Galizia, quella regione che nel periodo storico appena precedente alla prima guerra mondiale era parte dell’impero austroungarico.
La prima parte del romanzo si concentra sul personaggio del Rabbi Melech, sul suo desiderio di contrarre nuove nozze con una giovane adolescente, pur essendo rimasto vedovo già tre volte. Non potendo tuttavia sposarsi prima che la figlia più giovane non abbia ella stessa preso marito, il Rabbi organizza le nozze della figlia Serele con il giovanissimo Nahum, e quindi, incurante dell’opinione che vuole di pessimo auspicio un nuovo sposalizio dopo tre spose defunte, si unisce in matrimonio con Malka.
In queste pagine colpisce la sudditanza della figura femminile, priva di qualsiasi libertà di scelta e di autonomia di giudizio. Serele, che pure nutre un sentimento d’amore per il giovane marito, Nahum, delicato intellettuale dedito allo studio della Qabbalah e della Legge, si vede respinta e tace con remissività subendo umiliazioni continue. Malka, oggetto del desiderio del lascivo Rabbi, si innamora perdutamente di Nahum, da lui ricambiata, e cerca di sfuggire alla sua sorte. Il peccaminoso rapporto consumato dai due amanti sarà la causa delle successive disgrazie. Morta Malka, nel vano tentativo di dare alla luce un figlio, Nahum si allontana di notte e iniziano così le sue peregrinazioni.
Il vagabondare di Nahum, la sua perdita di identità, il suo perseverante studio dei salmi, fanno di lui un uomo apparentemente diverso. Giunge e si radica in una comunità che lo considera un “minus habens” e lo chiama Yoshe il tonto. Questa stessa comunità lo costringerà a sposare la figlia ritardata dello scaccino. Questo sarà l’evento che lo indurrà a fare ritorno al paese da cui era partito e a sottomettersi dunque a un duro processo.
Al di là della trama, a tratti avventurosa, il pregio del romanzo sta, a mio avviso, nell’atteggiamento critico dell’autore nei confronti di ogni integralismo. Non si può fare a meno di notare infatti la sottile ironia con cui l’autore descrive sia le rigorose abitudini della comunità chassidim nel vestire, nel curare i cernecchi, nell’obbligare le spose a rasarsi il capo, sia l’esasperato rispetto della Legge, interpretata peraltro spesso in modo arbitrario.
Questo sembra essere il messaggio più forte: ogni religione, sia essa cristiana, islamica o ebraica, se interpretata secondo un rigore esasperato, se sfocia in un integralismo che cancella ogni elasticità di pensiero, può degenerare nella violenza più assurda. E Singer descrive con tratti estremamente realistici il tentativo di linciaggio della giovane Zivyah.
La figura di Nahum/Yosha è esemplare nel suo rifiuto di dichiarare la sua identità. Egli è Nahum e Yosha, ma nello stesso tempo non lo è. Alla domanda :”Chi sei?” egli risponde: “Non lo so.”
La sua meditata e voluta perdita di identità sarà il motivo fondamentale che lo spingerà ancora una volta, ebreo errante, ad allontanarsi in cerca d’una patria che lo accolga, una patria a dimensione d’uomo dove la Legge sia una guida e non una minaccia.

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Yoshe Kalb 2014-05-06 08:51:19 Mephixto
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    06 Mag, 2014
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Riscoperta

Un romanzo irriverente, sagace e profondo allo stesso tempo. Mi sono veramente appassionato a leggere questa storia, narrata in modo eccezionale , che prende spunto da fatti realmente avvenuti in una comunità di ebrei galiziani, durante la seconda metà del XVIIII secolo.
Il romanzo si divide in tre parti: la prima di queste è sicuramente più allegorica e, a modo suo, affascinante. Ci introduce in questa comunità ebraica rude e decadente , governata spiritualmente e moralmente dal Rabbino Melech : avido, godereccio e opportunista,straordinario personaggio . Serele giovanissima filglia del Rabbino Melech e promessa sposa del ancor più giovane Nahum: questi figlio di una “arstrocratica” pia e devota famiglia di ebrei russi. Va da se che la diversità di usi e costumi, sarà il cardine portante che permetterà a tutta la vicenda di dettare i tempi come un meccanismo ben oliato.
La seconda parte si presenta meno allegorica e molto più cinica, l’ipotetico primo attore ( uso il termine ipotetico perche va letto il libro per carpire chi è il reale protagonista Per quanto personalmente non ne abbia percepito uno unico ) cambia forma condizione e scenario. Introducendo le basi per il gran finale, e sarà una rapida ascesa ! dove verità e menzogna si mesceranno. Un grande processo e la saggezza di settanta rabbini dovranno ristabilire la verità agli occhi di tutte le comunità ebraiche dell’ Europa centro orientale.
Singer è stato abilissimo e coraggioso a tratteggiare ogni personaggio in modo unico, originale e inconsueto . Nonostante il testo non brilli per i dialoghi, le descrizioni e i pensieri di tutti gli attori sono più che sufficienti a tenere altissima l’attenzione. Cosa non meno importante è che per quanto, come già detto, è un testo divertente non è scevro da considerazioni profonde, che portano immancabilmente il lettore a fare alcune considerazioni in merito alla cultura israelita e alle sue crepe interne.
Le prime pagine , per chi non ha molte conoscenze sulla dottrina ebraica, possono scoraggiare: termini e tradizioni vengono spesso date per scontate dallo scrittore ( che infatti pubblicò l’opera in Yiddish ) e quindi bisogna ricorrere spesso al grande mare digitale, per acquisire più informazioni ed entrare così in sintonia con la vicenda che scivola tra le pagine.
In conclusione :
Un testo che mi ha aperto le porte di un mondo, e mi ha affascinato per la sua peculiarità e diversità un Romanzo che nonostante abbia più di settant’ anni risulta essere fresco attuale e istruttivo.

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