Weyward
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Le Weywart, le donne, le streghe.
Acquistai questo libro attirata dalla copertina e dalla trama che in maniera spicciola si legge aprendo il manuale. Tra l'altro, mi è capitato che mancassero 20 pagine all'interno e, sono stata costretta ad attendere la nuova copia per continuare la lettura.
La storia si svolge in situazioni di arco temporale diversi tra loro. Le protagoniste sono Althea, Violet e Kate. Althea inizia la sua storia dalle prigioni nauseabonde in un tempo medievale, accusata di stregoneria e in attesa di giudizio, Violet si trova ai primi anni del XX secolo o la fine del XVIII, in una famiglia abbiente, orfana di madre e con un fratello che la adora e protegge, intorno alla figura materna aleggia il più fitto mistero e un padre scontroso e conservatore, la renderà prigioniera di un costume sociale per l'epoca naturale per una donna di buona famiglia. Infine c'è Kate che vive nella Londra contemporanea e scappa dalla sua relazione amorosa ossessiva e possessiva che la rende ancor più chiusa e remissiva visto il suo carattere quieto.
La trama è molto avvincente, il racconto scorre benissimo e, il lettore è davvero ben guidato nelle pieghe del tempo in queste storie che riporteranno ad una sola narrazione con un finale unico e molto educativo.
Ci si chiede spesso come sia possibile che la figura femminile subisca ancora oggi certe particolari tirannie dalla società maschilista che si prefigura in ogni azione quotidiana, diciamo che qui c'è più di uno spunto da cogliere per cominciare a ragionarci sopra.
L'idea è buona e la scrittrice è stata straordinariamente brava a gestire queste storie in maniera limpida e chiara.
E' stata una bella scoperta con un mix di magia che dà al romanzo quel brio fantasy che non guasta affatto. Non viene banalizzata la trama per due formule magiche di troppo, ma anzi, la fortificano a mio parere. Aggiungendo anche quell'amore per la natura e per l'entomologia che mi hanno fatto spesso dire:" Vorrei aver avuto anche io una prozia così!!" soprattutto quando l'eredità si prefigura con un cottage inglese, malandato e da ristrutturare immerso nella brughiera. Ritorno alle origini spogliandosi del superfluo.
Lo consiglio davvero, una lettura riflessiva che dovrebbe trovarsi tra le mani di ogni ragazza e madre. Piacevole senz'altro.
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UNA VERA SORPRESA
Questo romanzo l'ho visto ovunque e ne ho sempre sentito parlare bene da pseudo influencer di libri di cui non mi fido, che sponsorizzerebbero anche le pop corn pur di ricevere qualcosa gratis.
Me lo ha consigliato un'amica e mi ha detto:" proviamo a leggerlo e vediamo se ne vale la pena" e deve dire che è stata una sorpresa e come libro d'esordio è stata una vera scoperta.
Non vi racconterò la trama, la potete trovare dove volete ma preciso subito che il femminismo qui non centra nulla, in questo periodo se ne parla anche troppo, in questo testo si punta l'attenzione sul pregiudizio che da secoli si ha nei confronti delle donne; perché per un motivo o per un altro se una donna non seguiva quello che la società le diceva di fare o non si comportava come ci si aspettava, o era pazza o era una strega.
La storia è interessante, scorrevole, appassiona il lettore per tutta la durata della narrazione, le tre protagoniste sono descritte in maniera credibile e convincente e ogni capitolo è alternato con le storie di queste tre donne. Non ne ho preferita una all'altra, mi sono affezionata a tutte e tre, alle loro sofferenze, paure, emozioni e leggendo questa storia ho capito molte cose.
Il pregiudizio è difficile da cambiare nella mente delle persone, nella società in cui viviamo, alcune volte gli altri sanno di più sulla nostra storia e sul nostro passato di quello che sappiamo noi stessi, bè forse credono di saperlo.
L'autrice Emilia Hart sa scrivere, sa narrare una storia, sa coinvolgere il lettore, sa attirare l'attenzione sui temi di cui vuole parlare, ha un vero e proprio talento.
Ho sempre pensato che i romanzi più venduti siano frutti di due fattori, il primo il marketing, la fortuna o il destino come lo vogliamo chiamare e il secondo il vero e puro dono della scrittura, se vediamo le classifiche quando di questi autori hanno davvero il talento? Per me pochi ma questa autrice ce l'ha, l'x factor della scrittura, quel quid in più per farsi notare in questa marea di falsi scrittori.
Sappiamo tutti come funziona l'editoria oggi, si promuove non ciò che vale ma quello che vogliamo che valga e così siamo attratti da quel libro pubblicizzato che alla fine ci deluderà. Sì così la casa editrice ha vinto, ti ha fatto acquistare un libro mediocre spacciandolo per un capolavoro e ha raggiunto il suo obiettivo quello di vendere e di arrivare al budget fissato e questo succede spesso, forse anche troppo.
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DONNE, NATURA E LIBERTÀ
ATTENZIONE: CONTIENE SPOILER
Weyward racconta la storia di tre donne (o, forse, di tutte le donne) a cavallo tra tre secoli: Altha, incantevole guaritrice del 1600; Violet, irriverente adolescente del 1940; Kate, insicura donna londinese degli anni Duemila.
Ciascuna di loro vive un’esistenza ai margini, pagando lo scotto della propria diversità. “Weyward”, come spiega anche l’incipit filologico-letterario tratto da una breve citazione di Macbeth (poi sostituita nell’edizione finale), significa proprio “bizzarro, stravagante, strano”, esplicitando il modo in cui tutte le donne appartenenti alla casata W. siano percepite dalla società in cui vivono.
Una società che, a prescindere dall’epoca storica, è fatta dagli uomini per gli uomini. Uomini che tentano di sopprimere e reprimere donne forti e indipendenti per natura, imponendo loro decisioni e destini al fine di ridurle ancora una volta sotto il loro potere.
Inoltre (un po’ come ad esplicitare il legame ancestrale e atavico tra forza generatrice delle donne e quella della natura), le Weyward manifestano una particolare inclinazione alla magia: non un semplice legame viscerale con la terra e i suoi abitanti del mondo animale, quanto una vera e propria capacità di governare la natura entrando in sintonia con essa. Tale diversità, così manifesta, costituisce la disgrazia e allo stesso tempo la fortuna di una intera stirpe, personificando, dal punto di vista narrativo, l’animo indomito e fiero del genere femminile.
E così Altha, che ha ereditato le sapienti doti di guaritrice da sua madre, crea ungenti e pozioni per curare gli abitanti del suo villaggio, in aperta opposizione con i metodi del medico della valle. Per questo subirà un processo per stregoneria (di cui ci racconta i dettagli in prima persona), durante il quale viene torturata, umiliata e seviziata in vari modi da uomini morbosamente attratti dalle sue capacità.
Violet Ayres, che vive con suo padre e suo fratello Grham in una tenuta signorile nella campagna fuori Londra, sarà sedotta, illusa e infine stuprata da un suo cugino in congedo dalla guerra. Rimasta incinta, dovrà scontrarsi con le ire del padre, pagando con l’estromissione dall’eredità il prezzo del suo rifiuto.
Infine, Kate Ayres vive in una prigione dorata nel centro di Londra dove, tra lusso e ricchezza, è vittima del suo compagno e aguzzino Simon. La sua è una storia di violenza domestica del ventunesimo secolo: lui la picchia, la stupra, la priva di qualsiasi forma di libertà, impedendole persino di andare a fare la spesa senza il suo consenso. Quando Kate rimane incinta, decide di scappare nel cottage ereditato da sua zia Violet (di cui ricorda a stento le sembianze), dove riscoprirà le sue origini e troverà la forza di iniziare una nuova vita.
Tre storie collegate da un fil rouge, quello del patriarcato nudo e crudo, in cui le donne appaiono per la prima volta protagoniste assolute della loro storia. Non c’è spazio per uomini giusti, nel romanzo della Hart: Grahm (nonno di Kate e fratello di Violet) avrà un piccolo riscatto nel finale, ma nell’universo Weyward non esiste una presenza maschile in grado di suscitare le simpatie del lettore. Perfino l’amore romantico è escluso in questa visione dei rapporti uomo-donna: Altha, anche se non dichiaratamente, vivrà tutta la propria vita all’ombra del suo amore per la vecchia amica Grace; Violet e Kate, nonostante ci raccontino le sensazioni di una iniziale infatuazione per i loro uomini, subiscono velocemente la rottura dell’incantesimo in favore di violenze e abusi, decidendo di proseguire ciascuna la propria vita in solitudine, lontane dal rapporto con l’altro sesso.
Questa visione così polarizzata dell’esistenza femminile, insieme alla forzatura dell’esperienza magica, fanno storcere leggermente il naso di fronte ad un romanzo che risulta complessivamente ben scritto e ben costruito. L’espediente narrativo del finto manoscritto di Altha, chiuso in un cassetto di una antica scrivania opportunamente aperto al momento del bisogno, aiuta a mantenere insieme tutte le donne Weyward, guidate nel loro agire dalla comune antenata; le vicende che porteranno Violet a scoprire gli abusi del padre sulla madre, e quelle che condurranno Kate a scoprire la maledizione di cui è vittima il vecchio Friedrick, sono tutti dei piccoli misteri che tengono il lettore incollato al romanzo durante l’intero svolgimento del racconto. Anche il finale, in cui le storie di Violet e Kate si sovrappongono nel momento cruciale della morte del padre di quest’ultima, aiuta a simpatizzare con il senso di “sorellanza” che l’autrice vuole comunicare (tra le donne W. in primis, e successivamente tra tutte le donne del mondo).
Eppure, resta qualcosa di poco incisivo; qualcosa di quasi surreale e allo stesso tempo molto prevedibile, che non consente una reale identificazione con nessuna delle protagoniste del racconto (nonostante si percepisca chiaramente che l’intento dell’autrice sia quello di accomunare in un unico cerchio di abusi e violenze tutte le donne di tutti i secoli).
In conclusione: un buon libro di esordio, che fallisce nella sua pretesa di essere un racconto “universale” dal momento che racconta una visione estremamente personale e parziale del rapporto uomo-donna e di quello tra donne e società.
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- sì
- no
Tre volti, tre storie, tre epoche
Romanzo d’esordio di Emilia Hart, australiana, è “Weyward” opera tradotta da Enrica Budetta e che intreccia tre storie e tre epoche e tre volti di donna.
Una lotta costante e continua contro il patriarcato per mezzo delle Weyward che sono caratterizzate da un forte e profondo legame con la natura.
«Avevo la natura nel cuore mi disse. Come lei e come sua madre prima di lei. C’era qualcosa in noi – le donne Weyward – che ci teneva legate al mondo naturale. Lo sentiamo, continuò, proprio come sentiamo la rabbia, il dolore la gioia. Gli animali, gli uccelli, le piante ci lasciano entrare riconoscendoci come simili. Ecco perché le radici e le foglie si piegano così facilmente sotto le nostre dita, per creare tonici che portano conforto e guarigione. Ecco perché gli animali accolgono il nostro abbraccio. Perché i corvi – quelli che recano il segno – vegliano su di noi ed eseguono i nostri ordini, perché il contatto con loro potenzia le nostre abilità.»
Altha è la più lontana nel tempo. Lei narra le sue vicende in prima persona intorno al 1600. La storia è messa per iscritto da colei che ha imparato a leggere e scrivere e che a sua volta era una Weyward e come ogni donna di questa famiglia era destinata a diventare madre di una bambina. Ha donato ad Altha le sue capacità e le sue conoscenze. Questo per le donne del tempo era molto pericoloso e poteva condurle anche a essere perseguitate e a finire in tribunale.
Anni Quaranta. Violet Ayres vive con il nobile padre e il fratello nella tenuta di Orton Hall. Chi era sua madre? Perché è morta? Elizabeth Weyward Ayres è scomparsa quando Violet era troppo piccola ecco perché la piccola cresce con in particolare la tata MetCalfe. È sempre vigilata dal padre, ogni suo gesto è monitorato e controllato. Non è apprezzata la sua passione per la natura. Come riscoprire il destino della madre, le sue origini e ancora il contatto con la natura?
Infine vi è Kate, l’ultima Weyward, la donna del nostro tempo che è vittima del fidanzato violento, che è incinta e che fugge da lui rifugiandosi nel cottage ricevuto in eredità dalla prozia Violet. È ferita, non vorrebbe nemmeno portare a termine la gravidanza, ma è un’altra donna coraggiosa ed essendo una vera Weyward darà luce a una piccola figlia.
Tre volti, tre storie, tre vite che si uniscono tra loro sino a ricostruire una vicenda collegata nel tempo e nello spazio. Tante le tematiche trattate anche se certamente la prevalente è quella del patriarcato, del maschilismo e dell’agire femminile nei secoli. Tra narrativa e realismo viene ricostruito il volto di una società e al tempo stesso il coraggio di queste donne troppo spesso vittime.
Forse non la storia più originale di sempre ma certamente un romanzo che ha qualcosa da dire e un messaggio importante da destinare.