Vita e miracoli di Tieta d'Agreste
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Il più amaro dei romanzi "del disimpegno" di Amado
Agreste è una cittadina sul mare, non particolarmente evoluta, ma dotata di ricchezze naturali che rischiano di essere distrutte dal progresso. In questo villaggio dove manca ancora l’elettricità, è nata e cresciuta Tieta, bella e indomita.
Cacciata da casa appena adolescente per aver dato scandalo, picchiata da un padre padrone, Tieta era riuscita a far fortuna in città, e adesso, dopo tanti anni, torna ad Agreste, accompagnata dalla figlia adottiva Leonora.
Il ritorno temporaneo di Tieta sconvolge tutti: la sua famiglia, specie le sorelle e i nipoti, la vita del villaggio, la sua politica.
Acclamata come santa dagli abitanti della cittadina, grazie alla sua generosità e al suo impegno ecologista, Tieta porta scompiglio nei cuori degli altri e nel suo, sa essere sorridente ma anche autoritaria, e ha una sua visione della vita molto dura e inflessibile.
Purtroppo la gente, si sa, può passare dall’amore al disprezzo in un niente…e la santa in un niente diventa puttana.
Rispetto ad altri romanzi di Amado, questo è uno dei più amari e controversi.
Se avete una visione monolitica della vita, non leggetelo.
È un romanzo che, nel più puro stile Amado, riesce a strapparti un sorriso e a divertirti.
Ma è anche una storia cruda, che non concede spazio a sentimentalismi.
Amado conosceva la realtà del suo paese, sapeva in che mondo vivevano le donne, e per questo nutriva un particolare amore verso i suoi personaggi femminili, perdonando loro ogni cosa, descrivendoli come solo la sua penna sapeva fare.
A noi non resta che immergerci in quel mondo e accettare tutto, anche quelle cose che ci sembrano moralmente discutibili.
Non ho amato molto le conclusioni un po’ ciniche di questa storia, e ho rimpianto quella luce di fatata speranza che avevo riscontrato in Gabriella e Dona Flor, ma è comunque un bel romanzo, e Amado rimane, a mio parere, uno dei pochi scrittori capaci di coniugare impegno e piacevolezza, drammaticità e ironia.