Vita dopo vita
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Le infinite possibilità del destino
“E se avessi la possibilità di rivivere più volte la tua vita, finché non venisse come deve? Non sarebbe splendido?” All'inizio, dopo aver citato Nietzsche e Platone, l'autrice cita uno dei suoi personaggi, Teddy, che pronuncia questa frase nel corso del romanzo, e che si riferisce all'idea geniale da cui prende spunto la narrazione. L’autrice, attraverso le (quasi) infinite varianti della trama, tiene desta la curiosità del lettore, là dove avrebbe potuto facilmente annoiarlo, svelando gradualmente i lati oscuri della vicenda, esplorandone le possibilità, tratteggiando sempre meglio il carattere dei personaggi. Pur non essendo pienamente consapevole di ciò che le accade, Ursula, la protagonista, ha dei déjà-vu che la mettono in guardia, spingendola a scegliere percorsi alternativi… E di volta in volta il suo destino cambia, creando un tempo circolare, in cui tutto ritorna eppure non è più lo stesso, in cui la verità è inafferrabile. Lo scenario storico è molto ben descritto, e benché la maggior parte degli avvenimenti si svolga in mezzo alle atrocità della seconda guerra mondiale, il senso di questo romanzo appare luminoso, ottimista, confortante. Lo stile è scorrevole, piacevole, con sprazzi di originalità.
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Affollato (tra parentesi)
Prendete una generosa porzione di reincarnazione buddhista, aggiungete un pizzico delle realtà alternative presenti in “The Flash” ed amalgamate con q.b. di Homura Akemi. Infornate per poco più di 500 pagine e spolverate con giochi di ruolo a piacere. Otterrete così qualcosa di certamente confuso e caotico, ma che molto si avvicina a “Vita dopo vita” di Kate Atkinson.
Come già mi era successo con “Il circo della notte” di Erin Morgenstern, è stata una recensione particolarmente entusiasta a spingermi verso la lettura di questo romanzo; in questo caso però non era la sinossi a tenermi lontana dal volume, bensì l’atroce copertina che per qualche bizzarra associazione di idee mi faceva pensare ad un thriller.
L’originale storia (che nulla ha in comune con il genere thriller, tranquilli) è stata il principale motivo per cui ho acquistato e subito letto il libro: la protagonista Ursula Todd si trova suo malgrado a vivere più e più volte, con ogni nuova nascita che segue immediatamente il momento della morte. In tutte le vite però c’è qualcosa di diverso, e questo mi aveva subito fatto pensare a degli universi paralleli in cui i personaggi si comportano in modo differente andando così a modificare le loro storie e, a volte, la Storia.
Dopo alcune vite, Ursula inizia a provare dei déjà vu dovuti a situazioni che ricorda pur non avendole di fatto ancora vissute; in particolare, queste sensazioni le permettono di presagire dei potenziali rischi mortali che tenta quindi di evitare. Ha così origine una sorta di missione in cui la protagonista non solo cerca di salvare la propria vita, ma anche quelle di familiari ed amici. In ogni esistenza qualcosa finisce per andare storto, seppure Ursula sia sempre più preparata e motivata: ecco quindi che alle timeline alternative si sommano la reincarnazione -menzionata più volte anche nel testo-, un alternarsi di varie vite come avviene in tanti videogame ed una quest molto simile a quella intrapresa da Homura in “Puella Magi Madoka Magica” per cambiare il corso degli eventi.
Ritengo che l’autrice abbia tentato di adottare una narrazione simile a quella di KazuoIshiguro, con la storia ridotta al mero pretesto per veicolare un determinato messaggio al lettore. L’esperimento non è purtroppo riuscito: la trama del romanzo è talmente densa di avvenimenti, di personaggi e di diversi generi letterari che risulta a dir poco arduo capire cosa la Atkinson volesse trasmettere.
Ma quali generi affollano questo volume? Il primo a saltare all’occhio è di sicuro quello storico, sia per l’ambientazione scelta che parte dal 1910 e giunge fino agli anni Sessanta, sia per l’accuratezza con cui questa viene descritta; c’è poi il romanzo di stampo familiare, sebbene la protagonista sia Ursula la sua famiglia e chi gravita attorno ad esse le rubano spesso la scena; sono presenti anche elementi mistici, quasi fantastici, anche se in alcune vite non vengano mai citati mentre in altre siano ribaditi con frequenza; da ultimo, la storia di Ursula assume a volte le caratteristiche tipiche dei racconti supereroistici, ma anche questo aspetto non è sempre predominante.
Tutto questo agglomerato di generi, nasconde il positivo insegnamento del romanzo: è necessario riflettere sulla fragilità della vita umana ed agire di conseguenza, non ossessionati dal motto “carpe diem”, ma dando il giusto valore ad ogni attimo.
Ho trovato lo stile della Atkinson abbastanza piacevole, seppur a tratti lento ma adatto all’ambientazione. Buona l’idea di riproporre più volte alcuni eventi per mostrare diversi punti di vita o alternative possibili; a piacermi molto bene è stato l’uso eccessivo delle parentesi, utilizzare per inserire brevi frasi ma anche interi paragrafi di testo.
Ultime osservazioni (negative?): la traduzione è buona, ma un paio di volte presenta il termine “retroterra” riferito ad una persona; consiglio poi una lettura senza interruzioni per non perdersi nessuna delle auto-citazioni.
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Una vita dopo l'altra
E' un libro ben fatto. Mi è piaciuto e mi ha dato molto.
Ursula nasce vita dopo vita. La prima volta non riesce nemmeno a respirare, la seconda vita finisce a 5 anni, un'altra vita termina sotto i bombardamenti della seconda Guerra Mondiale.
Nel '32 si sposa.
In un'altra vita cerca di uccidere Hitler...poi rivive la morte del padre e quella del fratello, in un'altra vita non nasce nemmeno.
A me lo stile è piaciuto perchè scorrevole e veloce. Vi è un buon intrigo e una buona descrizione della Guerra Mondiale.
Mi ha tenuta incollata alle pagine questo libro e lo consiglio.
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Troppa pubblicità...molta delusione
Pieno di commenti positivi da parte di molti giornali stranieri famosi, questo libro si preannunciava davvero bellissimo.
Un trailer a dir poco convincente e una trama intrigante.
Che delusione. L'idea non era male ma trovarsela sviluppata come i libri di jane austen non mi ha fatto impazzire. Sottolineando che io amo lo stile dei vecchi classici, in questo caso ci si perde in un racconto senza fine che non risponde nemmeno alle tante domande iniziali. Oltretutto penso che tra sbalzi temporali e situazioni ripetute si dilunghi un po troppo e che con qualche pagina in meno e una conclusione più degna di un libro di per sé molto ben scritto, l'avrei letto con più gusto e in meno tempo.