Vita di Pi
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La voglia di sopravvivere
La storia di un ragazzo naufrago, Pi, che passa 7 mesi della sua vita su una barca sopravvive al caldo, alla fame e alla sete, il racconto di come sopravvive grazie anche l’aiuto di una tigre che vive con lui nella scialuppa di salvataggio, Pi e Richard Parker vivono in simbiosi, Pi sopravvive solo perché deve prendersi cura della tigre!
Il romanzo l’ho trovato abbastanza lento nella prima parte, dove racconta la vita pre-naufragio del ragazzo, ma vale la pena tener duro e leggerlo! La seconda parte del romanzo è scritta davvero bene, a volte un po’ troppo dura e cruda, soprattutto il finale.
Io mi sono immersa completamente nel libro mi sembrava quasi di essere sulla scialuppa con Pi e Richard Parker, e poi arriva il finale, un finale a sorpresa! Che ti porta a farti una domanda: cosa preferisci la realtà o la realtà che la mente ci suggerisce per vivere il giorno dopo?
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VITA DI PI
Il protagonista di questo romanzo si chiama Piscine Molitor Patel , detto Pi, un ragazzo indiano figlio del proprietario di uno zoo, e con un'innovativa idea della fede e della religione.
Dopo un naufragio nell'oceano indiano, Pi si ritrova solo su una scialuppa di salvataggio, con una iena, un orango, una zebra ed una tigre del bengala come compagni di disavventura.
E questa era la trama che avevo sempre letto e che mi lasciava a dir poco perplessa... in effetti il romanzo ci mette un pò ad ingranare, ma arrivati a metà libro è quasi impossibile smettere di leggere.
Per me che non sono un'amante del genere fantasy e che nutrivo forti dubbi sul fatto che questa storia potesse interessarmi, Vita di Pi è stata una rivelazione... Oserei dire che vale la pena leggere tutto il libro per arrivare al capitolo finale.
Un bellissimo viaggio nella psiche umana, nella fede e nella natura incontaminata.
Consigliato...
V
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Pi e Richard Parker.
Piscine Molitor Patel è un giovane indiano di Pondicherry, nato e cresciuto a stretto contatto con la natura e le sue componenti. Suo padre e sua madre gestiscono uno zoo ben attrezzato e ricco di animali dei più vari generi. Ma si sa, i tempi cambiano, per tutti inesorabilmente e quando ci sono di mezzo i figli, tante sono le scelte che un genitore si propone di abbracciare pur di riservare alla sua prole un futuro migliore. Alcune decisioni non sono indolore e comportano sacrifici e rinunce, Pi lo sa molto bene: la sua famiglia animata da ogni miglior proposito e dalla più audace delle speranze decide di vendere lo zoo e con il ricavato di lasciare l’India per cercare la fortuna in Canada.
Pi deve dire addio a tutto ciò che ama e a tutto ciò che sino a quel momento ha caratterizzato la sua vita, non è facile per un uomo adulto abbandonare tutte le sue certezze, figurarsi per un giovane adolescente. Proprio quando pensa di essere dinanzi alla più grande difficoltà che ha mai incontrato, la vita gli riserva un altro tiro mancino. Dormiva il nostro giovane Pi quando viene svegliato da un rumore inaspettato. Animato dalla curiosità propria di ogni giovane decide di andare a vedere quale fosse la causa di quel frastuono, inconsapevole che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe visto i suoi cari. Lo scenario che si apre dinanzi ai suoi occhi non lascia spazio alla fantasia e alle vie di fuga: feroce e senza scrupoli la tempesta si stava scaricando con tutta la sua forza sulla nave. -“Cosa succede?”- Si chiese il giovane indiano. -“Devo correre ad aiutare la mia famiglia, la devo avvertire!”- Lo sgomento, la disperazione presero il sopravvento sulla ragione. Ma prima che questi pensieri potessero concretizzarsi un marinaio, conscio della gravità della situazione, lo sorprese alle spalle e senza alcuna esitazione lo scaraventò su una scialuppa di salvataggio augurandogli di aver salva la vita. Con quell’incredulità tipica di chi non vuol credere ai propri occhi, il relitto fu risucchiato dalle acque. Non poteva essere vero, era impossibile che fosse solo. Che fosse oggi o che fosse domani prima o poi i suoi genitori avrebbero fatto la loro comparsa, sua madre lo avrebbe abbracciato e cullandolo dolcemente gli avrebbe sussurrato che loro stavano bene e che tutto sarebbe andato per il meglio perché unita una famiglia può tutto. Solo dopo il trascorrere di un tempo inesorabile Pi realizza che la sua unica compagnia è ormai la solitudine. O almeno così pensava……….
Perché si sa, come la vita toglie la vita dà e poteva un giovane ragazzo come Pi affrontare un viaggio del genere in completa solitudine? No. Solo che i suoi compagni d’avventura non sono i classici personaggi a cui siamo abituati.. Richard Parker, una meravigliosa tigre di 200 kg, sarà la protagonista indiscussa dell’avventura, compagna prima temuta e poi amata, Orange Juice una femmina di orango coprirà l’assenza della figura materna aiutando Pi ad affrontare quella sensazione di abbandono e di sconforto determinato dalla perdita dell’affetto caro, la zebra sarà la prima a salutarci ma anche il suo ruolo non sarà stato vano ai fini della storia.
In ipotesi il libro può essere suddiviso in tre parti e si interroga su varie tematiche, una tra le tante è la religione. Pi nasce induista eppure si avvicina tanto all’Islam quanto al Cristianesimo per finire poi durante il viaggio col mettere in discussione tutti i credi a cui si era ispirato nella sua crescita interiore.
Richard Parker è una figura enigmatica ed affascinante. E’ impossibile resistere allo charme che questa tigre trasmette. Per tutto il romanzo, si è vicini a Pi, gli stati d’animo del lettore mutano in base ai suoi timori e alle sue emozioni. Se inizialmente ci si immedesima nella paura nutrita dall’essere umano nei confronti dell’animale feroce, col tempo quella “minaccia” finisce col diventare l’unico appiglio per “andare avanti”, per “non mollare”, per “non arrendersi”. I due protagonisti non sono così distanti come inizialmente poteva pensarsi. Richard Parker alla fine non è più una tigre, è un essere umano perché i suoi stati d’animo, la sua condizione sono le stesse che qualunque uomo proverebbe in una situazione similare. E quando alla fine del romanzo le strade di Pi e di Richard si separano, la tigre manca al lettore quanto a Pi. Un personaggio privo di parole ma significativo, profondo e ricco come pochi. Il classico “un silenzio vale più di 1000 parole”..
A quale verità credere? Questa è l’ultimo quesito a cui “La vita di Pi” ci sottopone. Dopo aver ricevuto le cure mediche necessarie Pi viene interrogato dai funzionari incaricati per comprendere da un lato come il giovane sia potuto sopravvivere a ben 227 giorni di naufragio e dall’altro come la vicenda sia veramente andata. Ed è li che Martel lascia al lettore la possibilità di scegliere a quale “verità” credere.
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Una visione originale della fede
“Essere naufrago significa essere un punto perennemente al centro di un cerchio. Anche quando sembra che intorno a te le cose mutino – il mare che passa dalla quiete alla furia, il cielo che da azzurro diventa bianco e poi nero – la geometria rimane sempre la stessa. Il tuo sguardo è il raggio di un’immensa circonferenza. Sei stretto nel mezzo di un estenuante balletto di cerchi. Tu sei il fulcro di un cerchio, e sopra il tuo capo piroettano altri due cerchi. Il sole è spossante come una folla, come una moltitudine rumorosa e invadente che ti costringe a tapparti le orecchie, facendoti venire la voglia di nasconderti. La luna ti distrugge rammentandoti silenziosa la tua solitudine, che provi a scacciare spalancando gli occhi. Quando alzi lo sguardo, a volte ti chiedi se al centro di una tempesta solare, se nel bel mezzo del Mare della Tranquillità, non ci sia un altro come te, prigioniero della geometria, che volgendo gli occhi al cielo lotta contro la paura, la rabbia, la follia, la disperazione, l’apatia”.
Ecco il riassunto del tenace perdurare della speranza, anche quando una speranza non esiste più, persa com’è in fondo al baratro più profondo.
Piscine Molitor Patel, segnato fin dalla nascita dal fantasma dell’elemento Acqua, a partire dal suo stesso nome, è un ragazzo indiano sveglio e brillante che, dalle caldissime strade polverose dell’India, si ritrova naufrago nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico, unico sopravvissuto di un tragico incidente in mare.
Immaginate di intraprendere un viaggio verso una nuova vita, pieni di entusiasmo e di voglia di riscattarsi, ma che strada facendo perdiate tutte le cose più care: quale sarebbe la reazione naturale? Lo sconforto probabilmente, la rabbia, l’angoscia.
Ma l’istinto di sopravvivenza è più forte della disperazione?
Evidentemente per Piscine, detto semplicemente Pi, è così: il suo incubo, lungo duecentoventisette giorni, inizia con una tempesta carica di sventure, che lo strappa dalla delicatezza e dalla sicurezza della sua adolescenza, per tirargli dritto in faccia il pugno amaro della tragedia. E si prende pure beffe di questo: gli lascia solo una scialuppa e la compagnia, parecchio ingombrante, di Richard Parker, che non è suo fratello, né il suo miglior amico, né il comandante della nave, ma una tigre adulta del Bengala. Ora, figuratevi la scena: un ragazzo giovanissimo, disperso in un oceano che tanto pacifico non si rivelerà, su una bagnarola di legno, con una tigre affamata…quanto sarebbero alte le probabilità di sopravvivenza? A pensarci razionalmente, meno di zero.
Nonostante questo, il fulcro della storia di Pi è che essa non può essere giudicata con la ragione, ma col cuore e con la consapevolezza che per lui tutto si riduce ad una questione di fede: non importa se in Dio, in Allah o in Vishnu, è fede nella bellezza e nel miracolo della vita che sconfigge la morte.
E così, con uno stile di scrittura delizioso, molto poetico ed evocativo, l’autore ci trascina nelle vicende delle lotte di Pi: lotta per procurarsi cibo e acqua, lotta per tenere la mente lucida, lotta per non soccombere nella disperazione. Ma la più bella e toccante è forse quella che vede la costruzione del rapporto tra Pi e Richard Parker.
Nel libro il protagonista dice che “il naufrago è vittima di contrasti estenuanti e crudeli” ed è proprio questa frase che racchiude tutto il senso della bizzarra amicizia tra uomo e tigre: quella che poteva inizialmente rivelarsi una condanna a morte, si traduce in un’ancora di salvezza. Ma nonostante l’eccezionalità della situazione, l’autore resta con i piedi per terra, e se pure ci porta in mezzo a pesci volanti, placide balene, squali minacciosi e isole inquietanti, sa che la tigre non ringrazierà mai l’uomo con un ultimo gratificante sguardo d’addio.
E’ la storia della fede contro la natura selvaggia, della speranza contro lo schiacciante peso dell’arrendevolezza, della tenacia della vita contro l’amara dolcezza della morte.
Da leggere se si ha voglia di un po’ di poesia.
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Vita di Pi.
"Non morirò. Mi rifiuto. Supererò quest'incubo. Vincerò la sfida, per quanto grande essa sia. Se fino a questo momento sono sopravvissuto per miracolo, adesso trasformerò il miracolo in abitudine. Tutti i giorni si compirà l'incredibile.Lotterò con tutte le mie forze. Sì, finchè Dio è con me non morirò. Amen."
Ho letto questo libro dopo aver visto il film altrettanto splendido, la storia ci viene raccontata in maniera magistrale è poesia, misticismo e bellezza pura, mi ha colpito in maniera profonda e mi è rimasta dentro nell'anima.
La storia è quella di un ragazzino Pi Patel che si ritrova naufrago, in mezzo al Pacifico, su una piccola scialuppa insieme ad una tigre del Bengala Richard Parker, pagina dopo pagina scopriamo che i due, l'uomo e l'animale, non potranno fare a meno l'uno dell'altro, tra loro si instaura un rapporto "speciale" di dipendenza, rispetto e servitù, un forte legame che aiuta entrambi a lottare, con grande caparbietà e ingegno Pi riesce a creare una simbiosi particolare con la tigre che li porta alla salvezza.
"Richard Parker è rimasto con me. Non non l'ho mai dimenticato. Posso dire che mi manca? Sì, mi manca. Lo vedo ancora nei miei sogni. Il più delle volte sono incubi, ma incubi colorati d'amore. Com'è strano il cuore umano. Ancora non riesco a capire come abbia potuto abbandonarmi, senza dirmi addio, senza mai voltarsi a guardarmi. Il dolore è come un'ascia che fa a fette il mio cuore."
La storia commuove, emoziona e appassiona, forse non è del tutto reale, ma ci fa capire quanto sia importante credere sia in noi stessi che in qualcosa che è al di sopra delle nostre comprensioni, bisogna lottare contro la paura e il terrore che spesso si annidano dentro di noi, con caparbietà e tenacia la vita va vissuta, sempre e comunque.
"Il principio fondamentale dell'esistenza è ciò che chiamiamo amore. Non sempre si esprime in modo chiaro, diretto e immediato, eppure è ineluttabile."
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UN LIBRO CHE FARA' INCONTRARE DIO A CHIUNQUE...
Vita di pi è un libro che si divide in tre parti, ovvero in tre storie. Nella prima storia Pi narra l'incontro con le tre religioni Cristianesimo, Islamismo e induisimo e anche l'ateismo che è rappresentato dal signor Kumar. Evidenziando ciò che alla base delle religioni. In questa parte vi sono le riflessioni di Pi sulle religioni...
Nella seconda parte, Pi si trova in viaggio su una barca che sta affondando e racconta della sua sopravvienza nell'Oceano, e si troverà a lottare costantemente tra la vita, la morte e la paura... Nella terza parte, Pi narra un'altra storia, un po' più macabra, che ha un collegamento con la seconda storia. Il libro Vita di Pi, è un libro che invita a riflettere sulla fede, sulla religione, sulla vita... un libro che invita a vivere a lottare fino all'ultimo respiro, a non arrendersi mai... senza tenere in conto degli insuccessi, delle sconfitte... un libro che invita alla fede... in modo molto particolare e originale...!! Il racconto è costituito da frasi brevi e semplici che rendono la lettura piacevole e scorrevole.
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UN LIBRO PER TUTTI
Una storia apparentemente destinata a piccoli lettori, che invece dopo averla letta ti appare grande ed infinita. Un storia presa come metafora per comunicare in maniera velata ma efficace che la vita è bella, bisogna viverla fino in fondo senza lasciarsi scoraggiare da eventi a volte insormontabili.
La diversità, intesa come la paura dell’altro, in questo romanzo viene demolita in più occasioni. In primis le diversità dei vari credi religiosi, qui trattata, forse in maniera abbastanza superficiale, grazie alla figura di PI, che non riesce a decidere quale sia la fede preferita. In tutte e tre le religioni (indù, cristiana e mussulmana) trova qualcosa di buono, non in contrasto con le altre. Non riuscirà a capire per quale motivo una scelta debba per forza escludere le altre, visto che tutte hanno come obiettivo la salvezza dell’uomo.
La convivenza forzata per sette lunghi mesi, tra un bambino e una tigre in pochissimi metri, ci ricorda che molte volte basta la volontà per trovare compromessi per una pacifica convivenza, anche fra individui apparentemente diversi. Naturalmente in questi casi è necessario il sacrificio di ognuna delle parti per trovare gli equilibri necessari. Mi viene subito in mente la questione Palestinese o la semplice convivenza fra immigrati e le popolazioni locali. Il protagonista di questo libro PI ci ha dimostrato che capendo e rispettando le esigenze del suo “compagno di viaggio”, ha avuto salva la vita, trovando una sorte di equilibrio per entrambi vantaggioso; senza dimenticarci che in questo caso la metafora è molto spinta ma efficace, trattandosi di un animale selvaggio.
Analizzando invece lo stile di scrittura di questo autore, devo dire che in più di un occasione il ritmo mi è sembrato un pò blando, ma sono rimasto piacevolmente sorpreso dalla scelta del finale. Essendo una “bella favola”, mi sarei aspettato un finale del tipo: …… “e vissero felici e contenti”, invece mi ha spiazzato, mettendo altra carne sul fuoco, per una ulteriore riflessione.
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Un viaggio dell'anima
Una storia che ti rapisce e che solo all'apparenza ti porta insieme ad una tigre in mezzo all'oceano Pacifico, quando in realtà sei calato nella profondità della tua anima e di quella di Pi. Un viaggio che è tutto una metafora e che allo stesso tempo sa rivelarsi una storia avvincente e appassionante. Lo stile è scorrevole e coinvolgente, tanto da farti conoscere Pi come meglio non potresti, nella sua spiritualità, tenacia e attaccamento alla vita che solo alla fine riesci a comprendere appieno. La storia è un'incredibile avventura, che però mostra il suo vero significato solo alla fine, con un colpo di scena conclusivo che lascia il lettore senza parole e lo costringe a reinterpretare quanto letto fino a quel momento. Insomma, un bellissimo libro perché avventuroso, coinvolgente, ma soprattutto pieno di contenuto, capace di rimanere dentro il tuo cuore ed emozionarti per giorni e giorni. Da leggere assolutamente.
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Piscine Molitor Patel
All’inizio non volevo leggere questo libro, non so bene il perché, ma non mi sentivo attirata, ma il mio sesto senso si sbagliava, infatti mi dispiace di non aver iniziato prima questa lettura.
Questo scrittore canadese mi ha letteralmente incantato dalla prima all’ultima pagina.
Lo stile è semplice e molto incalzante, il lettore rimane estasiato dalle descrizioni e dalla bellezza della storia e non può fare a meno di terminare questo fantastico libro, anche se talvolta è molto spiazzante e violento.
Il libro è diviso in tre parti e queste sono altrettanto divise in capitoli.
L’ultima parte è quella più tragica e cruda, Pi in queste ultime pagine ci farà capire che cosa realmente ha passato e cosa gli è capitato in tutti quei giorni da naufrago.
Passiamo alla trama del libro.
Piscine Molitor Patel era un ragazzino di Pondicherry, una parte dell’India francese. Per gli amici questo ragazzo si chiamava Pi, come la sedicesima lettera dell’alfabeto greco anche se in molti lo denigravano con nomignoli poco gentili.
Pi fin da piccolo aveva problemi con la religione. Lui non riusciva a credere ad una sola Fede.
Un triste giorno la sua famiglia dovette vendere il loro magnifico zoo per andare a vivere in Canada.
Un paese che Piscine ignorava completamente e quasi non riusciva ad immaginare che esistesse.
La partenza fu a bordo di una nave, ma il viaggio non andò a buon fine e Pi si ritrovò a naufragare a bordo di una scialuppa con una feroce tigre del Bengala ed altri animali.
Il lettore farà insieme al protagonista un viaggio emozionante, appassionante e straordinario.
La storia è sempre sospesa tra realtà, magia ed avventura, ma non per questo perde di valore o diventa pesante, infatti lo scrittore riuscirà a tenerci con il fiato sospeso fino alla fine quando ci condurrà ad un terribile ed inimmaginabile colpo di scena.
Un libro che mi sento di consigliare a tutti!
Buona lettura!
“Bisogna prendere la vita come viene e trarne il meglio che si può.”
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Il piccolo princepe indiano
È bello incontrare un libro così, che parla di religiosità in modo serio ma non serioso: Piscine, il ragazzo protagonista di "Vita di Pi" di Yann Martel ricorda il Piccolo Principe di Saint Exupéry nella tenerezza che riserva a tutte le forme di vita di un mondo che gli sembra espressione di un amore universale. E come il Piccolo Principe con la volpe, dovrà addomesticare un animale selvatico: ma nel suo caso si tratta di una tigre del Bengala adulta e affamata, scampata insieme a lui da un naufragio e ospite della stessa scialuppa di salvataggio, in balia dell'oceano Pacifico.
L’autore ci trasporta con le sue parole in una realtà quasi incantata, racconta in modo ben argomentato il mondo animale e i rapporti che regolano il mondo umano a quello animale.
Impareremo piccole perle e curiosità sul regno animale e non, conosceremo il nostro protagonista, meglio conosciuto come Pi, attraverso la sua voce ed i suoi pensieri.
Vita di Pi è un romanzo che mescola fantasia, assurdo, azione e riflessione ma non si può individuare un autentico sfondo filosofico all’interno di quest’opera, c’è un sincero ed appassionato studio dell’umanità, diversi spunti di riflessione d’importanza vitale ma che è difficile definire come prettamente filosofici, o prettamente teologici; è sicuramente uno di quei testi che ha la magia di scatenare dentro ogni lettore infinite domande, un libro da leggere e rileggere.
IL FINALE E' STREPITOSO:Sta al lettore percorrere il delicato cammino sul filo d’inchiostro che lo condurrà ad un doppio finale inimmaginabile nonostante le anticipazioni che lo stesso Pi dà all’inizio, un finale a scelta, o forse un finale che illude sul sottile confine fra verità e menzogna o, ancora, un finale che spiega cosa risulta più comodo conoscere per esseri umani, che sono così lontani dal vero, dal divino e dall’assoluto.