Via delle Camelie
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Una vita sono tanti giorni
Cecilia è stata trovata da un vigilante in via delle Camelie, di lei non si sa nulla tranne il nome. Una coppia di anziani coniugi decide di prenderla con sé. La piccola Cecilia cresce in un ambiente soffocante e isolato finché non decide di dare una svolta alla sua vita.
Riempire il vuoto che si sente dentro e che si porta dietro da tutta la vita, sarà l’obiettivo di questa giovane donna. La nostra protagonista vivrà una vita sempre sul filo del rasoio.
“Riuscii a resistere altri due anni e quando ormai mi ero abituata cominciai a disperarmi di essermi abituata”.
Cecilia è bella, molto bella, la sua bellezza è il suo punto forte, che lei sfrutta in tutti i modi possibili tanto da domandarsi se la sua bellezza più che una fortuna, sia una condanna.
La Rodoreda ambienta il suo romanzo a Barcellona, con la guerra che rimane sempre sullo sfondo, se ne percepisce la presenza solo a causa dei risultati del “suo operato”.
La scrittrice ha uno stile così particolare e insolito, ma per alcune cose familiare, al punto che mi ha ricordato la superlativa Yourcenar; so che per qualcuno il paragone potrebbe sembrare fuori luogo, ma credo che dopo la lettura potreste sorprendervi, e rendere il giusto merito a questa scrittrice.
Una lettura non adatta a tutti, il testo è intenso. Tormento, solitudine, violenza, disperazione e follia sono fra gli ingredienti che “condiscono” questo romanzo. Una donna in balia di se stessa e di tutte le sue scelte.
“Via delle Camelie” è una lettura che lascia sicuramente il segno, la scrittrice mi ha conquistato e sicuramente leggerò altro di lei.
“La notte era buia e io sembravo una goccia di sangue”.
Buona lettura!!
Indicazioni utili
Via delle Camelie
E' la strana storia di una trovatella, cresciuta isolata dal mondo in un giardino tra i fiori e che ha quasi il destino di un fiore: passare da un uomo all'altro come un accessorio più o meno importante della altrui vita, come un giglio o una rosa del giardino di casa. I personaggi della Redoreda sono un po' l'opposto di quelli Dostojevskjiani. Hanno un mondo fatto di emotività su cui il pensiero scivola senza mai soffermarsi troppo.
Anche la storia sembra costruita senza un vero interesse per la storia in sé (che comunque è avvincente) ma inseguendo emozioni e ricordi (la casa, l'isolamento) ,credo in parte autobiografici. In un certo senso ricorda Zola, uno Zola femminile. Al posto degli istinti o delle tare familiari è un particolare modo umorale di sentire le situazioni che porta la protagonista a seguire un destino segnato.
E' interessante il modo evocativo di sentimenti, emozioni e stati d'animo con cui usa parole e immagini. Non è una ricerca aridamente stilistica che non mi interesserebbe. Lo stile serve a sviscerare il contenuto un mondo di emozioni sotterranee ma non troppo che parte dal cuore e continua nel paesaggio, nella via, nel tempo. Bellissimo!
Dopo piazza del Diamante non mi aspettavo un altro capolavoro dello stesso livello.