Via col vento
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Una ragazza decisa
Sebbene nell'immaginario collettivo “Via col vento” sia soprattutto “il film”, quello famosissimo con Clark Gable e Vivien Leigh, vincitore di svariati Oscar e ritenuto il “Kolossal” del cinema per eccellenza, il successo della pellicola è dovuto soprattutto alla bontà intrinseca dell’unico libro di Margaret Mitchell.
Pubblicato poco prima dell’ultimo conflitto mondiale, è divenuto in breve tempo un autentico best seller dell’epoca, ristampato e riletto ancora oggi, vincitore di un prestigioso premio Pulitzer.
E a ragione: perché si tratta in definitiva davvero di un bel romanzo, un bel tomo, di molte pagine, ma tutte ben scritte, ben curate, un ottimo lavoro, e oserei dire un vero peccato non avere altre opere di questa autrice.
Lo dico subito, può non essere un libro facile da leggere, perché la trama è risaputa, merito o colpa del film, quindi si crede di leggere qualcosa di già letto, letteralmente un film già visto, per questo serve un approccio diverso, una diversa disciplina.
L’autrice è stata brava, ha cesellato personaggi credibili e ben caratterizzati, ha inventato una bella storia, verosimile e avvincente, ha innescato un fluire del racconto secondo un filone storico logico e rigoroso, ma con un altissimo livello emozionale.
Non è, come si è soliti credere con superficialità, un polpettone melodrammatico, di per sé, non una storia smielata e sdolcinata che ruota attorno agli amori veri e presunti della protagonista, che tutto è tranne che un’oca giuliva, viziata e arrogante, che briga capricciosamente per i suoi sentimenti dettati da bieco egoismo.
Il romanzo è, prima di ogni altra cosa, una storia di determinazione, l’epopea di una gran donna, una donna decisa e determinata a vivere la propria vita secondo il proprio intendimento, ed in un tempo ed in un luogo che non glielo avrebbe mai permesso.
Poi è anche, in diretta conseguenza, una storia d’amore, ma non di amori, come potrebbe sembrare: Scarlett O’Hara è una donna che è mossa da Amore, usa gli uomini, ma non si fa usare da loro, ama ed è decisa ad amare solo chi dice lei, non quelli che usa per i suoi scopi essenzialmente pratici.
Non si creda pertanto che sia una storia con una squallida sequenza di amori di convenienza, tutt'altro, i sentimenti di Rossella sono quelli di una donna vera, una donna innamorata, anche se ancora non intravede la giusta canalizzazione del suo sentimento.
Scarlett/Rossella è una donna lasciata a sé stessa, che intraprende giovanissima la sua storia affettiva, in un’epoca difficile e disconosciuta per i sentimenti delle ragazze.
Rossella ama, e si ostina ad amare, a seguire solo i dettami del suo cuore, e non quelli convenzionali dell’epoca retriva nella parte d’America ancora più retriva, quella degli Stati del Sud di tradizione agricola e benpensante.
Solo per questo, per l’epoca e i luoghi in cui si svolgono le vicende, è una ragazza, una donna eccezionale, e da ammirare incondizionatamente.
Decisa, tosta, determinata: fuori dal suo mondo, letteralmente.
Una suffragetta ante litteram, nell’America della Guerra di Secessione; e la storia pur improntata dalla modernità della protagonista, presenta tuttavia momenti d’intensa delicatezza e sensibilità, richiama comunque i sani sapori tradizionali del mondo agricolo, quelli che erano i valori di un tempo antico, di cui si è perduto il ricordo ed è subentrata una struggente nostalgia.
Il romanzo è anche “scomodo”, non proprio politicamente corretto, ma perché è perfettamente ancorato al suo tempo.
Perciò è, ad esempio, velatamente razzista, presenta sempre in primo piano la versione femminile del buon zio Tom; per gli stati a traino economico agricolo come erano quelli del profondo Sud degli States, la mano d’opera di colore era una necessità quotidiana, neanche avvertita come un’ingiustizia dei diritti dell’uomo.
La guerra di secessione è pertanto impostata come una diatriba esclusivamente economica tra il Nord industriale, ricco e progredito, contro il Sud agricolo e retrogrado, e non anche come una lotta per i diritti civili dell’umanità, come fu in effetti.
Ancora, e questo è forse più grave, si descrive senza scandalo o levata di scudi una situazione tra coniugi alquanto fastidiosa, per non dire scabrosa e ripugnante.
Perché la donna è con vergognosa naturalezza ben situata in un’ottica soccombente a quelli che possono essere le pretese coniugali del proprio marito, anche richieste di forza.
Tutti questi particolari sono quelli che conferiscono realtà e incredibile verosimiglianza alla storia, che è quindi un affresco molto realistico di tempi, luoghi, usanze.
Sono incensati in questo libro i valori dell’epoca, della famiglia, della patria, della propria terra da difendere, della lealtà, della bontà d’animo e della cavalleria; proprio il personaggio principale, l’eroina Rossella O’Hara, è una moderna eccezione, e questo la fa personaggio originale, grazie ai suoi capricci, la sua volubilità, il suo essere dopo tutto una donna opportunista e interessata, non è che l’incarnazione del mito americano della “self made woman”.
In quel mondo arcaico dove gli uomini comandano, dispongono e decidono, Rossella s’inventa imprenditrice, manda avanti una tenuta agricola, scaccia a pistolettate gli sbandati della guerra, cura i feriti, non si perde mai d’animo, ha sempre le idee chiare, sa sempre cosa fare e dove andare a parare per quelli che sono i suoi scopi.
Della donna innamorata conserva la fedeltà di pensiero per l’uomo che crede destinato a lei; salvo ricredersi, con umiltà impensabile per una simile “ragazzaccia” volubile e capricciosa.
Corona infine il suo sogno d’amore con il suo Rhett.
Rhett Butler è la quintessenza dell’uomo intelligente, affascinante, un’adorabile canaglia, un sagace avventuriero, furbo, uomo esperto, gentiluomo di mondo, scafato delle cose della vita: ma infine, fa quanto gli dice Rossella, da lei è guidato, malgrado sembri che sia lui a curarla ed assisterla, è semplicemente lei che glielo permette.
Rhett Butler è chi potrebbe essere da subito l’uomo di Rossella, se non lo diventa, è solo per demerito suo, malgrado tutte le sue qualità vincenti.
E di fronte alle vere difficoltà personali della vita, non sa fare altro che rifugiarsi nell’alcool, andarsene, sbattersi con rabbia, rifiutare l’accettazione dei drammi dell’esistenza, che accadono, che capitano, che devi saper gestire, per te e per gli altri.
Rossella no, nonostante gli stessi dolori, lei no, lei non se ne infischia di riprendere saldamente in pugno le redini della propria esistenza, lei sa perfettamente, tutta la sua esistenza ne è una comprova, che la vita può sempre riservare altro e certo, devi volerlo, ci devi credere, il vento corre, può portarti via, ma dopo tutto, sei tu che puoi orientare le vele, decidere un decorso diverso, alla luce di un giorno nuovo.
Appunto, domani sarà un altro giorno…solo che tu lo voglia.
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UN LIBRO SENZA TEMPO
Fare un'analisi di un libro così famoso e conosciuto è sicuramente difficile, mi sono presa un po' di tempo per pensarci bene, anche perché questa storia mi ha portato a scrivere ben sette pagine di appunti (formato A4).
Di cose ce ne sono da dire, questo è un vero e proprio romanzo che ha un inizio, uno svolgimento e un finale, insomma ha una sua struttura solida e una storia complessa che richiede del tempo per la lettura.
La parte finale è famosissima, chi non ricorda le ultime parole di Rossella O' Hara,?
Secondo me, dopo aver letto il romanzo credo, sia la degna conclusione a questo romanzo.
Ogni seguito al libro, e so che ce ne sono, dal mio punto di vista non ha molto senso.
Prima di questa traduzione, quella precedente risaliva al 1937 ed non era integrale, inoltre i nomi dei personaggi, dei paesaggi, delle istituzioni era stati italianizzati, mentre oggi leggiamo quelli originali e inoltre sono stati lasciati, nel testo, molti termini inglesi che oggi sono di uso comune.
La protagonista indiscussa della storia è Scarlett o meglio conosciuta come Rossella O' Hara.
E' lei l'anima della storia, non perde mai il suo ruolo di personaggio principale, perché è sempre lei al centro del libro, la conosciamo quando ha 16 anni e quando si conclude il libro ne ha 28.
In questi dodici anni succede di tutto, la conosciamo bambina capricciosa, altezzosa, piena di sè e della sua bellezza, ma è anche molto orgogliosa e questo le farà commettere molti errori.
Scarlett in un primo momento è sicuramente un personaggio che suscita antipatia ma con il tempo non può che trasmettere tenerezza, perché in fondo è solo una ragazza che probabilmente non sa cosa vuole, non sa chi ama e non capisce i suoi sentimenti. In alcuni momenti gioca molto con quello che provano i suoi pretendenti e poi i suoi mariti, non rendendosene conto, oppure è ben cosciente di quello che fa per riuscire a ottenere quello che vuole.
E' quindi un'abile calcolatrice?
Potrebbe sembrarlo ma a mio avviso non è così, quando si sposa la prima volta è sicuramente una bambina, lo fa per ripicca, per invidia, perché non accetta di essere rifiutata. Poi però cresce capisce come va il mondo, ha vissuto la guerra che la cambierà, ma forse non in meglio.
"Non fare il muso, adesso. Non importa chi sposerai, purché sia una che la pensa come te, sia un gentiluomo, sia del Sud e orgoglioso di esserlo. Per le donne, l'amore vine dopo il matrimonio."
Scarlett si mette in una serie di "casini" amorosi principalmente per colpa sua, in quanto la sua invidia e la voglia di essere migliore delle altre donne prevale su tutto, lei pensa di essere innamorata di Ashley che però non ricambia il suo sentimento.
Fa di tutto per cercare di conquistare l'uomo, umiliandosi anche, dichiarando il suo amore ma viene sempre rifiutata, è l'idea di questo amore che lei ha idealizzato che determinerà molte scelte che lei ha fatto e che farà durante la narrazione.
Scarlett è una stratega sin da quando era ancora un'adolescente, è stata educata per conquistare un uomo e trovare marito, la stessa autrice ci dice che il primo dovere per una donna era quello di sposarsi.
"Perchè una deve far finta di essere scema, per trovare marito?"
Per quello per anni aveva ben studiato il suo ruolo di ragazza dolce, affascinante, frivola e un po' ingenua, ma lei in realtà ha un bel carattere, è prepotente, è vanitosa, è ostinata e dice sempre quello che pensava.
A Scarlett piace essere corteggiata e farsi desiderare, lei è sempre in competizione con le altre donne e non riesce ad essere amica di nessuno.
Dobbiamo anche fare un passo indietro e contestualizzare la storia che è ambientata nella seconda metà dell'Ottocento e quindi la donna in quel periodo aveva un'unica arma che si poteva giocare, che era quella della seduzione e della bellezza. Nel caso avesse avuto un patrimonio consistente allora le cose erano diverse.
Anche se le donne fossero state intelligenti era meglio che non lo facessero notare, soprattutto davanti agli uomini, Scarlett è furba, scaltra e molto più coraggiosa di molti uomini e questo lo dimostra durante la Guerra di secessione. In quei momenti difficili lei tira fuori tanta forza e dimostra di avere carattere, anche se in amore si comporta ancora come una bambina.
L'incontro con Rhett Buttler le cambierà la vita, finalmente trova un uomo, una persona affidabile, solida e sicura, che la fa ridere, che le tiene testa, ma Scarlett non sa riconoscere l'amore con la A maiuscola, antepone la ricchezza ai sentimenti.
"Scarlett era disarmata di fronte al suo sorriso tranquillo e alle sue battute, perchè non aveva mai avuto a che fare con un individuo altrettanto inattaccabile. Le sue armi consuete-disprezzo, freddezza, e crudeltà- con lui non funzionavano: Rhett Butler non provava la minima vergogna, qualsiasi cosa lei gli dicesse."
Tutti sappiamo come va a finire tra di loro e tutti noi speravamo in qualcosa di diverso, in un finale differente ma questo libro è famoso anche per questo.
Credo che Scarlett non capisce i suoi sentimenti perché è giovane, non ha una guida che la metta in guarda dagli errori, se non Mammy, ma alcune volte la protagonista è così testarda che non ascolta nemmeno lei.
La guerra cambia tutti i protagonisti della storia e Scarlett cresce moltissimo anche se non smette di commettere errori e di fare delle scelte sbagliate, forse alla fine capirà di aver sbagliato e di non aver vissuto con sincerità e con amore le sue relazioni.
Il libro è scorrevole anche se è stato scritto molti anni fa, i personaggi sono credibile e ben delineati e la storia è molto complessa e piena di colpa di scena.
Le 1194 pagine non sono un ostacolo, la storia è avvincente e appassionante e sicuramente non è una lettura facile e avendo letto solamente un tot di pagine a settimana, questo metodo mi ha aiutato moltissimo a continuare.
Credo che leggerlo consecutivamente sia un po' troppo, perché è un libro impegnativo e denso di avvenimenti.
Non riesco a trovare dei difetti a questo romanzo, credo sia sicuramente uno di quei libri da leggere almeno una volta, se non ne avete una copia in libreria questa potrebbe fare al caso vostro, l'edizione è sicuramente curata e la traduzione rende la lettura scorrevole.
Consigliato.
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Il successo è di chi rimanda gli scrupoli a domani
Un romanzo diventato famosissimo soprattutto grazie alla trasposizione cinematografica di Fleming nel 1939, premiata con 10 statuine agli Oscar e passata alla storia del cinema insieme ai volti di Clark Gable e Vivien Leigh, interpreti rispettivamente di Rhett Butler e di Rossella O’Hara.
Tale legame con la versione cinematografica è diventato col tempo una vera catena per un romanzo che, pur non essendo alta letteratura (prendo le distanze da questo termine), si presenta di ottimo livello: non a caso venne riconosciuto e consacrato con il Premio Pulizer nel 1937.
Margaret Mitchell, l’autrice, è scomparsa esattamente settant’anni fa, investita da un tassista ubriaco a soli quarantotto anni, lasciando ai posteri un unico romanzo, “Gone with the wind”. Chissà quanti altri avrebbe potuto ancora scrivere!
Incuriosita dalla fama della pellicola (che ammetto di aver visto una sola volta, da ragazza), invogliata da alcuni amici lettori, ho deciso di immergermi in questo volume di oltre mille pagine, che si sono fatte divorare in meno di dieci giorni.
La storia si svolge durante la sanguinosa guerra di secessione americana ed è ambientata tra la Georgia e l’Atlanta -luoghi cari all’autrice, le cui realtà erano da lei ben conosciute.
Siamo nel Sud delle piantagioni di cotone, distese immense di terra rossastra, resa produttiva da un sistema sociale ed economico ben saldo: i proprietari bianchi, con le loro immense case, ombreggiate da piante odorose di verbena, di magnolia, oppure da grosse querce ed alberi di pesco e la loro duplice famiglia, quella bianca, costituita dai propri figli e dai propri parenti coabitanti, e quella nera, al loro servizio. Gli schiavi neri rappresentano dunque a tutti gli effetti la famiglia del “padrone” bianco, perché vengono curati, nutriti, protetti in cambio di lavoro in casa oppure nelle piantagioni. Si badi che la distinzione tra negro (riporto i termini usati nella traduzione) domestico e quello contadino è talmente netta che gli stessi schiavi si sentono disonorati se viene chiesto loro di svolgere un lavoro diverso da quello per cui sono stati assunti.
La distinzione è netta anche tra i neri schiavi del Sud , che comunque da generazioni convivono e si sono adattati a questo sistema che in un certo senso verso di loro è paternalistico e quelli del Nord, convinti dai bianchi yankee a ribellarsi contro i proprietari terrieri meridionali. La tensione giungerà al culmine con la guerra civile secessionista che, come tutti ben sappiamo, porterà alla vittoria degli yankee del Nord e all’abolizione della schiavitù.
Il libro si apre con la descrizione fisica di Rossella O’ Hara - Scarlett O’Hara nel testo originale - una sedicenne non particolarmente bella, ma dotata di un fascino e di uno charme irresistibili che fanno dimenticare agli uomini “il mento aguzzo e la mascella quadrata”, tratti non proprio leggiadri del volto della nostra volitiva protagonista. Dalle prime pagine viene fuori un ritratto affatto positivo di questa fanciulla: vanesia all’inverosimile, egoista e viziata. Caratteri che porterà con sé, nonostante qualche maturazione, fino alla fine della storia narrata.
È un libro indimenticabile, va letto ed amato perché ha sicuramente una complessità, una ricchezza che, per la sua natura intrinseca, non si può interamente riprodurre sulla pellicola.
Storia di un amore non corrisposto che si rivela poi semplice infatuazione e immatura idealizzazione, legami con uomini non adatti a Rossella, completamente eclissati dal suo carattere forte ed autoritario. Vicende storiche sanguinose, passioni covate sotto la cenere, personaggi indimenticabili, a tutto tondo.
Vi assicuro che resterete incollati alle pagine, col fiato sospeso e col cuore in gola. Terminata una parte non riuscirete a resistere e vorrete conoscere anche le altre vicende indugiando oltre il tempo che la vostra vita reale concede. Pura emozione dalla prima all’ultima pagina. Descrizioni meravigliose del paesaggio della Georgia nei primi capitoli: Tara, la casa di Rossella, la sua terra rossastra, i profumi e le calde essenze in ogni stagione fanno da sfondo alla nostra conoscenza con la protagonista. Pennellate d’autore con colori vividi e decisi che ci appaiono come su un gigantesco quadro naturalistico. La guerra è sullo sfondo, ogni tanto si porta in primo piano, senza mai appesantire e rallentare la trama. Rossella si trova in un mondo completamente impazzito: rischia di morire di fame, di perdere Tara, la terra, ciò che più conta nella vita come le raccontava suo padre, un irlandese tenace.
“La terra è la sola cosa al mondo che valga qualche cosa (...) perché è la sola cosa al mondo che rimane e che, non dimenticarlo!, la sola cosa per cui vale la pena di lavorare, di lottare...di morire”. Sono le parole che Gerald O’Hara rivolge una sera, quando gli orrori della guerra erano ancora lontani, a sua figlia piangente perché l’uomo che ama sposerà un’altra. A questo proposito il padre le ricorda anche che “non importa sapere chi sposerai, purché sia uno che la pensa come te e sia bravo e orgoglioso uomo del Sud. Per una donna, l’amore viene dopo il matrimonio”.
Nel giro di pochi mesi la sua scala di valori riceve un terribile scossone. Si rende conto che gli insegnamenti della madre, forse l’unica persona che lei abbia mai amato, non funzionano più, sono inadatti ai nuovi tempi: con il fascino, con la buona educazione, con i balli, con la delicatezza e gli svenimenti femminili non si mangia. Serve il denaro.
Ed ecco la nostra protagonista assetata ed affamata di denaro e di ricchezza, quasi traumatizzata dall’esperienza della fame che, per scongiurare lo spauracchio della povertà e delle privazioni, comincia a scavalcare progressivamente tutti gli scrupoli e le norme della buona creanza, il cui “clou” lascio a voi scoprire. E se ogni tanto qualche scrupolo, qualche preoccupazione offusca i suoi piani, lei ha un mantra pronto all’uso che ha imparato ad usare molto presto, ben prima della guerra : “Non voglio pensarci oggi, ci penserò domani”.
Tra l’altro anche Rhett Butler, l’unico forte personaggio maschile di tutto il romanzo, che forse neppure tanto segretamente le muore dietro, le dice un giorno, parlando di quanto poco contassero le chiacchiere e le malignità della persone sul proprio conto:
“Finché uno non ha perso la reputazione non capisce che era un peso enorme e che la libertà è meravigliosa”.
Diciamolo subito: non è semplice provare simpatia per Rossella O’Hara. I momenti di antipatia si alternano velocemente a quelli ammirazione e di tenerezza, a volte, vista l’ingenuità riguardo a certe situazioni (esempio l’amore sensuale).
Come si può apprezzare una persona che vuole essere sempre al centro dell’attenzione maschile, sentirsi la più bella, la più affascinante, la più corteggiata? Possiamo giustificare questo egoismo considerando la sua giovane età, ma il punto è che tale predisposizione a pensare solo a se stessi non si smorza, anzi credo che si acuisca attraverso le vicissitudini della guerra, dell’esperienza della fame, attraverso tre matrimoni mai fatti per amore (il primo per pura ripicca, gli altri due solo per denaro), attraverso gravidanze indesiderate che hanno mostrato una donna priva del minimo istinto materno, che considera i figli un fardello da dimenticare delegandone ad altri le cure parentali. Rossella diventerà una moderna imprenditrice, capace di procacciarsi clienti, tenere la contabilità, assumere aiutanti anche di dubbia reputazione, vendere merci a prezzi superiori al loro valore...sarà una donna che offrirà tante occasioni di pettegolezzi ad Atlanta, dove andrà poi ad abitare per lungo tempo, inviando però nel frattempo denaro ai suoi familiari rimasti a Tara.
La storia di Rossella O’ Hara è quella della guerra vissuta dai meridionali che da un momento all’altro hanno visto crollare i valori in cui credevano per generazioni e generazioni e proprio questo attaccamento cieco ad un sistema ormai sepolto ha impedito a molte famiglie di rimettersi in piedi. Soltanto i lungimiranti, i furbi perfettamente incarnati da Rossella e da Rhett, sono stati in grado di risollevarsi dalle macerie di un mondo distrutto, senza guardarsi mai indietro. Il successo arride a chi non ha scrupoli, a chi sa quali amicizie è meglio tenersi strette, a chi sa “annusare” la direzione del vento prima degli altri.
La lezione di vita imparata da Rossella verrà magistralmente e poeticamente pronunciata da nonna Fontaine, amica di famiglia, il giorno dei funerali del padre di lei: “ Noi siamo come il grano saraceno che ondeggia, e quando il vento è passato si rialza dritto e forte come prima. Quando vengono le disgrazie, noi ci pieghiamo dinanzi all’inevitabile e sopportiamo sorridendo. E quando siamo nuovamente forti, diamo un calcio alle persone dinanzi alle quali ci siamo piegati. Questo è il segreto per sopravvivere”.
I personaggi affascinanti sono tanti, ma sicuramente più di tutti spiccano Melania Hamilton Wilkes e Rhett Butler. La prima, superata la prima impressione di fanciulla delicata, “scialba ed insignificante”, che vede del buono anche nei rinnegati e nei delinquenti, soprattutto in Rossella che la odia e la disprezza senza darsi pena di nasconderlo, mostrerà poi non soltanto le virtù della vera gentildonna dei vecchi tempi, ma anche una forza, un coraggio, una determinazione che vi sorprenderanno. E Rhett? È l’uomo che ogni donna vorrebbe incontrare: un po’ principe forte e coraggioso, un po’ pirata, dedito a traffici illeciti e misteriosi, per niente impacciato con le donne.
Alt!
Forse nel film viene caricato il lato “rosa” della storia, ma nel romanzo non ho trovato assolutamente niente di sentimentale e di sdolcinato. Rhett è un vero mascalzone, spesso duro con Rossella, l’unico capace di capire veramente i pensieri di lei e di non scandalizzarsi del suo carattere egocentrico ed egoista. L’unico con cui Rossella riesce a confidare le proprie pene ed i propri inganni. Sboccerà l’amore disinteressato e maturo? Chissà...
La scrittura della Mitchell è magistrale e fluida e permette una lettura veloce, di puro intrattenimento, per tutte le mille e cento pagine del romanzo. Il primo vero romanzo americano.
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ROSSELLA CHE PASSIONE!
E pensare che ero restia a leggere questo che da oggi considero UN CAPOLAVORO assoluto. Ora ho una voglia matta di rivedere il film che vidi moltissimi anni fa (ero una bambina) e di cui ricordavo alcune scene a tratti, tra cui Reth e ovviamente la scena finale.
Non mi sarei mai aspettata di appassionarmi in questo modo alla storia intrecciata di Rossella ed i personaggi che le ruotano attorno, perché ovviamente lei è il perno su cui si regge la storia e nella storia tutti i personaggi. Lei è quella da amare, da odiare, a cui chiedere aiuto e sostentamento, di cui parlare e sparlare. Una donna che divide, sia il lettore sia tutti i personaggi che la incontrano sulla loro strada. Non è una storia d'amore ma la storia di una donna frivola, capricciosa e testarda che affronta i danni e i malanni della vita in maniera pragmatica, dai più semplici come quale vestito indossare nell'occasione giusta per avere più sguardi possibile addosso o a cosa mangiare in un tempo, freddo, di guerra dove gli sfarzi e le feste sono solo un ricordo lontano. Domani è un altro giorno perché oggi non ha tempo di fermarmi a pensare e filosofeggiare, ha cose più importanti da fare: pensare a come sopravvivere dopo aver perso tutto, a come dare da mangiare alle bocche affamate che si affacciano al suo capezzale, a come fare più soldi possibile per non soffrire mai più di fame e di stenti.
Rossella non è un'eroina, ha dei tratti inconsistenti e irritanti, non segue le regole del bon ton dell'epoca e non rispetta gli altri nella maggior parte delle proprie azioni e per cui può risultare antipatica soprattutto messa a confronto con la dolce Melania, dolce fino al suo ultimo respiro. Di certo però senza Rossella, non ci sarebbe stata più l'amata Tara, non ci sarebbe stato più cibo né futuro quindi non posso che sentirmi solidale. L'amore in tutto il romanzo fa da contorno, lungi dall' essere un romanzo d'amore è una storia appassionata che si dipana in un contesto storico preponderante, quello della guerra di secessione raccontata perfettamente che diventa co-protagonista e da cui derivano le azioni e le reazioni di tutti i personaggi.
Divisa tra un amore più immaginato che reale verso un filosofeggiante e debole Ashley, difeso sempre a spada tratta da Rossella per tutto il romanzo per la sua incapacità a qualunque lavoro che non sia intellettuale e l'amore pieno d'odio e risentimento verso l'affascinante Reth, versione più bruta ma in realtà più romantica di Rossella stessa, due metà divise dalla nascita che per la loro troppa somiglianza non riescono a instaurare e mantenere un rapporto ed un dialogo nel tempo. La scelta sarebbe così facile, ma non per Rossella legata ad un concetto di amore e di relazione frutto delle consuetudini, nonostante lei sia cosi anti-convenzionale.
Un capitolo a parte sarebbe da dedicare alla tematica della schiavitù che mi fa pensare voglia essere in qualche modo riabilitata dall’autrice anche lei nata ad Atlanta, terra sudista in cui la divisione sociale sulla base del colore ha visto i suo albori. Mammy, Pork e tutti gli schiavi fedeli ai loro padroni anch’essi critici nei confronti della classe dei nuovi neri che occupano posizioni indipendenti nella nuova società alla fine della guerra, rendono un quadro di rapporti d’amore tra bianchi e neri all’epoca schiavista, dando quasi per assodato che ognuno di loro avesse correttamente un ruolo da ricoprire, ordine scardinato da una guerra folle che non aveva comunque come obiettivo vero quello di liberare gli schiavi dalle catene ma semplicemente di conquistare nuovi territori, come ogni guerra che si rispetti in qualunque epoca storica. Posizione a mio modo di vedere alquanto ambigua.
1000 pagine che corrono tutte d'un fiato, che mi hanno fatto arrabbiare, innamorare, dispiacere e soffrire. Una storia immensa.
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Domani è un altro giorno
Ho appena finito questo libro che inserisco nella mia libreria tra i capolavori.
La nostra protagonista è Rossella O’Hara e tutto il romanzo gira intorno a lei da quando è bambina fino all’età di 28 anni.
Lei è una ragazzina sempre al centro dell’attenzione, vivace, bellissima, testarda, impertinente, sicura di se e desiderata da tutti i ragazzi tanto che si diverte a spezzar loro il cuore perché non le interessa tutto ciò che ha facilmente a portata di mano.
L’unico ragazzo di cui è innamorata è proprio l’unico che non può avere: Ashley che sposerà sua cugina Melania, la ragazza più buona e dolce del mondo, come da tradizione di famiglia.
Naturalmente la gelosia e disperazione di Rossella dopo il loro matrimonio faranno scaturire l’odio verso Melania e per vendetta sposerà proprio il fratello di quest’ultima: Carlo.
Da questo punto incomincia una lunga guerra e tutto il suo mondo fatto di bei vestiti, serate in compagnia e ammirazione di tutti svanirà e avranno luogo solo fame, povertà e terrore.
E’ qui che comincia a mutare la nostra protagonista perché si ritrova a dover affrontare la morte, la sofferenza, la dura realtà e l’unica sua fonte di vita è il ricordo di Ashley che però è partito per la guerra lasciandole una speranza di un amore forse ricambiato.
Non voglio raccontare nient’altro perché sento che questo romanzo è troppo “grande” per essere raccontato ma va assolutamente vissuto dalla prima all’ultima pagina.
Voglio specificare che all’inizio per me è stato un po “pesante” e ha iniziato ad interessarmi più o meno dopo le 250 pagine.
Da li in poi non ho più potuto staccarmi, le ultime 25 pagine le ho lette con le lacrime agli occhi e lo porterò per sempre nel cuore con i suoi personaggi .
Per chi lo avesse già letto ho amato tanti dei suoi personaggi specialmente Melania, Ashley, Reth, Mammy e anche Geraldo, ma, inutile dirlo, Rossella è stata e rimarrà sempre parte di me.
Nonostante tutti gli errori che abbia fatto e i suoi lati negativi io l’ho sempre sostenuta in tutte le sue decisioni e l’ho ammirata dalla prima all’ultima pagina sentendomi molto simile a lei in alcune sue sfumature.
L’aspetto che più ho amato di tutto il libro, nonostante ce ne siano veramente tanti, è il fatto che tutte le scelte da lei prese erano fatte in nome dell’amore verso Ashley.
Qualsiasi cosa lei facesse, era per lui, era tutto fatto al solo di scopo di avere l’uomo che più amava di ogni altra cosa al mondo.
E per affrontare ciò che di peggiore la vita le ha riservato aveva un’unica frase che ripeteva nella mente all’infinito: “Ci penserò domani, domani è un altro giorno”.
E così giorno dopo giorno ha affrontato una vita fatta di disgrazie e di dolori con il solo pensiero che chissà, magari un giorno avrebbe potuto avere il suo amore.
Consiglio veramente a tutti di leggerlo perché solo così potrete emozionarvi e amarlo come ho fatto io.
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Il crepuscolo degli dei
Nell’aprile del 1861 la sedicenne Rossella O’Hara è la regina della contea di Clayton, in Georgia: graziosa, vivace, in grado di incantare tutti con un sorriso seducente e un battito di ciglia, innamorata della vita, dei balli e dei bei vestiti, civetta con chiunque le capiti a tiro e si diverte a far cadere ai suoi piedi tutti i giovanotti della contea. Il suo cuore, però, appartiene ad uno solo di essi: Ashley Wilkes, raffinato, colto e intelligente, amante dell’arte, della poesia, della musica. Profondamente diverso dagli uomini con i quali Rossella ha a che fare abitualmente, è proprio l’unico che resta immune al suo fascino e non va oltre la cortese ammirazione per lei, deciso a sposare la donna che la tradizione familiare gli impone: sua cugina Melania, fanciulla dolce e delicata, di una bontà e una benevolenza verso il prossimo quasi eccessive. Rossella detesta l’angelica promessa sposa di Ashley, così perfetta e così diversa da lei, ed è determinata a fare qualunque cosa per conquistarlo, ma la Guerra di Secessione si abbatte di colpo su tutti loro come un vento burrascoso che spazza via sogni e speranze, la pace, il benessere economico, l’esistenza quieta e sonnolenta delle agiate famiglie del sud.
Per Rossella la guerra non significa soltanto sofferenze e privazioni, ma è anche l’occasione di crescere e mettersi alla prova, misurando la propria forza, il proprio coraggio, la capacità di rialzarsi sempre e continuare a lottare, scacciando le riflessioni tristi o troppo dure da affrontare dicendo a se stessa: “Ci penserò domani”. E mentre i delicati e aristocratici signori del sud periscono nella fame e nelle difficoltà, Rossella prospera e si arricchisce, determinata a sopravvivere e incurante del giudizio degli altri. In lei, figlia di un coltivatore irlandese emigrato in Georgia e di un’aristocratica di Savannah dalle origini francesi, convivono due anime contrastanti: la rigida educazione che le è stata inculcata da bambina grazie agli sforzi congiunti di sua madre e della sua balia nera, Mammy, all’insegna dell’onore, della gentilezza, del pudore, del rispetto per le convenienze, è solo la vernice che copre lo spirito più profondo di Rossella, l’anima irlandese di suo padre, caparbia, volitiva, appassionata, impetuosa, senza scrupoli nel raggiungere i propri obiettivi, proiettata verso il futuro e insofferente alle vecchie, sciocche e sacre tradizioni del sud.
Ma qualcuno in grado di vedere sotto la superficie c’è: Rhett Butler, affascinante, cinico, spregiudicato, scettico nei confronti dei valori e della causa del sud proprio come Rossella. Rhett sembra essere l’unico in grado di capirla davvero e di amarla per ciò che è e le sarà accanto per buona parte della sua vita, eppure tra matrimoni sbagliati e figli indesiderati Rossella continua negli anni a inseguire Ashley, sperando in un futuro che forse non fa parte del suo destino e in una felicità sempre sfuggente che forse non esiste davvero o che potrebbe già essere in suo possesso, purché Rossella riesca ad accorgersene prima che sia troppo tardi.
Pubblicato nel 1939, vincitore del Premio Pulitzer nell’anno successivo e diventato celeberrimo anche grazie al perfetto adattamento cinematografico realizzato nel 1939, "Via col vento" è ben più di una semplice storia d’amore, come potrebbe apparire. È un romanzo storico che poggia sulla descrizione accurata e approfondita di fatti bellici, sociali, politici, consuetudini, usi e costumi del tempo, al punto da dare l’impressione che l’autrice abbia visto, toccato e vissuto tutto ciò che racconta: l’ingenuo entusiasmo dei confederati allo scoppio del conflitto e le umiliazioni brucianti della sconfitta, i balli e le merende all’aperto nelle grandi piantagioni di cotone e l’invasione di feriti e moribondi nella città di Atlanta prima dell’incendio che la raderà al suolo, i vaporosi abiti multicolore delle ragazze che civettano garbatamente con gli ufficiali e le sofferenze e le privazioni della guerra, i colorati e sereni paesaggi della Georgia e le devastazioni compiute dai soldati yankee, gli ultimi bagliori di vita di un mondo chiuso, aristocratico, orgoglioso, arroccato su vecchi valori (l’onore, la patria, il coraggio), la sua rovinosa caduta – un vero e proprio Götterdämmerung, dirà Ashley Wilkes, "il crepuscolo degli dei", che nella mitologia nordica indica la fine del mondo – e l’avvento di una nuova era fondata sul guadagno, sull’avidità, sull’arrivismo, sull’ascesa dei parvenu.
Un grandioso affresco storico, dipinto con stile vivace, coinvolgente e straordinariamente evocativo, arricchito da personaggi vivi e pulsanti (l’inflessibile Mammy, il fedele Will Benteen, la dolce e incrollabile Melania, la buffa zia Pitty, gli indomabili gemelli Tarleton), ma anche romanzo di formazione: quella della giovane Rossella, protagonista fuori dal comune e ben diversa dalla classica eroina piena di virtù dei romanzi rosa, sveglia, pronta ad ogni sacrificio e dotata di una forza inesauribile, ma anche vanitosa, capricciosa, egoista, testardamente legata all’amore infantile per Ashley. Solo a poche pagine dalla fine Rossella si renderà conto di aver inseguito un’illusione per tutta la vita, che forse il romantico, sognatore, nostalgico Ashley, incapace di vivere nel mondo nuovo, non è mai stato e non sarà mai l’uomo giusto per lei e che si è lasciata sfuggire tra le dita la possibilità della vera felicità. Ma Rossella non si arrende, neanche quando tutto sembra perduto, e ormai ha imparato che si può sopravvivere a qualsiasi cosa, perché nulla può uccidere uno spirito fiero e coraggioso che, come la gente del sud, «non riconosce la sconfitta neanche quando se la trova di fronte», e che niente dura per sempre. Nella vita tutto passa e va "via col vento" – i giorni spensierati dell’infanzia, il delicato e arcaico mondo del passato, gli orrori della guerra, i ricordi, i rimpianti – e domani potremo ricominciare daccapo, perché «domani è un altro giorno».
Riuscirà Rossella a riconquistare il vero amore della sua vita? Non lo sapremo mai e l’incertezza del futuro della protagonista, come quello di ciascuno di noi, conferisce un ultimo tocco di stile e di fascino ad un romanzo straordinario.
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Un altro punto di vista
L'aspetto che ho maggiormente apprezzato del romanzo è senza dubbio l'importanza della situazione storica e politica e la profondità di alcuni personaggi nonostante l'apparenza ingenuità e frivolezza presentate all'inizio.
Nonostante il forte elemento romantico che potrebbe far pensare al solito dramma sentimentale,l'autrice ci pone in un contesto difficile da affrontare e coglie perfettamente la differenza tra la generazione precedente costituita dai genitori di Rossella e Rossella stessa che vede sempre maggiormente allontanarsi il modello signorile della madre.
La guerra di Secessione non è solo uno sfondo lontano ma colpisce profondamente i personaggi che hanno l'opportunità di crescere interiormente e di capire la situazione storica in cui vivono. La storia è inoltre percepita attraverso l'ottica degli sconfitti, dei sudisti. Ho trovato il loro punto di vista interessante specialmente perché molto spesso ci viene proposta la versione ufficiale che non sempre coincide con la verità effettiva. Infatti, nonostante l'antischiavismo proposto dalla fazione nordista, le signore dell'alta società sono le prime a presentare i segni del razzismo attribuito soltanto ai sudisti. Queste infatti sostengono una parità solo apparente e non vogliono che sia una donna di colore ad occuparsi a pagamento dei propri figli. Chiaramente anche la versione dei sudisti mostra diversi elementi estremisti, ma unita alla versione ufficiale rappresenta sicuramente un completamento e permette di avere uno sguardo più chiaro in merito alla difficile condizione storica e politica di quegli anni.
Il personaggio di Rossella è la voce fuori dal coro ed è spesso criticata per la sua visione schietta e sincera della società ed è l'unica a non provare sentimenti patriottici e a non volere il sacrificio di quegli uomini idealizzati e trattati alla stregua di eroi dalle altre donne. All'inizio del romanzo appare subito a livello embrionale il carattere di Rossella che coniuga la fermezza e la testardaggine irlandesi con l'educazione materna seguita da Mamy che cerca di farla diventare una signora raffinata e dedita al prossimo. Rossella può sembrare antipatica a tratti ,ma alla fine è la sua sincerità e anche il suo disprezzo verso alcune persone a sancire la concretezza e la tangibilità del personaggio.
L'altro personaggio che mi ha colpito è Melania che sembrerebbe quella più convenzionale, la più ammirata dalle altre donne ed è spesso sottovalutata da Rossella che la giudica ingenua e inferiore rispetto alla sua bellezza e alla sua vivacità. Il lettore riesce a capire i sentimenti di Rossella e ad immedesimarsi con alcuni suoi pensieri anche se spesso non sono positivi, mentre Melania appare irritante, bigotta, quasi eccessiva nella sua positività e nella sua correttezza.
Al termine del romanzo però si scopre che Melania non così ingenua e che grazie alla sua rispettabilità riesce ad opporsi a suo modo alla società e a essere anticonvenzionale. Anche il suo affetto per Rossella non significa necessariamente che non sia a conoscenza dei suoi sentimenti per Ashley ma denota una grande maturità del personaggio e una sorta di intelligenza che fa difetto in Rossella decisamente più pragmatica e meno raffinata anche nei pensieri che escogita durante i romanzi.
Rhett è sicuramente l'emblema dell'emarginato e presenta differenti punti di contatto con Rossella poiché entrambi nonostante l'apparenza spregiudicata rimangono invischiati in un amore destinato a concludersi e il triangolo che si forma non è così convenzionale e non è banale, infatti entrano in gioco sentimenti complessi e lo spessore psicologico dei personaggi è esaltato e non stereotipato.
Lo stile della Mitchell è molto gradevole e rende gli eventi in maniera precisa e delinea i personaggi in modo interessante lasciando che il carattere si sveli a poco a poco mediante le loro azioni e il loro sviluppo. Il libro è pertanto scorrevole ma non banale e presenta tematiche ben sviluppate e molto interessanti.
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Il disincanto tra velluto e sdoppiamenti
Se vivessi nel 1936 avrei un panciotto di tweed nell’armadio, per le grandi occasioni. Berrei il latte nelle bottiglie di vetro gentilmente lasciate dal lattaio, e, probabilmente, giunta la sera domerei la capigliatura con la brillantina. Se vivessi nel 1936, forse, passando davanti alla vetrina di una libreria vedrei numerose copie di uno spesso, imponente libro dal titolo piuttosto melenso. “Gone with the wind”. A quel punto, forse, tirerei dritto lasciandomi alle spalle la libreria senza il benché minimo rimorso decidendo di privarmi di siffatto mucchio di carta. Il fatto è uno solo. Anzi, due. Innanzitutto, bella scoperta, non vivo nel 1936. In secondo luogo, “Via col vento” mi è piaciuto da impazzire. In questo caso specifico, però, ho dovuto sdoppiarmi. Opinabilità fa rima con sincerità, e proprio per questo devo servirmi di un alter ego, di un me medesimo virtuale e in marsina che mi aiuti a comprendere un sospetto che persiste nel suo frapporsi tra il martelletto e la sua base. Il 1936 è infatti l’anno in cui questo romanzo è stato pubblicato, ricevendo immediatamente una risposta entusiasta da parte del pubblico americano, divenendo in brevissimo tempo un caso editoriale di portata storica e rimanendo in testa alle classifiche per più di due anni consecutivamente. Le infinite traduzioni e ristampe hanno contribuito a farne uno dei libri più letti del secolo e, in realtà, di tutti i tempi. Se il mio me del XX secolo fosse stato attratto maggiormente da quella copertina, fosse entrato in libreria, lo avesse comprato e poi letto, molto probabilmente se ne sarebbe amaramente pentito. O, perlomeno, lo avrebbe liquidato con giudizi poco lusinghieri. Ne sono pienamente convinto. Come sono convinto che mi sia piaciuto, oggi, grazie al suo valore storico, più che storiografico. Gran parte della bellezza odierna di questo romanzo, a parer mio, è dovuta al fascino che questo romanzo esercita sul lettore assetato in quanto pezzo di letteratura trasecolata e sublimata da poco meno di un secolo di storia. La polvere che si deposita sulle cose, celandole e per questo rendendole arcane, in questo caso ha giocato un ruolo fondamentale nell’allettare l’interesse e nello spingere verso la decisione. La nomea, l’altisonanza, la cerchia araldica, il primato. Tutti attributi di merito e di fama, tutte onoreficenze che hanno fatto guadagnare lo scettro alla Mitchell e il batticuore alle adolescenti disinibite della prima metà del secolo. Le palpitazioni per sapere, una volta per tutte, se davvero Ashley amerà Rossella, o per sapere se quest’ultima riuscirà a riprendersi dalla rovina e a salvare Tara dalla decadenza. Le tematiche che decide di trattare la Mitchell in questo romanzo sono ben chiare, ben espresse dalla stessa autrice, che non ci nasconde i suoi moti di ripulsa, tipici di una donna sulla via della contemporaneità, verso quella leziosaggine esacerbata che invadeva tutti gli aspetti della personalità e del comportamento nel contesto del Sud America ottocentesto. Gli ultimi retaggi di quella cavalleria, di quell’epoca cortese di stampo pseudo-medievale che il Nuovo Continente non aveva mai posseduto. Un cancro in seno alla storia di un popolo. Un idillio riscaldato e disfatto nelle fondamenta. Ma, soprattutto, una ribelle. Rossella, una stupidella che non ha affatto capito di vivere le ultime ore di un mondo in declino, è, paradossalmente, quella che meglio potrà sopravvivere al tumulto e quella che più facilmente potrà rialzarsi quando questo avrà lasciato solo macerie. E’ la donna giusta nel giusto momento, per quanto ella non sappia nulla di questa coincidenza in grado di trasformare una prigione di trine e stecche di balena, in una prateria di dolori e libertà. Rossella O’Hara è bellissima e caparbia, gli occhi di smeraldo e il piglio pragmatico dell’uomo del sud, ma, soprattutto, è una creazione darwiniana che dell’adattamento fa la propria ragione di vita, con addosso le tende di velluto verde della madre e le mani disfatte dal lavoro nei campi. Io, non mi vergogno ad ammetterlo, sono stato Rossella per tutto il tempo. Qalche pagina in più e mi sarei fatto mandare dei pizzi da Liverpool. “Via col vento” è un grumo di nostalgia, è la copia di una copia, iperuranica, sfacciatamente inattuale, prole incoronata di un demiurgo in gonnella che ha saputo comporre un affresco complesso che trova il suo equilibrio compositivo nel contrasto/compensazione, rappresentato dalla eterea e benpensante Melania, e una sua ragione di esistenza nella figura senza scrupoli, ma per questo genuina, di Rhett Butler. Questo romanzo va letto. Ma va letto con l’occhio disincantato del lettore del nuovo secolo, in grado di apprezzare un revival nel revival, un gioco di specchi che, posti l’uno dirimpetto all’altro creano una profondità di stampo manzoniano in cui immergersi fino a giungere a tempi che sopravvivono solo nella saggistica più spiccia e dichiarata. E su questo sfondo storicizzato si stagliano le figurine ben cesellate, un teatrino delle ombre cinesi, di players infiocchettati e drammatici che vedono la distruzione di quel microcosmo bucolico tanto caro, grazioso, rassicurante. Ashley ne farà una malattia. Intellettuale farlocco dagli ideali immaginifici, proprio lui troverà, in senso figurato, l’epitaffio tra le frasche. Et in Arcadia ego. La festa è finita, bisogna rimboccarsi le maniche. Alcuni ce la faranno, altri no. Inutile parlare della sorte di Rossella e della sua Tara, l’imprendibile piantagione dalla rena sanguigna. Per lei c’è sempre una nuova speranza, c’è sempre qualcosa per cui vivere. Ed in questa forza, commovente e audace, si trova il nodo di un opera frivola ma essenziale che è ancora in grado di galvanizzare il pubblico. E ancora, questo romanzo, proseguirà, un domani, nel proporre i suoi fondali dipinti a chi verrà dopo di noi. Un domani. Poiché, dopo tutto, domani…
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Pensavo fosse amore e invece.....
Rossella O'Hara, è una giovane donna, un fiore selvatico cresciuto a Tara, una piantagione della pigra Georgia sudista.
Qui, tra languidi paesaggi soleggiati e malinconiche nenie intonate dagli schiavi negri dediti alla raccolta del cotone, vive una vita prospera e agiata con la sua famiglia.
Corteggiata ed ammirata dai giovani del posto ma tenuta a distanza dalle coetanee per il suo carattere egocentrico e vanitoso, la ragazza ama segretamente il mellifluo Ashley Wilkes, rampollo della tenuta confinante delle Dodici Querce.
Ashley, però, è già promesso alla dolce e caritatevole cugina Melania Hamilton con la quale sta per convolare a giuste nozze.
La notizia dell'imminente matrimonio, colpisce Rossella quanto uno schiaffo in pieno viso.
Dominata, infatti, da un carattere capriccioso ed egoista, mal sopporta l'idea di arrivare seconda.
Durante una festa alle Dodici Querce, chiusi nella penombra di una stanza, Rossella si abbandona ad una vibrante dichiarazione d'amore, ma nello stesso luogo c'è qualcuno che, ben nascosto, ascolta divertito.
L'anonimo ascoltatore, che si rivelerà solo all'uscita di scena di Ashley, è l'avventuriero Rhett Butler, uomo di mondo dalla dubbia fama e mercenario della peggior specie, privo di scrupoli e sfacciatamente ricco.
Rhett, che capisce sin da subito l'indole di Rossella, la punzecchia divertito pur restando molto colpito dalla sua bellezza.
La ragazza, al contrario, falsamente scandalizzata dalla strafottenza e dall'irriverenza dell'uomo, risponde per le rime ed esce di scena.
Si chiude così il primo incontro/scontro tra i due protagonisti che gettano le basi di un rapporto tormentato che si protrarrà per molti anni della loro esistenza.
Sullo sfondo di queste dinamiche amorose, il meccanismo perverso della guerra di secessione americana muterà i panorami e dissolverà le certezze incidendo, a suo piacimento, sui destini di tutte le persone coinvolte.
Romanzo unico della scrittrice americana Margaret Mitchell, ebbe un enorme successo di pubblico e portò alla ribalta due anti eroi emblemi di un'America arrivista e senza scrupoli.
In tanti hanno amato il personaggio di Rossella, donna dalle mille risorse, coraggiosa e scaltra ma pronta a calpestare tutto e tutti pur di raggiungere i propri scopi e saziare i propri bisogni.
Personalmente, e non me ne vogliate per questo, l'ho detestata.
Non v'è alcun dubbio sullo spessore del personaggio che resta un capolavoro assoluto di caratterizzazione ma per me è stata quasi impossibile da sostenere anche solo attraverso la semplice lettura, che ho dovuto interrompere più volte. Rossella concentra in sé troppe negatività risultando esasperante e inconciliabile con la mia visione della vita, dei sentimenti e dei rapporti interpersonali. Apparentemente la sua figura sembra riscattarsi attraverso l'amore per Tara, l'amata terra natia, ma in realtà è solo un fuoco fatuo perché l'amore per la terra non le appartiene realmente, esso è stato semplicemente ereditato dal padre irlandese quindi è innato nel suo dna. Espressa questa piccola critica non posso che dir bene di tutto l'apparato narrativo messo su dalla Mitchell.
Potente e appassionata la ricostruzione degli scenari di guerra. Indimenticabile la fuga da un'Atlanta assediata dai nordisti. Romanzo storico che sfiora l'epopea epica mancando, però, di poesia e di tenerezza. Impossibile non considerarlo un capolavoro. Impossibile non amarlo ma io mi tiro fuori.
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Rossella, Rossella, Rossella...
Ricordo ancora il momento. Era una giornata assolata dell'estate di 2 anni fa. All'ora di pranzo tornò mia madre con il mio mensile di storia preferito. Sfogliandolo, notai un articolo che ricostruiva la guerra di secessione americana (1861-1865) con alcune immagini prese dal famosissimo film Gone with the wind. A quel nome avevo associato l'idea di un interminabile film di guerra, invece non era così. Rimasi talmente colpito da quelle poche figure che cercai immediatamente il film. Fu in quel momento che la nostra storia iniziò. Guardai il film tante e tante volte, ogni giorno vi era l'ora dedicata a quella vicenda ricca e appassionata e a quel personaggio all'apparenza egoista, cinica, avida e viziata ma che dominò, domina e sempre dominerà il mio cuore: Rossella O'Hara.
All'inizio dell'anno scolastico la nostra relazione cominciò a incrinarsi gradualmente fino al punto che ci perdemmo di vista. Però nel Febbraio del 2013, non ricordo come ma mi cadde l'occhio su una certa Margaret Mitchell. Improvvisamente il mio cuore si accese. Fuoruscì tutta la passione che avevo provato per Rossella e immediatamente comprai il libro: ora nessuno separerà me e la giovane O'Hara. Nessun umano con il senno proverà a incrinare questo amore che mi terrà per tutta la mia vita, nonostante nell'agosto del 1949 la fautrice della nostra relazione morì investita da un tassista ubriaco. Le sue parole però continueranno a riecheggiare via col vento....
1861: nella Georgia schiavista la viziata Rossella O'Hara, donna dal focoso sangue irlandese del padre e dai delicati tratti francesi della madre, vive tra gli ozi e i lussi, una esistenza spensierata nell'onirica piantagione di Tara. Essa vivace, furba e affascinante è la ragazza più corteggiata, più lodata, più graziosa della contea. Avendo avuto sempre tutto ciò che desiderava, si invaghisce dell'unica persona che non l'abbia mai corteggiata: Ashley Wilkes. Uomo riflessivo e sognatore ha un'anima totalmente diversa da quella esuberante e pragmatica di Rossella che nelle sue meditazione non comprende altro se non che lui è sicuramente innamorato di lei. Ciononostante viene a sapere che presto sposerà una cugina di Atlanta, Melania Hamilton, donna “che non conosceva se non bontà e semplicità, verità e amore; una bimba che non sapeva cosa fosse il male e che vedendolo non lo avrebbe neppure riconosciuto”. Il fidanzamento viene annunciato durante una splendida merenda data dai Wilkes nella loro piantagione, le Dodici Querce, dove sono presenti tutti i personaggi che avranno molto a che fare con Rossella: oltre all'amato Ashley e a Melania la quale, nonostante Rossella la detesti, sempre sarà accanto a lei difendendola e incoraggiandola vi è Rhett Butler, rinnegato di Charleston, che, malgrado l'ipocrisia della signorina O'Hara, è viscido, avido, egoista e narcisista come lei. E poi la Guerra Civile, quel mostro che in brevissimo tempo devasterà la tranquillità di Tara, priverà Rossella di tutto ma lei, a differenza dell' abbattuto Ashley, si tirerà sempre in piedi con l'obiettivo di divenire talmente ricca da poter essere felice. Ma possono veramente il denaro, la ricchezza, lo sfarzo dare la felicità?
Margaret Mitchell con il suo stile appagabile, meraviglioso, sublime dalle particolarissime descrizioni ha favorito il mio legame con la protagonista la quale, benché abbia una corazza apparentemente impenetrabile formatasi nei duri anni della guerra e della ricostruzione del Sud, rimane sempre una bambina delusa di non essere diventata come sua madre Miss Elena, emblema della compassione, della sicurezza, della bontà e delle virtù cristiane.
Via col Vento mi ha mostrato quale sia veramente la passione che si può provare per un libro il quale- narrando la storia di un'anima ribelle e focosa che si è sempre ritirata su, che ha cercato di sopportare la povertà, i lutti, le disgrazie sempre a testa alta- ha conquistato il mio cuore e il quale rimarrà per me il Libro per eccellenza.