Narrativa straniera Romanzi Va', metti una sentinella
 

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Va', metti una sentinella

Letteratura straniera

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Uno storico evento letterario: la pubblicazione del primo romanzo di Harper Lee. "Va’, metti una sentinella" è ambientato a metà degli anni cinquanta e presenta molti personaggi de "Il buio oltre la siepe" vent’anni dopo. Scout torna a Maycomb da New York per andare a trovare Atticus. Cercando di comprendere l’atteggiamento del padre nei confronti della società e i suoi stessi sentimenti verso il posto dove è nata e dove ha passato l’infanzia, Scout è costretta ad affrontare difficili questioni personali e politiche. Esaminando come i personaggi de "Il buio oltre la siepe" cambiano di fronte agli eventi turbolenti che caratterizzano l’America in trasformazione della metà degli anni cinquanta, "Va’, metti una sentinella" getta una nuova affascinante luce sul classico di Harper Lee.



Recensione della Redazione QLibri

 
Va', metti una sentinella 2015-11-24 10:40:29 annamariabalzano43
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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    24 Novembre, 2015
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Quando il sequel distrugge il mito

È sempre azzardato scrivere il sequel di un libro di successo. É stata una vera follia, a mio avviso, scrivere il seguito de “ Il buio oltre la siepe”, un romanzo-mito non solo per la società americana che lo ha reso lettura obbligatoria nelle scuole, ma per tutto il mondo che si riconosce nei valori di uguaglianza e libertà che in esso vengono celebrati. La letteratura conosce diversi casi di narrativa sviluppata in ampi cicli, in cui ritornano personaggi che il lettore ha amato e dei quali desidera seguire le sorti nel passare del tempo, ciò con risultati spesso deludenti. Si pensi, tanto per fare un solo esempio, al ciclo dei Rougon- Maquart di Zola. Persino il grande, eccellente scrittore francese fu meno convincente nei romanzi successivi all’Assomoir che pure seguivano le vicende della stessa famiglia.
Nel caso di “Va’ metti una sentinella” il titolo diviene ironicamente profetico, più per il lettore che per la protagonista del romanzo.
Ritroviamo, dunque, la piccola Scout, ormai donna, che rientra a Maycomb da New York per una vacanza. Il mondo intorno a lei appare ai suoi occhi in tutta la sua meschina grettezza di provincia piena di pregiudizi e di limiti. Nessuna pietà Jean Louise-Scout mostra nel giudicare anche i suoi affetti più cari. Il soggiorno nella sua città natale é l’occasione per la sua dolorosa crescita definitiva, il momento per vedere le cose nella loro giusta dimensione, nella loro vera essenza. E ciò che vede non le piace, ma sarà costretta ad accettare la realtà, perché é solo così che potrà continuare a vivere, accogliendo nel proprio cuore anche quei limiti, quei grandi limiti che scopre nelle persone che ama.
Il versetto tratto dalla Bibbia al capitolo XXI di Isaia, “Va’ metti una sentinella”, letto durante la funzione religiosa dal Signor Stone, sarà profetico per Jean Louise. Ella dovrà guardare avanti, approfondire le cose, senza fermarsi alle apparenze.
Senza voler fare dell’ironia, il dramma investe più il lettore che si era affezionato all’immagine di certi personaggi al di sopra di ogni sospetto, e che ora si trova di fronte a eroi dimezzati, che gestiscono i loro pregiudizi e con essi convivono con naturalezza.
Certo il periodo in cui il romanzo fu scritto è stato tra i più complessi per il superamento della discriminazione razziale negli Stati Uniti. Negli anni cinquanta si era in pieno maccartismo, e la caccia alle streghe e il Klu Klux Klan imperversavano e la paura del comunismo era diffusa soprattutto nel ceto borghese e benestante. Questo romanzo, dunque, scritto in quell’epoca ma pubblicato solo ora, sembra voler quasi correggere l’impostazione assai più aperta de “Il buio oltre la siepe”. C’è da chiedersi se la scelta di diffondere ora quest’opera sia dovuta a mera speculazione editoriale o piuttosto a considerazioni più speculativamente politiche.

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Va', metti una sentinella 2020-06-16 11:26:24 AriMonda
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AriMonda Opinione inserita da AriMonda    16 Giugno, 2020
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La coscienza di Scout

“Il buio oltre la siepe” è per molti, me compresa, un grande classico del Novecento, un capolavoro che fonde insieme una tematica scottante e toccante quale il razzismo in America e la paura per il diverso con la curiosità dell’infanzia, la volontà di andare oltre i limiti degli adulti, il porsi domande continue per non fermarsi all'apparenza. Il sequel di Harper Lee in un qualche modo sembrare creare una frattura tra il romanzo che l’ha consacrata con questo nuovo mondo; una nuova protagonista cresciuta, una nuova Maycomb e non quella che avevamo imparato ad amare nelle sue stranezze e nelle sue convenzioni attraverso gli occhi della piccola Scout.

Noto che a molti questo romanzo non è piaciuto. Sicuramente presenta nella trama qualche vuoto e dei dialoghi che sembrano non arrivare mai al dunque, con un che di incompiuto, di non rifinito e limato. Ma non è solo questo aspetto, più tecnico e formale, a lasciare interdetti. Sono, infatti, i personaggi che sembrano andare incontro ad uno stravolgimento che lascia un po’ di amaro in bocca: l’integerrimo Atticus Finch, difensore della legge e degli oppressi, siede accanto a razzisti vanagloriosi che si battono per impedire alla popolazione di colore di ottenere pari diritti; la dolce e apprensiva Calpurnia, ormai anziana e rinsecchita, respinge Scout e si chiude in un silenzio di sdegno “Cosa ci state facendo, tutti voi?”.

Cosa è successo? Harper Lee rinnega il romanzo pubblicato precedentemente? Ci propone una storia che danneggia irreparabilmente i personaggi che abbiamo imparato ad amare? Si tratta di un espediente editoriale per riscuotere attenzioni e denaro?

Personalmente, credo che “Va’, metti una sentinella” sia anche molto altro. E' lo stesso narratore a chiarirlo, forse memore della lezione di Flaubert in Madame Bovary: se ci avviciniamo troppo ai nostri idoli, spesso rischiamo che la doratura ci resti tra le mani, svelando statue di argilla, o peggio, di fango. Il padre di Scout, il grande Atticus, immortalato nella rigida compostezza ne “Il buio oltre a siepe”, nella sua fede nella giustizia, nell'ardore della difesa degli oppressi, ora mostra un nuovo volto, o meglio, l’altro volto. Abbiamo imparato ad apprezzare l’uomo, già avanti con l’età, che si schierava in difesa di un povero innocente contro la città intera, attraverso gli occhi di una bambina, che vedeva il proprio padre con il filtro che solo i figli, ancora piccoli, riescono a frapporre tra sé e la realtà. Un grande Atticus perché osservato da una piccola Jean Louise.

Possiamo intendere questo romanzo come un romanzo di formazione, dove la protagonista, ormai donna, deve fare i conti con la figura paterna, tagliare il filo invisibile che confondeva e fondeva la sua coscienza con quella di Atticus. Lo scontro è inevitabile e doloroso, come in ogni romanzo di formazione che si rispetti: Scout ha scoperto qualcosa di inconciliabile con valori che la muovono, proprio quei valori ereditati dal padre. L’esito della rottura non consiste nel tagliare i ponti, fare le valige e dire addio per sempre a quel mondo incantato della sua infanzia, ma significa chiudere una porta per aprirne una nuova, imparare a convivere con idee contrastanti, imparare ad accettare i limiti dell’uomo che si nascondeva dietro alla maschera di un dio.

Ho letto il romanzo in quest’ottica, senza avvertire una rottura con il precedente ma una normale evoluzione. La letteratura non è statica, ma deve rappresentare la vita e la vita è cambiamento, mutamento, metamorfosi. Indubbiamente il primo romanzo rimane un capolavoro, insuperabile e non paragonabile nella tecnica e nei contenuti a questo sequel, ma non credo che sia da condannare (nonostante la trovata editoriale di pubblicarlo dopo così tanto tempo).

Il tema dei diritti civili, dell’emancipazione e della lotta della comunità afro-americana è tenuto in secondo piano, perché “Va’, metti una sentinella” è un dramma fortemente familiare e personale che ogni individuo deve sicuramente aver vissuto, magari in maniera meno drastica, nel proprio percorso di crescita. Rimane comunque un tema importante e quanto mai attuale in questo momento storico e lascia aperta la possibilità di una speranza!

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Va', metti una sentinella 2020-04-27 17:21:06 Cathy
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Cathy Opinione inserita da Cathy    27 Aprile, 2020
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Era proprio necessario?

Come ormai tutti sappiamo, Harper Lee, autrice del celeberrimo e splendido "Il buio oltre la siepe", iniziò la sua carriera letteraria scrivendo un altro romanzo: "Va’, metti una sentinella", che raccontava le vicende della ventiseienne Scout Finch. Su consiglio di Truman Capote, che leggeva i suoi scritti, preferì poi modificare il progetto e scrisse "Il buio oltre la siepe", con la stessa protagonista più giovane di vent’anni. "Va’, metti una sentinella" è stato dimenticato per decenni, fino al 2015, quando viene improvvisamente pubblicato. La versione ufficiale è che il manoscritto sia stato rinvenuto "per caso" in una cassetta di sicurezza dall’avvocato di Harper Lee e pubblicato con il benestare dell’autrice, che nel 2015 ha ben 89 anni e muore l’anno successivo. Dopo la perplessa lettura di questo romanzo, tuttavia, si fa strada nella mente un’altra possibilità e cioè che tale obbrobrio sia stato tirato fuori dagli eredi della scrittrice, i quali, approfittando della sua tarda età, hanno preso una decisione nel nome del denaro che probabilmente Harper Lee non avrebbe mai preso in autonomia e nel pieno possesso delle sue facoltà mentali. O almeno, voglio sperare che non l’avrebbe mai presa.
Definire "Va’, metti una sentinella" il sequel del "Buio oltre la siepe" è un’autentica offesa a quello che per stile, personaggi e valori trasmessi può essere considerato uno dei migliori romanzi del Novecento. Sciatto, noioso, privo di qualsiasi avvenimento degno di essere definito tale, zeppo di dialoghi spesso oscuri, quasi sempre snervanti e inconcludenti, e allusioni a fatti mai ben chiariti, come la questione dell’Anpg, continuamente tirata in ballo senza mai offrire una spiegazione compiuta degli eventi. Molto, troppo è lasciato all’intuito di chi legge e alle conoscenze già possedute sul clima politico, economico e sociale degli Stati Uniti negli anni Cinquanta. La stessa Scout adulta è deludente, forzata, petulante, lontana anni luce dalla bambina vivace e divertente che ricordiamo.
Molte persone non hanno apprezzato, e a ragione, la dolorosa snaturazione del personaggio di Atticus Finch, che da paladino della giustizia si trasforma in un seguace del Klu Klux Klan. È comprensibile che il lettore appassionato si senta tradito davanti a una simile involuzione di una figura tanto amata, anche se bisognerebbe ricordare che "Va’, metti una sentinella", pur essendo un sequel, è nato prima del "Buio oltre la siepe" e insieme a esso è nato per primo anche questo Atticus oscuro ed enigmatico che non ha quasi più nulla della figura paterna ideale di cui era diventato il vero e proprio emblema. Il problema maggiore, tuttavia, non è tanto il cambiamento di Atticus, quanto piuttosto la mancanza di una solida spiegazione di tale cambiamento, e il semplice timore che la popolazione nera sia impreparata socialmente e culturalmente a sostenere l’incremento dei propri diritti e doveri e vada di conseguenza "bloccata" a uno stato di infanzia perenne non è molto convincente. Il vecchio Atticus non si fermava davanti a nessun ostacolo se sapeva che era giusto scavalcarlo e non si riesce davvero a capire nel profondo perché abbia improvvisamente deciso che questo ostacolo, stavolta, era troppo alto per lui.
Forse perfino la terribile trasformazione di Atticus avrebbe potuto essere accettabile o quanto meno comprensibile se il contesto e le motivazioni fossero state sviluppate di più. Al di là di ogni difetto e mancanza, "Va’, metti una sentinella" ha un problema di base ed è la sua sostanziale incompiutezza: si avverte a ogni pagina che non si tratta di un romanzo rifinito, completo e curato in ogni sua parte e in fondo se la scrittrice aveva deciso di chiuderlo in un cassetto per più di cinquant’anni un motivo c’era. Tutto sommato, sarebbe stato più saggio, da parte dell’intraprendente avvocato di Harper Lee, lasciare il manoscritto dov’era e lasciare a noi intatta la magia e la perfezione del "Buio oltre la siepe".

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Va', metti una sentinella 2019-01-16 19:13:30 68
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68 Opinione inserita da 68    16 Gennaio, 2019
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Verità e mondi inconciliabili

“ Va’, metti una sentinella “, scritto precedentemente ( secondo quanto dichiarato dall’ autrice ) ma sequel de “ Il buio oltre la siepe “, ci riconsegna Jean Louise Finch ( Scout ) venti anni dopo, una giovane donna amabile ma per nulla facile, ritornata per un breve periodo dalla adottiva New York alla natia Maycomb, in Alabama.
Il fratello Jem è morto da tempo, la domestica Calpurnia ormai una estranea, il padre Atticus un settantenne tormentato dalla artrite reumatoide e vegliato dalla sorella Alexandra, lo zio Jack sempre fedele a se stesso, l’ amico Hank ancora innamorato di lei.
Tutto è cambiato e nulla cambia, se non dentro di se’, tra sentimenti e ricordi. La realtà riporta una giovane divisasi tra la moderna e sfacciata metropoli newyorkese e la tradizionalista e sudista terra d’ origine. Il presente per lei una scoperta dolorosa ed infausta, forse definitiva, di certo sorprendente ed inaccettabile.
Atticus Finch, l’ amato padre, depositario della legge, difensore integerrimo di deboli e discriminati ( i neri ), avrebbe inspiegabilmente mutato la propria visione e versione dei fatti, accompagnandosi ad uomini indegni e ad idee razziste che in passato non avrebbe neppure considerato.
Cosa è accaduto e perché, il presente lontano dai ricordi d’ infanzia quando Maycomb era tutto il suo mondo. In quegli anni Jean Louise non si era pienamente resa conto di essere una femmina, tra giorni di attività violente e spericolate, scazzottate,football, arrampicate, un limbo maligno a rappresentare la sua trasformazione da maschiaccio schiamazzante a giovane donna.
A sostenerla l ‘ amore paterno, la più potente forza morale della vita, prodiga della sua compassione e soddisfatta di un mondo confortevole e sicuro.
Ed allora che cosa è questo malefico influsso oggi abbattutosi sulle persone che ama?
Tutti i membri della comunicata’ mostrano una monotona somiglianza, un luogo pieno di malelingue che impaurisce chi vi ritorna e che si sarebbe aspettato, dopo la morte dell’ unico figlio maschio, il ritorno di Jean Louise da Atticus e la sua permanenza a Maycomb.
Oggi tutti la stanno lasciando ma ogni significato è sempre stato li’, bene in vista, sotto il suo naso, se solo si fosse curata di guardare.
Lei avverte una netta contrapposizione con la comunità, una zia estranea ed ostile, Calpurnia che la allontana indifferente, Hank affetto da pazzia ed Atticus… L’ uomo che la chiamava Scout è morto e sepolto, innamorato di una giustizia astratta, scritta in una memoria difensiva, una vita regolata dalla legge, ma l’ isola di ogni uomo, la sentinella di ognuno di noi, rimane la propria coscienza.
Louise si domanda che cosa di sbagliato è insito in lei, quando a cambiare sono stati tutti gli altri, forse è cieca e non ha mai pensato di guardare nel cuore della gente, forse avrebbe bisogno di una sentinella che la guidi e le dica cosa vedere ora.
Dovrebbe seppellire i suoi morti ed abbandonare la propria intransigenza, ma se è facile voltarsi e vedere come si era è difficile vedere ciò che siamo, tra fede e pregiudizio che iniziano la’ dove la ragione finisce.
Ed allora il dialogo con Atticus è impossibile ed inconciliabile? Apparentemente sì, ma la forza di difendere la propria posizione secondo un principio di giustizia rigetta l’incomprensione più profonda, ed il senso delle cose può essere multiforme a seconda delle circostanze.
La stranezza del testo è insita nella propria origine e nella propria storia, in quel messaggio apparentemente contrapposto a quello del romanzo più noto ( nella simbolica figura di Atticus ), ma i tempi cambiano e la convivenza con la realtà ed alcune istituzioni, pur rigettata, doverosamente necessaria, Atticus non è improvvisamente impazzito o razzista, da sempre è il portavoce della legge, l’ incarnazione della legge.
Da un punto di vista strettamente letterario annoterei due momenti rilevanti, il ritorno ad attimi di infanzia perduta ed il drammatico duello verbale padre-figlia, per il resto lunghe pause di normalità e scorci già noti con il dubbio che la scoperta e la tempistica della pubblicazione del romanzo, poco prima della morte dell’ autrice, diano adito ad una riuscita trovata pubblicitaria.

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Va', metti una sentinella 2018-02-22 17:38:43 martaquick
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martaquick Opinione inserita da martaquick    22 Febbraio, 2018
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Maycomb insegna

Apro la mia recensione dicendo che non sono d'accordo nel dire che "va metti una sentinella" non è all'altezza de "Il buio oltre alla siepe". Sono due romanzi diversi ma entrambi pieni, intensi e toccanti.
In questo secondo libro troviamo la piccola Scout che è diventata la grande Jean Louise e torna a trovare il padre a Maycomb. Sono passati anni in cui la donna che vive a New York è cresciuta e ha imparato cosa significa essere adulti e con dei continui flashback ci racconta degli episodi di adolescenza, una sorta di collegamento tra Il buio oltre la siepe e il libro che stiamo leggendo. I racconti sono malinconici e ci raccontano di una Scout che quasi non vuole crescere, non vuole sapere cosa vuol dire essere una ragazza e non le interessa il mondo femminile.
Nella crescita di Jean Louise una cosa non cambia: il suo assoluto rispetto e devozione nei confronti del padre Atticus da cui ha imparato la mentalità e la determinazione.
Ne Il buio oltre la siepe abbiamo amato Atticus insieme a Scout, in Va metti una sentinella purtroppo il padre è una figura che viene quasi stravolta e il succo del romanzo, aldilà dello sfondo politico- razziale, è la crepa che si forma nel giudizio di Jean Louise.
La donna presenzia ad un consiglio cittadino in cui i partecipanti, compreso suo padre, criticano apertamente le persone di colore, usando il termine negro davanti a tutti e Atticus, silenzioso, non si oppone alle parole pesanti che vengono dette. Per Jean Louise è come uno schiaffo in faccia, un pugno nello stomaco perchè non riconosce il padre nei discorsi di questo consiglio.
Jean Louise aprirà una grandissima discussione interiore e anche un grande litigio con Atticus: come può il padre stravolgere tutto quello a cui lei ha sempre creduto ciecamente e spaccarle il cuore con il suo atteggiamento?
Le ultime pagine con il dialogo tra Scout e suo padre sono davvero travolgenti, la lotta di una donna che sostiene le sue convinzioni e un padre che in realtà semplicemente non è perfetto , la scoperta che di solito si fa già da bambini cioè che i genitori non sono degli Dei ma sono le persone che ci hanno cresciuto al meglio delle loro possibilità. Harper Lee scrive magistralmente questa parte che mi ha toccato profondamente.
Mi è dispiaciuto non poter approfondire la morte del fratello Jem, ne veniamo a conoscenza ma non ci viene detto cosa è successo, unica pecca secondo me in questo bel romanzo.

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Va', metti una sentinella 2017-06-24 09:51:25 topodibiblioteca
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topodibiblioteca Opinione inserita da topodibiblioteca    24 Giugno, 2017
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La storia si ripete

Indubbiamente, come già letto in diverse recensioni, questo ideale seguito del “Buio oltre la siepe” di Harper Lee (almeno dal punto di vista cronologico anche se probabilmente è stato scritto prima) è da considerarsi un’opera un po’ deludente da tanti punti di vista: la storia di per sé, i protagonisti che appaiono più appannati e sembrano avere perso quei tratti così caratterizzanti che avevano in precedenza, il meccanismo narrativo basato su flash back e ricordi del passato evocati da Jean Louise, forse più fini a sé stessi che significativi nell’ambito della narrazione.
Sicuramente la più grande delusione è rappresentata però dalla figura di Atticus Finch, il padre di Scout-Jean Louise, l’avvocato difensore del ragazzo di colore accusato di stupro nel “Buio oltre la siepe”. Qui Atticus è un’altra persona, sembra essere stato contaminato da qualche virus razzista, non apparendo così diverso dalla popolazione della contea di Maycomb alla quale si è allineato. Insomma sembra proprio possedere i crismi del classico sudista conservatore che ritiene di dovere preservare e salvare la propria specie dal pericoloso avanzare della popolazione di colore, dalla loro incessante richiesta di ottenere i diritti civili.
Tuttavia credo che la forza del libro stia proprio in questa scoperta, nel dialogo serrato e drammatico tra padre e figlia, nello svelamento delle diverse e inconciliabili posizioni tra una ragazza progressista emigrata “al nord”, nella città di New York, che sembra ormai avere acquisito la cultura e la visione tipicamente yankee, e un vecchio e stanco signore del sud che lotta per la conservazione di uno status quo. In queste pagine infatti è contenuta una universalità che va oltre la vicenda di questo romanzo, ci sta una visione complessiva dell’umanità che fa capire quanto la Storia (quella con la “s” maiuscola appunto..) tenda a ripetersi ciclicamente, quanto gli uomini anche a distanza di anni pur cambiando il contesto tendano ad avere le stesse paure e ripetere gli stessi discorsi. Perché molto spesso, come chiosa il fratello di Atticus verso la fine, “Il pregiudizio e la fede…hanno qualcosa in comune: cominciano entrambi là dove finisce la ragione”.

In ogni caso alle frasi seguenti basterebbe sostituire la parola “negro” ad esempio, con “migrante” ed il gioco è fatto, ognuno tragga le proprie conclusioni.
“Vuoi vagonate di negri nelle nostre scuole, nelle nostre chiese e nei nostri teatri? Vuoi che facciano parte del nostro mondo?..........Vuoi che i tuoi figli frequentino una scuola il cui livello è stato abbassato per accogliere i piccoli negri?.....Cosa succederebbe se a tutti i negri del Sud venissero improvvisamente concessi i diritti civili?......Ti piacerebbe che il governo dello Stato finisse in mano a persone incapaci di amministrare?......”

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Va', metti una sentinella 2016-03-22 18:00:38 BeaBonheur
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BeaBonheur Opinione inserita da BeaBonheur    22 Marzo, 2016
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l'attesa era tanta

Nutrivo grandi aspettative quando ho acquistato questo romanzo: pregustavo già la gioia nel reincontrare quei personaggi che avevo profondamente amato, adorato, ammirato ne Il buio oltre la siepe, ai quali è stato così naturale affezionarmi col cuore. Persone, più che meri personaggi letterari, che per me sono sempre stati vivi davvero, che hanno preso vita nel mondo della mia fantasia ed ai quali guardavo con immenso affetto.
Ora, quelle "persone", con decenni e decenni alle spalle dalla loro esistenza, appaiono ai miei occhi estremamente sbiaditi, persi nel racconto ed in loro stessi. Sembra che abbiano smarrito il loro essere, per mutare insieme alle circostanze vorticose. Essi e la storia mancano di animo e di forza ma restano altresì rassegnati a perdere un mondo che col tempo è svanito e non c'è più: il mondo della loro giovinezza, che, come quest'ultima, se n'è andato per sempre.
La mia Scout, il signor Finch, Jess, Cal dove sono finiti? Sono cambiati per sempre; e quella Maycomb che conoscevamo non è più quella del nostro cuore.

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vi consiglio di conservare nel vostro immaginario il mondo de Il buio oltre la siepe perchè qui trovate una realtà molto differente ai vostri occhi
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Va', metti una sentinella 2016-03-07 09:34:35 violetta89
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violetta89 Opinione inserita da violetta89    07 Marzo, 2016
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Se amate il buio oltre la siepe, non leggetelo!

Pur avendo sentito di opinioni negative riguardo questo libro, ho voluto comunque provare a leggerlo: non avrei dovuto farlo!
Tutto quello che avevo amato ne "il buio oltre la siepe": la bontà e la forza dei sentimenti dei due bambini, il profondo senso di giustizia di Atticus, il grande rispetto che lega le persone della famiglia e che traspare anche verso gli altri è molto forte, in questo seguito non si ritrova niente di tutto ciò ed è una cosa che mi ha completamente deluso. I personaggi hanno perso i loro ideali, sono stati travolti dalle circostanze e dagli eventi della vita, il che li ha resi più meschini e cinici, orientati a voler trovare il loro tornaconto a tutti i costi anche mettendo da parte loro stessi e ciò in cui prima credevano.
L'unica che non è cambiata è Scout che infatti, tornata a casa dopo un periodo trascorso a New York, non riconosce più nessuno dei suoi cari né la città in cui vive, e ciò toccherà il culmine con una brutta litigata col padre.
Quello che vorrei fare ora è far finta di non aver letto questo libro, fare un reset totale, cosa che non sarà difficile visto e considerato che non mi ha lasciato nulla. Voglio ricordare Scout, Jem e soprattutto Atticus combattivi, buoni e giusti, così come lo sono nel Buio oltre la siepe e pensare che anche in un eventuale prosieguo della storia siano rimasti sempre così.

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