Una pedina sulla scacchiera
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Recensione della Redazione QLibri
E L'ARROCCO DELLA TORRE
Specchio.. specchio delle mie brame,
Némirovsky,chi è che gioca nel tuo rame?
Per chi ha avuto modo d’incontrare questa scrittrice sembra quasi inutile il riaffermare il suo grande stile:lieve,penetrante,coinciso dell’umanità lisergica nel più antico metallo,con quella sua conducibilità elettrica e termica elevata.
Ascende e discende nelle piaghe del meccanismo umano come la più grande ladra ascoltatrice,non ci sono giudizi ma solo sentimenti che si muovono tra il bianco e il nero e grandi occhi e grandi mani stetoscopiche e grandi orecchie che afferrano.
In questo racconto il protagonista è il rame che si ossida,diventa lattiginoso ,una materia che in realtà non ha movenza ne risoluzione ma un'apatia vacua,diciamo pure..é quanto di più fastidioso e snervante si possa incontrare.
James Bohun,capo di un’azienda di rilevanza internazionale produttrice di acciaio,definito come Attila (“dove passa lui crescono solo rovina e guerra”) che verrà schiacciato dalla grande crisi degli anni 30,travolto dal crollo della borsa e dalle sue terribili conseguenze per tutta l’economia,riesce comunque,seppur senza grandi prospettive per la situazione disastrosa ,ad assicurare un posto da dipendente al figlio Christophe nell’azienda di famiglia che per ragioni finanziarie ha dovuto cedere al suo assetato socio Beryl.
Ed é proprio Christophe ,rinchiuso in questo ruolo da semplice impiegato che svolgerà come un automa,reiterandosi nel totale nichilismo ed assenza di ambizioni o sogni,la pedina del racconto.
Si limita a sopravvivere tra le pieghe della sua famiglia,che subisce come fosse un estraneo,una moglie che sembra ritrovarsi nella sua vita e per cui prova avversione,dimenticando prima delle necessità del tetto famigliare,la scintilla che li ha uniti,un figlio che non sopporta e Murielle la cugina da sempre innamorata di lui.Appare a sprazzi in questo meccanismo degenerativo la lucidità che la vita è oltre l’abitudine ma l’unico rimedio che subisce invece che cercare,è il dio denaro,la chiave che percepisce come la via di salvezza immaginaria ma che in termini pratici non prova nemmeno a raggiungere.
Circondato dall’ibernazione sulla visione futura ne diventa lui stesso l’emblema assoluto,scarno di ogni forma di reazione,spogliato di energie positive e lungimiranti che scavalchino il suo piccolo io assettico,prigione in cui sembra crogiolarsi e compatirsi
Alla morte del padre,però,trova nel cassetto dei documenti che potrebbe utilizzare per ribaltare completamente la sua situazione… cosa farà?
Vorresti scuoterlo,strangolarlo con le sue stesse mani ma in fondo è proprio questo che la scrittrice vuole,capire quanta lucidità può avere la totale incombenza nel pensare che tutto non ha un senso con gli occhi privi di pupille.
E’ questo che desidera:reagire mentre tu osservi
Nonostante l’allure pessimista sfogliando l’ultima pagina hai voglia di fondere quel rame con la consapevolezza che l’oro è proprio lì vicino,senza soluzioni preconfezionate,degne di una magistrale penna tinta di maestria alchemica che porta il nome di Némirovsky.
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QUANDO NULLA ACCADE
È difficile raccontare di vite inutili, storie vuote, persone ignave, situazioni rafferme. Némirovsky ci riesce, toccando picchi di eccelsa letteratura. E ciò accade, poiché questa autrice ha la rara capacità di intercettare sentimenti, dinamiche familiari e amorose, pensieri appena abbozzati, che spesso sfuggono alla percezione propria e altrui, e a decodificarli in parole.
Non si tratta di raccontare una storia, bensì di rappresentare la vita ordinaria di persone qualunque, in cui spesso non accade proprio nulla. Un nulla che non ha essenza, non ha barriere tangibili.
Eppure è una prigione ferrea dalla quale non si può sfuggire, né con il denaro, né con altri effimeri piaceri, poiché rappresenta lo scarto tra gli angusti limiti della propria dimensione fisica nel mondo e l’infinita grandezza del proprio IO interiore.
E così la noia, la mediocrità, l'indifferenza prendono il sopravvento e inaridiscono gli animi. Persino le esperienze più intense di amore e morte sono pesi opprimenti che si consumano in una lenta agonia.
Alla fine non resta davvero nulla da dire, sembra sentir sospirare il rassegnato Christophe.
Eppure Némirovsky dice, dice tanto, essendo riuscita a divenire, nell’arco della sua breve, drammatica, esistenza, una delle più belle voci della narrativa del Novecento.