Un ragazzo
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About a man and a boy
Scopro Nick Hornby per la prima volta, a caso, complice una offerta lampo nello store cui mi rivolgo regolarmente. È un ex insegnante che decide di dedicarsi alla narrativa e lo fa con successo, poiché i suoi libri sono divenuti dei best seller famosissimi che hanno visto la trasposizione cinematografica. Sto parlando di “Alta fedeltà”, per citare il più famoso, di “Un ragazzo”, di cui mi accingo a lasciare una sincera opinione.
I protagonisti sono due: un dodicenne, Marcus, e un uomo, Will Freeman, trentaseienne. Il primo, un ragazzino figlio di genitori separati ed inetti, che deve adattarsi alla metropoli londinese dopo aver trascorso l’infanzia a Cambridge, trova molte difficoltà nel farsi accettare dal gruppo dei pari. E il secondo, dal cognome simbolico che esprime già la sua condizione di scapolo inguaribile, rifugge da ogni legame ed ogni responsabilità, vive di rendita, non lavora, cerca di colmare il vuoto della sua vita corteggiando solamente belle donne, cui chiede un legame di breve durata.
Le vite dei due coprotagonisti ad un certo punto si incontrano e da lì comincia un percorso che, intrecciato ad altri eventi significativi, condurrà ad una crescita per entrambi, ad un cambiamento di prospettiva quasi necessario, direi, per la costruzione di un nuovo equilibrio.
Il romanzo è stato definito divertente e viene spesso consigliato a chi cerca una lettura leggera che faccia sorridere e al tempo stesso permetta di riflettere sulle tragedie della vita moderna. La madre di Marcus è una donna profondamente depressa, che tenta spesso di togliersi la vita; Ellie, la migliore amica di Marcus, è una ribelle, una quindicenne disinibita, con una mamma separata inetta quasi quanto quella di Marcus. È il romanzo della società delle coppie “scoppiate”, vi riporto infatti un passo con la battuta del dodicenne Marcus quasi alla fine del libro:
[Will dice, riferendosi alla donna di cui è innamorato]
“Se restiamo insieme per sempre?»
«Bene. Splendido. Vedremo. È che non penso che il futuro sia delle coppie.»
Altro che libro divertente e leggero! Un ragazzino di dodici anni che, alla luce di quanto ha visto succedere ai suoi genitori e ai genitori degli altri ragazzi, con tanta non chalance distrugge le idee (finalmente!) romantiche di Will... fa riflettere. È una storia dove le figure genitoriali, in particolare quella paterna, risultano completamente distrutte, poiché totalmente incapaci di fare da guida al proprio figlio che sta per lasciare, per usare la metafora di Hesse a me tanto cara, la sponda dell’infanzia per attraversare l’impervio fiume dell’adolescenza e raggiungere la riva della nuova consapevolezza dell’essere adulti.
Nell’età più critica i genitori dell’età contemporanea, separati ed inetti, non sanno più ricoprire il loro ruolo di educatori e di sostenitori della crescita.
Paradossalmente Will, che è scapolo, fa finta invece di essere padre single, iscrivendosi al GASS, associazione genitori separati, per accalappiare belle donne. Assurdamente in questo caso la figura paterna è un meschino mezzo per far colpo e portarsi le belle mamme separate a letto.
Un questo romanzo è assente ogni idealismo ed ogni ipocrisia, non ci sono troppe descrizioni, la scrittura è fluida e meravigliosamente scorrevole. I personaggi sono reali, credibili, tangibili, privi di ogni filtro, calati profondamente nella realtà metropolitana londinese attuale. Una realtà dove è difficile crescere senza, duro ad ammettere, omologarsi agli altri.
Marcus, ragazzino particolare, timido, abituato a vestirsi secondo i gusti della mamma, ad ascoltare la musica di Mitchell, cambia : si fa comprare scarpe e vestiti di moda, ascolta i Nirvana. Essere se stessi e diversi non paga. Questo è il messaggio finale, condivisibile o meno.
Un bel libro.
Indicazioni utili
Non ci siamo, Mr.Hornby...
Prendete una balena, una lumaca, un pendolo e una grossa busta di zucchero, uniteli e otterrete "Un ragazzo" di Nick Hornby, ovvero un pedante, ripetitivo, lentissimo, sdolcinato e pesantissimo mattone.
Di quest'autore avevo già letto "E'nata una star?" che non mi era piaciuto granchè e ho voluto riprovare con questo libro (osannato dai lettori come uno dei suoi capolavori) giusto per farmi un'idea di questo benedetto Nick Hornby.
Ebbene, "Un ragazzo" mi è piaciuto perfino meno del primo che ho letto.
A cominciare dai difetti sopra elencati, una delle cose che mi ha dato più fastidio sono i personaggi che non conquistano, non hanno niente di speciale, non ti ci affezioni, sono talmente banali e stereotipati che li si può tranquillamente trovare nell'angolo dietro casa propria. In primis il protagonista Will Freeman, un totale menefreghista sociale desideroso soltanto di andare a letto con tutte le donne possibili e inimmaginabili, e lo stesso vale per Fiona che, anzichè preoccuparsi del proprio figlio, pensa solo a se stessa, alle sue paturnie mentali e ai suoi innumerevoli spasimanti! E Marcus, il figlio di Fiona, è un tizio visto e stravisto nei libri, in tv, al cinema: il solito secchione sfortunato e deriso dai compagni che alla fine in qualche modo riesce sempre a riscattarsi. Sono personaggi talmente freddi e vuoti che fanno rabbrividire!
Le delicate tematiche affrontate riguardanti la solitudine personale, il disagio interiore e l'accettazione di sè hanno inoltre tutti i requisiti per far piacere il romanzo, ma a me sono sembrate soltanto delle prerogative dell'autore per tentare di far piacere i suoi "eroi" protagonisti e in qualche modo per potersi salvare come scrittore.
In conclusione, non credo proprio che leggerò altri libri di Nick Hornby se sono tutti così.