Un piede in paradiso
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Ricerca infruttuosa di un mistero già noto
Jocassee, Monti Appalachi, America del Sud, anni ‘50, il luogo di una memoria destinata a scomparire nella terra e nell’acqua, eco di un mondo perduto. Presto i discendenti dei coloni giunti qui dalla Scozia e dal Galles, dall’ Irlanda e dall’ Inghilterra, spariranno, come gli indiani Cherokee che hanno soppiantato. Tra quindici o venti anni non rimarrà altro che acqua e tutto verrà sommerso da una diga costruita da una compagnia elettrica che ha acquistato quella terra.
Cinque protagonisti di altrettanti capitoli rievocano la memoria dell’ accaduto in epoche diversi, un’ unica storia, pezzi di verità tra le voci che li accompagnano.
La sparizione di un uomo, Hollande Winchester, una testa calda reduce dal fronte, partito, ferito, morto ammazzato, non si sa, i sospetti di una madre, il suono di uno sparo in lontananza.
Uno sceriffo, Will Alexander, insegue possibili tracce con una certezza indimostrabile, che quell’ uomo sia morto e si trovi da qualche parte nel raggio di due chilometri. Le indagini rivivranno i giorni di un’ infanzia perduta quando tutto pareva conservarsi per sempre, una giovane età e un destino di felicità, compreso il proprio matrimonio, fino a quel dannato anno ( il 1941) e a un cambiamento di rotta, quando tutto improvvisamente svanì, capovolto da un destino ricoperto di morte.
Allora Will aveva pensato di andarsene, lasciando la moglie Janice, per poi tornare da lei, convinto che la perdita del loro bambino li avesse uniti in un modo più duraturo dell’ amore e forse avrebbe potuto tornare a essere figlio e fratello e imparare a essere zio.
Oggi la sua vita è li’, a Seneca, accolta l’ instabilità del proprio destino e quella diga che si farà , una valle sepolta da un lago.
C’è una piccolo nucleo famigliare ( Amy e Billy ) costruito e forgiato dal duro lavoro nei campi, da stagioni di povertà, rafforzato da una solitudine estrema che ha cementato un rapporto di coppia che pareva dissolto estraniandola da una colpa che la inseguirà e la tormenterà per anni fino alla resa dei conti e a un duro prezzo da pagare.
C’è un ragazzo esposto allo sguardo di una vecchia, su di lui sempre posato, che ignora che cosa lo aspetta, non conosce il passato, figlio di orrore e menzogna.
E c’è chi vede la tragedia del presente, un mondo dimenticato e sommerso senza futuro, se non altrove, mentre la natura feroce e indifferente è stata violata riesumando i resti del passato e riportando un senso di giustizia finora negato.
Nuove relazioni sgorgheranno sulle ceneri di una verità che fa male, in attesa di un futuro da decidere.
Un romanzo con una asciutta crudeltà esposta, la ricostruzione e rappresentazione di un mondo perduto, più generazioni a confronto, famiglie perse nell’ indifferenza, rafforzate da una colpa condivisa, alla ricerca di un soffio di normalità improbabile all’ ombra di una verità sepolta per sempre sotto le acque di un lago.
Ron Rash espone un mistero ben presto rivelato al lettore ma non ai personaggi stessi, una storia nella storia, un mondo che da’ voce al racconto, che pone la trama al servizio di quella che parrebbe una ricostruzione storica, ambientale e relazionale che si protrae per anni in una comunità destinata alla dissolvenza.
C’è da chiedersi se ciò sia sufficiente a creare un buon romanzo ( che non è un giallo ),ho avuto l’impressione di leggere un qualcosa che dalle ceneri della propria peculiarità stupefacente ( la sparizione di un uomo e la sua ricerca ) finisce con il raccontare una storia uniformemente di superficie, più voci a rappresentare un’ unica voce, con l’idea di fondo, la rappresentazione di un universo relazionale in una terra storica, non sufficientemente elaborata o semplicemente poco profonda e ammaliante.
Ed allora rimangono dubbi sulla bontà del narratore, che non conoscevo, la cui prosa è stata affiancata alla grande tradizione letteraria del Sud degli Stati Uniti, forse la lettura di un romanzo non è sufficiente per dare un giudizio definitivo.
Indicazioni utili
- sì
- no