Un mondo innocente
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Ami Sakurai si è fatta un nome in Giappone come giornalista controversa, grazie a una serie di reportage sugli incontri sessuali a pagamento a Tokyo. Il pubblico ha accolto Un mondo innocente con un misto di stupore e sconcerto: il romanzo ha comunque assicurato alla Sakurai un largo seguito di giovani donne che vedono in lei una con - testatrice dell’attuale concezione della femminilità nipponica.
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Gli aspetti più oscuri della natura umana
Lettura decisamente diversa che non posso esimermi dal commentare in modo più personale (forse in questo caso dovrei proprio dire da educatrice di comunità) e meno obiettivo.
"Diverso" è il termine che credo si addica di più a Un mondo innocente. Un romanzo breve che lo si odia o lo si ama. Ammorbante, fastidioso, provocatorio; a cominciare dal titolo, volutamente sarcastico. Ami Sakurai sconsacra l'amore. Lo eviscera, ne prende le parti più nere e inaccettabili e le innesta nella mente sveglia e nel cuore perverso di una diciassettenne fragile e ferita, figlia delle contraddizioni più cupe e dei tabù più silenziosi. Ne emerge una visione completamente oscura del sentimento dell'amore, che la protagonista mescola alle sfaccettature più sordide del sesso. Non per voluta ribellione. O almeno non solo, ma perché è l'unico modo che ha di amare, l'unico mondo che conosce, tra le dinamiche di una famiglia solo all'apparenza normale. Con il suo romanzo, Ami Sakurai ci sottopone a degli interrogativi spesso e troppo comodamente ignorati: in una società moderna e perbenista, quali sono i veri tabù? Come li affrontano gli adolescenti emarginati dallo stesso perbenismo? Come lo vivono un uomo o una donna ancora in divenire? E possono tali creature frammentate e violentate nella mente e nel corpo definirsi ancora esseri umani? Che ruolo e quali responsabilità hanno gli adulti? E poi, l'interrogativo più antico e filosofico: gli errori dei genitori ricadono sempre sui figli?
Passando a qualche nota tecnica: la narrazione è in prima persona, e non poteva esssere altrimenti, visto il chiaro intento di calare il lettore fino in fondo nel mondo di eccessi della protagonista. Lo stile è netto, come mi piace definirlo in simili casi "chirurgico": niente fronzoli, niente edulcorazioni.
Ami è comunque un'autrice giapponese, e la poesia insita nella sua cultura si fa sentire tra le pagine crude con qualche perla di saggezza e tratti delicatissimi, in particolare nei punti di maggior introspezione.
Concludendo: a mio parere, un romanzo ben riuscito. Non lo consiglio di certo a chi ama letture blande e moraliste, ma può essere perfetto per chi desidera guardare oltre le regole sociali ed etiche del mondo moderno, per scorgere gli aspetti più sordidi e controversi della natura umana.