Narrativa straniera Romanzi Un giorno ti porterò laggiù
 

Un giorno ti porterò laggiù Un giorno ti porterò laggiù

Un giorno ti porterò laggiù

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A quei tempi, all'inizio degli anni Sessanta, non eravamo ancora donne ma ragazze. E questo era visto, senza ironia, come un vantaggio." Comincia così Un giorno ti porterò laggiù: un autoritratto intimo e spietato di una giovane studentessa senza nome che, per quanto dotata di un'intelligenza assai acuta, ha una disastrosa inclinazione per l'ossessione. Il romanzo si apre con la protagonista "Anellia" (un nome fittizio che assume in diverse occasioni) che ricorda i suoi primi anni alla Syracuse University. La sua storia è un terribile intreccio di alienazione e disperazione: è ossessionata dalla prematura morte della madre e dal relativo senso di colpa che i fratelli e il padre le hanno istillato.



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Un giorno ti porterò laggiù 2017-01-03 19:49:47 Mario Inisi
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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    03 Gennaio, 2017
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L'amore secondo Cartesio

"Meglio pensare che l'universo sia razionale e che si possa giungere a conoscere una piccola parte della sua verità per quanto falsa sia".
Il romanzo racconta la storia di una studentessa di filosofia povera sia di soldi che di affetti dato che la madre è morta poco dopo la sua nascita di tumore e che il resto della famiglia la incolpa di quella perdita. Per questo nonostante sia brillante e intelligente, troppo perchè la sua intelligenza le sia utile, è definita disadattata e asociale. In realtà la maggior parte dei suoi problemi le viene dalla socievolezza cioè dal desiderio di essere accettata e amata e di avere delle sorelle. Le "sorelle" approfittano del suo desiderio di inclusione per avere vantaggi scolastici. Con lo stesso esagerato spirito di adorazione, la ragazza si innamora di un compagno di corso molto più grande di lei, anche lui disadattato perchè nero (siamo in un ambiente stranamente molto razzista) oltre che poco socievole.
"Tra uno e nessuno si stende l'infinito". Forse su questo si basa la strana storia d'amore, se d'amore si tratta, essendo adorazione da parte di lei e un mezzo rifiuto da parte di lui. In un certo senso il cammino è utile a entrambi, dato che lei sembra liberarsi dalla schiavitù del desiderio dell'approvazione altrui e lui fa uno scalino che lo avvicina a un altro essere umano. La storia del loro rapporto non è chiara e lui soprattutto è abbastanza oscuro (ha moglie e figlio ma non ne parla subito con lei). Lei, Anelia, è riassunta in quel nome che richiama l'idea di anelare e annullare e di non essere come se la sua essenza consistesse nel sacrificio di sè per amore. Anellia fatica a capire le leggi del mondo o forse le capisce ma non sa farle sue e regolarsi di conseguenza. La storia d'amore è una negazione del corpo in quanto il rapporto tra i due è soprattutto intellettuale: lei è quasi anoressica e lui è soprattutto una voce dentro un corpo che avrebbe potuto essere anche molto diverso. Una voce che parla e non ascolta. Non chiama mai Anellia con il suo vero nome come se lei non fosse importante ma esistesse solo in funzione di lui. Eppure, anche se la storia inizia con un certo palpabile odio da parte di lui per la pelle bianca di lei, poi sembra fare stentati passi avanti.
La storia fa pensare che l'universo non sia razionale, dopo tutto. Che la fiducia nella razionalità e nella logica siano mal riposte, che la filosofia sia il sogno del disadattato che cerca di mettere ordine, un ordine per lui rassicurante e comprensibile, dove non ce n'è. In un certo senso il desiderio di capire è un'esigenza di controllo sul mondo che nasce dalla sfiducia estrema nel mondo che va tenuto a bada come un animale pericoloso. Ma la domanda che cosa vuoi da me che il nero fa in continuazione alla ragazza non ha una risposta razionale perchè la risposta razionale prevederebbe di stare alla larga da una simile situazione. Il nero vorrebbe capire l'amore ma non può capire ciò che non si afferra con la mente. Forse il rapporto di reciproco affetto può far digerire ai due la possibilità che non tutte le risposte siano raggiungibili con una intelligenza brillante ma razionale e logica.
La conclusione "se fra noi andrà tutto bene ti porterò quaggiù" è molto carina ma ci vuole un filosofo per prenderla con filosofia, qualsiasi altra persona farebbe un gesto poco elegante a quel punto del racconto.

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