Un amore senza fine
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Quando l'amore sconfina nell'ossessione
“Quando avevo diciassette anni e obbedivo soltanto ai perentori comandi del cuore, ho abbandonato il sentiero della vita normale e nell’arco di un attimo ho distrutto tutto ciò che amavo”.
Spencer non va tanto per il sottile e mette in bocca al protagonista-narratore queste parole in un incipit dal forte contenuto drammatico che indirizza immediatamente il lettore, preparandolo ad una storia cruda che non sembra riservare un lieto fine. Eppure nonostante queste note non liete che immediatamente portano allo svelamento di un evento terribilmente tragico (il giovane protagonista David che pazzo d’amore a causa dell’allontanamento che ha dovuto subire dalla sua amata Jade da parte del padre di lei, darà fuoco alla casa dove la famiglia abita), la narrazione viene edulcorata dal tema portante dell’amore. Di quell’amore senza fine che non solo fornisce il titolo al libro ma che in qualche modo si pone come tema centrale nella visione di Spencer in quanto, come raccontato dallo stesso David:
”Se l'amore senza fine era davvero un sogno, era un sogno comune a tutti, ancor più comune del sogno dell'immortalità o di viaggiare nel tempo, e a pormi su un altro piano non erano i miei impulsi ma la caparbietà, l'intenzione di spingere il sogno oltre i limiti della ragionevolezza e affermare che quel sogno non era l'inganno di una mente in delirio ma una realtà tangibile almeno quanto quell'altra illusione, più esile e infelice, che chiamiamo vita normale”.
Dunque è proprio l’amore passionale, quello vissuto da David e Jade e che coinvolge mente e corpo fino a diventare un’ossessione, a rappresentare la chiave di lettura di un romanzo scritto nel 1979 ma che tuttora, anche grazie ad un forte tam-tam social, continua ad appassionare generazioni di lettori che in qualche modo si identificano in certe dinamiche. David non risulta un personaggio positivo, lungo l'arco della narrazione le nefandezze e i comportamenti esibiti suscitano forse più condanna che giustificazione. In ogni caso, a lettura ultimata, prevale un sentimento di tristezza e compassione che si ricollega inevitabilmente a quelle emozioni provate e condivise con Jade, che trovano una sublimazione nelle pagine finali, quando finalmente si scopre chi è il vero destinatario della lunga confessione di un David ormai maturo, passato da anni vissuti all’interno di una struttura psichiatrica per guarire dal suo “mal d’amore”.
Non è solo la storia di per sé ad appassionare, in quanto l’elegante e coinvolgente prosa di Spencer allarga la visione contestualizzando il racconto in un’America nella quale vizi e costumi degli anni Sessanta del secolo scorso ci portano direttamente al periodo dell’amore libero, del consumo di droghe e di LSD, che in qualche modo forniscono un valore aggiunto all’intero impianto narrativo
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Amore impossibile
….” In quella notte di agosto del 1967 ho dato fuoco alla casa dove vivevano le persone che più veneravo al mondo, una notte che divide ancora la mia vita”..
L’ incipit del voluminoso romanzo “ Un amore senza fine “ ne è anche la sinossi, laddove la voce narrante, David, si rivolge in prima persona al passato rievocando una vita indirizzata da quel terribile gesto adolescenziale, un gesto estremo e premeditato per salvaguardare e distruggere un amore idealizzato improvvisamente sottrattogli.
Lo stesso protagonista, anni dopo affermerà
…” Basta un niente a segnare una vita intera, il modo in cui gli altri ti vedono e quindi anche il modo in cui ti vedi tu, determinando il tuo comportamento”…
Nel mezzo cinque anni di cura, ripensamenti, desideri, riabilitazione, un rimuginio interiore che rivive l’ accaduto come nuovo inizio, non la fine di tutto, che aspira a riappropriarsi di ciò che credeva perduto per sempre, riabilitandosi agli occhi di chi lo ha cancellato, non lo ha dimenticato, riconquistando l’ amore perduto.
La rivisitazione dei fatti, univoca, fa credere a David di avere smarrito il senno a causa del proprio amore, maltrattato e disperso, la scissione del proprio io in comportamenti dovuti e regolamentati, un percorso riabilitativo che ha previsto ricoveri, libertà condizionale, analista, reinserimento e controllo sociale, in se’ un unico scopo, la volontà di riunirsi a Jade e alla sua famiglia, I Butterfield.
La distruzione di un luogo dove si credeva di sostare, un nucleo familiare che avrebbe sostituito il proprio, una casa in cui tutto veniva condiviso e discusso e dove i bisogni erano molto più numerosi della possibilità di soddisfarli, un amore assoluto, Jade, universo impossibile da avvicinare, criticare, conoscere.
Come in una seduta psicanalitica delle più impegnative si rievocano le possibili cause e concause del gesto criminoso, pazzia, incidente, premeditazione, braccio armato della volontà distruttiva di altri.
Una ricostruzione che evidenzia complessità, incomunicabilità, famiglie implose, disgregate, contraddittorie, sostituite, una solitudine vaga e totalizzante per un diciassettenne che ha ridotto tutto in cenere.
Dopo cinque anni c’è chi vive e chi sopravvive, segnato per sempre, chi mostra crepe e menzogne rivelando verità nascoste, a David rimangono le lettere di Jade, il rapporto amorevole con il padre, la corrispondenza epistolare con Anne.
Nello sviluppo di una trama percorsa da una scrittura fluida, colloquiale, un lungo monologo che scorre alternando realtà a soggettività, David si divincola tra certezza e desiderio, tutt’ora sconosciuto a se stesso, invischiato in quella follia detta amore che lo ha ancorato al passato, sottostimando quanto il fluire del tempo negli accadimenti lo abbia cambiato, influenzato, indirizzato, in una maturazione che non preveda un’ egocentrica, narcisistica, adolescenziale versione di se’.
Se esiste una possibilità di riscatto, a ciascuno concessa, la bramosia inevitabilmente ritorna e il peccato originale indirizza una vita che si credeva risorta, espiata, corretta, in realtà ancora imbrattata di traumi, dolore, odio.
E allora quale relazione tra amore e sofferenza, come rivivere le ceneri del passato, quale condivisione tra l’ immobilità affettiva e il lasciare andare?
Domande difficili, risposte inevase, al centro il dolore, passato e presente, mentre uno strascico di quello che fu invade il quotidiano in una dimensione di morte e uno stato di menzogna obbligata cerca di salvare se stessi e una relazione di fatto malata e sepolta.
Forse gli esordi di un amore, così giovanile e totalizzante ma ossimorico, l’ ingresso in una famiglia ( David ) e il liberarsi della stessa famiglia ( Jade ) possedevano già le stigmate di un sentimento impossibile, impuro, deragliato, pericoloso.
La realtà incombe, il passato ritorna e non concede sconti, non resta che evadere dall’ insostenibile e annullarsi nel senso di colpa.
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L'amaro epilogo
«Soltanto Hugh, che era stato in guerra e anche in un campo di prigionia, soltanto Hugh sapeva per esperienza diretta con quanta violenza il normale corso della vita possa a volte venire sconvolto.»
“Un amore senza fine”, classe 1979 e ripubblicato sempre da Sellerio con nuova traduzione a cura di Tommaso Pincio, a cui vanno i miei più sinceri complimenti per l’ottimo lavoro e per avere realizzato un testo capace di tenere avvinti i lettori dall’inizio alla fine del componimento, è un libro che fa pensare a un grande sentimento, un amore eterno ma anche un amore a lieto fine. È un po’ il sogno di ogni coppia, di ogni nuovo legame che si alimenta di quella speranza e unicità tali da far credere nell’eternità di un tempo che si scandisce da battiti che non hanno fine. Ma è davvero possibile un amore del genere? Un sentimento così puro, forte e disarmante può davvero vivere senza che la vita si prenda gioco di lui? È davvero possibile rendere vivo quel sentimento oltre le difficoltà? E se queste fossero tali da portare l’amore a vivere su binari paralleli sino a rendere quel sentimento quasi una ossessione? Quanta forza possono avere gli eventi sull’indole umana e la sua volubilità?
«Come trovare posto tra la gente e come imparare a desiderare di trovarne uno? Non avevo niente da dire a nessuno; tutto quello che mi interessava non riguardava che me.»
Il confine, talvolta, tra follia e amore può davvero essere labile ed è inevitabile, nel leggere questo scritto, riscontrare alcune peculiarità che nella mente riportano a “Follia” di McGrath, seppur tenendo conto delle dovute differenze, seppur tenendo conto che a differenza del primo quest’ultimo romanzo è stato scritto successivamente e pubblicato solo nel 1996.
Ma “Un amore senza fine” non solo la storia di un amore, è la storia di David. Il giovane ha poco più di diciassette anni quando lo scritto ha inizio. Vive con Arthur e Rose, attivisti di sinistra, comunisti rossi, nella Chicago degli anni ’60. I genitori sono persone tendenzialmente rigide, attaccate agli schemi, abitudinari e refrattari verso tutto quel che esce dalla disciplina del partito. È nascosto tra le siepi, il ragazzo. Vuole attirare attenzione. Il suo unico desiderio è quello di riunirsi a Jade, la ragazza che ama e figlia dei Butterfield. Tanto però i suoi genitori sono avvezzi alle regole, tanto più i Butterfield non lo sono, anzi. Sono una famiglia che vuol essere aperta, libera, alla moda e soprattutto moderna. Qui David si sente a suo agio. Non si stupisce che i genitori della fidanzata usino sostanze stupefacenti, non si stupisce di poter dormire nella stessa camera di Jade, di poterla amare in totale libertà perché loro sono così, è il loro modo di essere quello di essere aperti e liberi. Tuttavia, il padre di Jade ha posto un vincolo: David non deve avvicinarsi alla figlia per almeno trenta giorni. Non riesce a capire il perché. Lui va d’accordo con Ann, la madre della ragazza con una passione smodata per la cioccolata, va d’accordo con i fratelli e perfino con il padre. Ma allora perché lo hanno allontanato? E soprattutto, come rientrare nelle loro grazie? David ha deciso che ci riuscirà e per farlo decide di dare fuoco alla pila di giornali situata nella veranda della famiglia. Non poteva però immaginare che la famiglia, in quel momento, fosse tutta interamente stesa da una dose ben potente di LSD assunta tramite francobollo e arrivata appositamente affinché loro potessero provarla. Si immagina pronto a rientrare in casa accolto a braccia aperte, si allontana e poi ritorna, non sospetta che il fuoco sta divampando per tutta l’abitazione e che nessuno si è accorto di niente perché tutti sono drogati. Proverà a entrare, a salvarli, confesserà anche la propria colpa ma ormai, il danno è fatto.
David verrà recluso in un ospedale psichiatrico a Rockville. La sua ammissione di colpevolezza e il ricovero non esuleranno però i Butterfield da una disgregazione inevitabile. Man mano che la lettura prosegue è infatti evidente che ciò sarebbe comunque stata conseguenza logica perché “non è tutto oro quello che luccica”. E se da un lato abbiamo David che pensa alla sua Jade e che al contempo cerca di riprendere le fila della sua vita vedendo a sua volta distruggersi delle sue stesse certezze, i suoi genitori non riescono a superare il dolore per quanto accaduto e sono privi di quell’amore tale da mandarli avanti insieme, dall’altro Anne e Hugh si separano e ogni figlio dei Butterfield prenderà una propria e diversa strada. Passa il tempo ma non questo amore che mantiene in vita David. Rispetta ogni regola, si trova un lavoro, si riscrive all’università, segue anche i corsi di fisica e correlati allo spazio cosmico che sognava prima che la sua vita prendesse una piega infuocata, ma non riesce a dimenticare la donna e per questo non si apre a nessuna. Lei è sempre lì, nel cuore e nella mente anche se nessuno lo sospetta e/o deve sospettarlo.
«I segreti offrono il conforto di una solitudine piena di possibilità. Sono la x della tua equazione, l’incognita compassionevole.»
Per David rivedere la sua Jade è un sentimento urgente, talmente urgente da diventare più forte del sentimento stesso. È pronto a rischiare nuovamente tutto quel che ha pur di rivederla.
Scott Spencer, dal suo canto, riesce a trasferire nel lettore la totalità di questa situazione senza che questo mai sia portato a giudicare ma anzi facendolo sentire parte. L’angoscia è vissuta sulla pelle, sentita nella sua dirompenza, gli eventi sono conseguenza di questo vivere interiore scombussolato e inquieto, insoddisfatto e irrefrenabile. L’amore non è più solo amore esattamente come “Un amore senza fine” non è solo un romanzo sull’amore e d’amore. È un libro sui legami, un libro sulla famiglia e il suo ruolo nella crescita dei figli (Jade sembra rispondere alla troppa permissività dei genitori come di contro David alla rigidità dei suoi), sulla crescita individuale e collettiva, sulla maturazione, sulla vita, sull’esistenza, sul conflitto eterno tra desideri e aspettative e cruda realtà, sul sesso che però è solo apice ma non totalità non a caso in questi frangenti non è mai la carnalità a prevalere quanto il cuore.
«Nelle giornate migliori mi sentivo come un naufrago che scorge i segni di una riva vicina ma ancora invisibile; un sapore nel vento, una luce più dolce, un volo improvviso di gabbiani.»
Avventurarsi in “Un amore senza fine” di Scott Spencer è come trovarsi su un palcoscenico nero, con un cerchio di luce, dove il passato è presente e il presente non sempre sa ipotizzare un futuro. È un romanzo profondamente evocativo, devastante dal punto di vista emozionale, dirompente da quello dei contenuti che sono così tanti da non poter essere scritti nella loro interezza. E come David giunge alla fine del suo racconto, ma non dell’amore, perché cessa nella sua capacità di esprimersi, com’è giusto che ciascuno tragga le proprie fila su quel che questo titolo è. Un coacervo di vite che si uniscono legate da un unico filo ma che sono fatte di propria linfa, un sentimento che è tale da influenzare quelle vite stesse. Un titolo corposo, che si lascia divorare, dalla fine che non è un lieto fine.
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Un amore senza .. lieto.. fine
Un titolo che suona come una chimera: amore senza fine, amore eterno. Anelito di ogni coppia in stato embrionale, si alimenta di speranza, cresce e sembra irrobustirsi nel tempo, forgiato dal fuoco della passione e dall'intesa reciproca sembra farsi beffa del tempo, sembra destinato ad un futuro di radiosa complicità. L'amore, 'ponte tra il tempo e l'eternità'.
Ma quanti riescono a percorrere questo ponte prima che crolli?
Quanti possono realmente testimoniare l'eternità di un sentimento che si nutre soprattutto di desiderio e di attrazione sessuale che di eterno hanno ben poco, anzi sono fin troppo soggetti alla volubilità dell'indole umana e alla casualità degli eventi.
E l'amore, privato di questa componente più caduca, può ancora definirsi amore? O si eleva ad una forma più pura, più consapevole, quasi più razionale direi, e quindi più duratura e stabile, seppur sacrificando parte della sua natura?
Al contrario, l'amore potrebbe anche degenerare, diventare ossessione, follia ed esigere così una prerogativa di eternità che diventa una pretesa, un obbligo imposto in modo quasi sempre unilaterale.
E il confine che separa l'amore dalla follia è talmente labile, così poco marcato che ogni gesto, anche il più estremo, assume agli occhi di chi lo vive una parvenza di normalità, un atto di legittima difesa verso chiunque minacci la solidità di tale sentimento.
David ha poco più di 17 anni, vive con i suoi genitori Arthur e Rose, fervidi attivisti di sinistra nella Chicago degli anni '60 e lo conosciamo nelle prime pagine del romanzo nascosto tra le siepi intorno alla dimora della famiglia Butterfield.
Una famiglia così diversa dalla sua e con cui riesce a sentirsi a proprio agio non solo per la presenza di Jade, la sua ragazza, ma anche per l'affiatamento raggiunto con gli altri componenti della famiglia, in particolare i fratelli di Jade e sua madre, Ann, con cui spesso ama intrattenersi.
Una famiglia aperta al dialogo, anticonvenzionale, hippy si potrebbe definire, a contatto con la quale David prova un senso di appagamento mai percepito prima, per la libertà con cui può esprimersi e, soprattutto, perchè viene ascoltato, per la prima volta qualcuno prova interesse per le sue opinioni.
Tutto ciò pensa David mentre, accucciato tra le siepi del giardino, medita di dar fuoco alla casa dei Butterfield: ora che è divenuto praticamente parte integrante della famiglia Butterfield, non può accettare la decisione di Hugh, padre di Jade, di allontanarlo dalla casa e dalla figlia per almeno un mese.
Come possono negargli ora la possibilità di incontrare Jade dopo che loro stessi lo hanno accolto in casa offrendogli anche la possibilità di dormire con lei, nello stesso letto?
Nessuno, neanche loro quindi comprendono quanto grande sia il suo amore per Jade e crudele ed insensato quel divieto?
Sulle fiamme che divorano la casa dei Butterfield prenderà così vita il romanzo di Spencer e l'autore sarà abile (complice anche una pregiata opera di traduzione) nel ricostruire con minuziosa dovizia di particolari la storia di un amore, quello tra David e Jade, nato tra le mura di quella casa ormai incenerita e poi sopravvissuto caparbiamente agli eventi che ne sono scaturiti: la reclusione di David in un ospedale psichiatrico a Rockville dopo la sua ammissione di colpevolezza, la disgregazione della famiglia Butterfield dopo l'incendio (come se la loro dimora fosse stata anche il loro collante) con la separazione tra Hugh e Ann mentre i figli seguono ciascuno la propria strada e carriera universitaria, la crisi nel rapporto tra i genitori di David, incapaci di affrontare il dolore e la vergogna per la sorte del figlio.
Supererà tutto ciò David, il tempo passa ma il suo amore per Jade rimane inalterato nonostante la separazione forzata, anzi acquista vigore, un'aura di indissolubilità che forse neanche la vicinanza di Jade avrebbe potuto conferirgli.
"Se essere innamorati vuol dire trovarsi improvvisamente uniti con la parte più disordinata ed oltraggiosamente viva di sè, allora questo stato di acuta sensibilità non si assopì in me dopo un certo lasso di tempo come invece dicono che succede in altri."
L'urgenza di questo sentimento diventa più forte del sentimento stesso, rivedere Jade, riabbracciarla, baciarla diventa l'unica priorità della sua vita e la speranza che ciò possa accadere lo spinge a rischiare tutto, violando persino le regole imposte dalla libertà vigilata.
"Se l'amore senza fine era un sogno, allora noi tutti lo condividevamo, ancor più di quanto potessimo condividere il sogno di essere immortali o di riuscire a viaggiare nel tempo, e se qualcosa mi differenziava da tutti gli altri non erano i miei impulsi bensì la mia testardaggine, la mia disponibilità a portare il sogno oltre quei limiti che erano stati concordati come ragionevoli, a dichiarare che quel sogno non era un delirio della mente ma una realtà altrettanto tangibile dell'altra più tenue, più infelice illusione che chiamiamo vita quotidiana."
Ed è impressionante come Spencer riesca a trasferire al lettore l'angoscia di questa situazione, non sono gli stati d'animo dei personaggi che emergono con l'evolversi della trama bensì al contrario gli eventi della vicenda si delineano come conseguenza del tumulto interiore dei personaggi, della loro personalità, dei loro sentimenti.
Se nelle prime pagine del romanzo poteva sembrare assurdo, inspiegabile più che folle, il gesto disperato di David, ossia l'incendio della casa, con lo scorrere dei capitoli quel gesto viene rivelato in tutta la sua essenza, genesi e successiva mutazione, viene sviscerato e scandagliato a fondo portando alla luce i molteplici fattori che lo hanno originato.
Non si tratta quindi di una semplice storia d'amore; o meglio, quella che poteva essere una relazione tra ragazzi come tante altre, si sviluppa e degenera per una serie di fattori e cause esterne che l'autore riesce a descrivere magistralmente con un linguaggio ricco di metafore ed efficace nel trasmettere al lettore lo stato d'animo dei due ragazzi.
Si potrà così subito percepire il ruolo cruciale e determinante assunto dalle due famiglie, anche se indirettamente, nel rapporto tra David e Jade.
Da una parte Jade sembra abbandonarsi a tale rapporto quasi per ribellione verso l'atteggiamento troppo permissivo ed emancipato dei suoi genitori, così lontani dall'immagine classica e più rassicurante del padre e della madre; trapela persino una velata forma di gelosia, peraltro giustificata, di Jade nei confronti della madre a causa del suo rapporto quasi morboso verso David.
D'altro canto, David sembra vivere in questo modo una rivalsa contro la rigidità dell'educazione ricevuta in famiglia e riflessa anche in un'aridità di sentimenti nei suoi confronti; tanto da poter persino comprendere ed incoraggiare suo padre quando scoprirà il suo amore verso un'altra donna.
"Non avevo alcuna ansia di condividere i segreti del suo cuore affamato. Arthur naturalmente non mi aveva mai detto che la sua capacità d'amore gli era rimasta dentro intoccata, rannicchiata in lui, riassorbita dal suo corpo e trasformata in pancia, che l'intruso amore gli aveva appiattito i piedi e ingrigito i capelli, ispessito la voce e gonfiato le nocche, che l'aveva trasformato in un pignolo scherzoso, in uno che sospirava, che lacrimava al cinema, in uno dei tanti, in uno dei troppi, tutto questo non me l'aveva mai detto, però ci avevo sempre creduto e sin dall'istante in cui avevo percepito le prime avvisaglie dell'amore avevo pianto la rinuncia di Arthur."
Anche il sesso, realisticamente ed inequivocabilmente elemento imprescindibile di ogni relazione adolescenziale, assume la dovuta importanza e riveste un ruolo fondamentale nel rapporto tra David e Jade ma non ne rappresenta il fulcro. Ed ancora è bravo l'autore nel far trapelare questa impressione a chi legge, mitigando l'istintivo ed irrefrenabile desiderio sessuale dei due amanti rispetto a quella condizione altrettanto comune di smarrimento, di gioiosa, ebbra confusione:
"Allora capii che ero entrato a far parte della vasta comunità dei condannati, uomini e donne: l'amore s'era contorto in me precipitandomi in un caos."
E quando il sesso diventa protagonista, l'autore non lascia parlare solo i corpi dei due amanti ma soprattutto l'anima, il loro cuore. Esemplare da questo punto di vista è il racconto del loro incontro in una camera di hotel a New York: senza scadere nella volgarità, Spencer descrive il turbinio di emozioni vissute da David quando finalmente può avere Jade accanto nel suo letto. Non osa ancora toccarla, perchè teme la sua reazione dopo tanti anni di lontananza e nonostante tutte le volte che hanno fatto l'amore insieme prima che si separassero.
La descrizione di questi momenti che si prolunga per diverse pagine con un linguaggio estremamente 'sensuale', carnale, è un'ulteriore dimostrazione della bravura di questo autore: i tentennamenti di David, le sue mani che si avvicinano timide al corpo di lei, cercando un contatto casuale, sperando in un movimento che possa sfiorarle, il respiro che diventa sempre più veloce tradendo così il tentativo di fingersi addormentato, i pensieri che si affollano nella sua mente e che urlano all'unisono 'Ti prego, voltati' nell'assurda speranza che lei possa sentirli, e poi i piedi che si toccano, prima impercettibilmente poi volutamente, trascinando le gambe destinate inevitabilmente ad incrociarsi.
Credo che difficilmente sensazioni come queste possano essere trascritte meglio su un libro, pur rimanendo vivide ed intense come fossero reali.
Sulla fine di questo amore non mi esprimo oltre, credo sia giusto lasciare ad ognuno la propria interpretazione.
Di sicuro però una fine c'è, e non è un lieto fine. Destino crudele di ogni grande amore.
"Non c'è orchestra, nè pubblico; c'è un teatro vuoto nel mezzo della notte e tutti gli orologi del mondo stanno scandendo. E adesso per l'ultima volta, Jade, non m'importa nè domando se sia pazzia: io vedo il tuo volto, ti vedo, ti vedo, in ogni posto ti vedo."
Una citazione:
"Le uniche cose che rimpiango, le sole che rimpiangerò sempre sono quelle che non ho fatto. Alla fin fine è solo questo che lamentiamo. I sentieri che non abbiamo percorso. Le persone che non abbiamo toccato."
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"Ti vedo, ti vedo, in ogni posto ti vedo"
Un romanzo ad altissima densità.
Ogni pagina di questo libro ha un peso specifico altissimo: tutti i gesti, tutti i pensieri, tutte le azioni ed elucubrazioni del protagonista sono sviscerate dal profondo, analizzate in tutto il loro contorto significato.
È un libro difficile da "portare", nel senso che, man mano che leggi, ti fai carico di tutto il fardello di emozioni di questo giovane ragazzo "ossessionato"...e a fine lettura ti ritrovi sommerso, schiacciato dal peso di questo "amore senza fine".
Dove per "amore" c'è un concetto totalizzante, che non conosce ostacoli per arrivare all'obiettivo amato, anche a costo di perdere la propria libertà, il rispetto di se stessi e, non ultimo, la ragione.
E dove "senza fine" non ha il significato che comunemente si dà a questa frase, ovvero quello di un sentimento romantico che continua a vivere in noi anche dopo che la storia si è conclusa, ma nel senso di "malattia"...di qualcosa che va "oltre", oltre il limite che separa dall'abisso, oltre l'amore stesso.
David e Jade hanno 16 anni quando si innamorano...17 quando vengono allontanati.
David ne ha quasi 30 quando, dopo tante tribolazioni, ancora non riesce a farsene una ragione.
"E adesso per l'ultima volta Jade, non m'importa né domando se sia pazzia: io vedo il tuo volto, ti vedo, ti vedo, in ogni posto ti vedo."
Scrittura avvolgente ed elegante che ti trascina, e che ha il pregio di raccontare tutti i disagi di un amore patologico senza però sommergerti di morbosità, anzi...portandoti quasi a pensare che tutto sia "nella norma", che sia proprio amore.
E chissà che non lo sia davvero poi...
Credo che per apprezzare questo libro bisogna essere disposti a lasciarsi andare, a lasciarsi coinvolgere dalla follia di David senza giudicarlo, imparando ad amarlo per quello che è, con tutto il suo carico di deviazioni, sensi di colpa e di passione.
Io ho sofferto davvero tanto insieme a lui...gli ho voluto bene per tutto il tempo.
David è come uno tsunami....passa e travolge chiunque si trovi sul suo cammino, portando morte e devastazione, ma mantenendo sempre le sembianze della vittima.
E vittima lui lo è davvero, del suo amore tossico, di sé stesso...
È un romanzo denso, sensuale (e sessuale!).
Potente...di una potenza distruttiva però.
Quanti romanzi possono vantare una notte d'amore (e sesso) lunga più di 30 pagine, senza mai, neanche per un attimo, essere lezioso, volgare o morboso?
Impeccabile.
Ti lascia molto amaro in bocca e un grande senso di vuoto dentro...ma è davvero bellissimo.
(Questo libro è del 1979, ma, per quanto mi riguarda, potrebbe essere stato scritto ieri!)
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Pensavo fosse amore...
Sono testimone, da lettrice, della storia fra David Axelrod e Jade Butterfield, raccontata in modo accurato e appassionato. È un amore che seduce e inganna, che brucia e ricorda, che maledice e rinasce, che insegue e rilancia, insomma, è un amore infinito.
David è l’espressione della parte genuina di ogni persona o personaggio di una inconsapevole e pericolosa incoscienza? Sono convinta che il cammino verso la maturità preveda l’eccesso vissuto con leggerezza e noncuranza, senza prendersi sul serio. David vuole a tutti costi recuperare l’amore con Jade per riprendersi una situazione, un momento di sé in cui si è sentito migliore.
è disturbo di relazione.
Non lo chiamo amore, ritrovo semmai nel romanzo il conflitto generazionale, la mancanza di protezione per sé, la simbiosi con l’altra persona, la contaminazione pericolosa e persistente fra sentimenti, pensieri e comportamenti. David non ama Jade, rivuole se stesso di allora, adolescente senza limiti che chiede di allungare e allargare la propria onnipotenza.
L’amore che i due giovani riconoscono vive nel passato e nel futuro; essi chiedono l’amore senza contesto, senza realtà, pretendono di essere magia e fantasia e istinto e miracolo e voglia … ed è solo follia!
La controdipendenza rappresenta una fase di crescita di ogni adolescente amato da adulti consapevoli. Nel romanzo, leggo con interesse le relazioni basiche e primordiali in cui si contaminano amore e morte, sessualità e legami affettivi fra figure genitoriali sbiadite, irrisolte e figli che fanno da genitori a mamma e papà, ascoltandone i segreti, le paure, le fantasie sessuali.
La sessualità è legata alla relazione e non esistono problemi sessuali che non siano, anche, relazionali.
Nel romanzo, seguo un gioco estremo , con un tormento di domande generiche e di risposte incerte. Talvolta, è un bene evitare l’eccesso di comprensione e di analisi. Perché l’altro/a si comporta così? Non lo so, è la risposta, lo capiremo vivendo nella relazione.
In fondo, si ama, come si vive, con la stessa pienezza e mancanza. David afferma: “…la mia vita proseguiva senza di me”p.331: è questa l’illusione pericolosa, è lo sdoppiamento, è il dissipamento patologico che prevede tante vite e non, al contrario, tante espressioni di sé in un unico nucleo.
“La stessa passione di sempre e nessuna vera possibilità: ecco il genere di follia verso cui sembravo avviarmi”p.333. Il disturbo è nell’idea che . Il sollievo è nel movimento, nel cambiamento, nella possibilità diversa.
Tutti i personaggi soffrono molto e gioiscono poco e male, perché in un’ossessione non c’è mai nulla di romantico e di felice. La tristezza, il dispiacere, la rabbia, sono raccontati da una scrittura sapientemente sarcastica che non cede al pietismo.
La fine del romanzo è significativa: “E adesso per l’ultima volta, Jade, non m’importa né domando se sia pazzia: io vedo il tuo volto, ti vedo, ti vedo, in ogni posto ti vedo”p.581. Sempre, è la fine di una storia fra due persone che rivela l’amore che è stato e rivela l’autonomia degli innamorati coinvolti.
“Non ero migliore di quelli che fanno telefonate oscene, pubblici disturbatori, tagliatori d’orecchi, suicidi eccentrici e accusatori, fruitori di investigatori privati; non ero migliore d’un qualche sovrano medievale pronto a scatenare un esercito di diecimila anime pur di guadagnarsi i favori di qualche lontana damigella – e quando i campi sono poi bruciati e i cadaveri giacciono a mucchi sotto il sole, quel re si stringerà una mano al petto esclamando: l’ho fatto per amore.”p.36