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Ulisse da Baghdad Ulisse da Baghdad

Ulisse da Baghdad

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Saad è un ragazzo onesto e beneducato, studia e vuole sposare Leila, la ragazza di cui è innamorato. Ma Saad ha un problema, è iracheno, e ciò che in altri paesi è un percorso di vita normale, in Iraq è semplicemente impensabile. La feroce dittatura di Saddam Hussein, la guerra, l’embargo e l’occupazione americana hanno messo il paese in ginocchio, Baghdad è una città sconvolta da attentati terroristici, non c’è cibo, non ci sono medicine e regnano l’odio e il sospetto. Come tanti altri, Saad decide quindi di andare a cercare miglior fortuna in Europa: Londra è la sua meta. Senza soldi, senza passaporto, inizia una rocambolesca odissea attraverso il Medio Oriente, il Mar Mediterraneo e l’intero continente europeo. È lui, Saad, l’Ulisse dei nostri giorni, l’uomo che racconta i pericoli che attendono chi cerca una nuova casa, un luogo dove vivere un’esistenza serena.



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Ulisse da Baghdad 2012-09-30 13:16:33 elisa99
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elisa99 Opinione inserita da elisa99    30 Settembre, 2012
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SAAD SPERANZA O SAAD TRISTEZZA?

Non voglio soffermarmi molto sulla trama e sui viaggi orridi che il povero Saad è costretto a fare, anche perché è molto descritta nell'introduzione.
Parlerei piuttosto del significato del libro, ne prenderei bene il midollo (come faceva la Setta dei Poeti estinti - vedi L'attimo fuggente) e le figure importanti.
Dunque... Saad, il ragazzo, ha benissimo presente la situazione del suo Paese. Anche il padre sarà una figura importante e saggia anch'essa. Mi piacerebbe dire che il nostro protagonista ha un lieto fine . Non penso tra l'altro che neanche lo stesso Saad sarebbe d'accordo. Saad e suo padre ci lanciano per l'ennesima volta "l'allerta", ci fanno aprire gli occhi sulla realtà. E non perché non la conosciamo. Perché non vogliamo aprirli, una volta per tutte.

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Ulisse da Baghdad 2012-06-08 20:08:22 Argento
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Argento Opinione inserita da Argento    08 Giugno, 2012
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Io mi chiamo nessuno

Così rispondeva Ulisse al gigante Polifemo, quando gli veniva chiesto il suo nome. E così si sente il protagonista di questo libro, moderno Ulisse. Saad Saad, il cui nome ha un diverso significato a seconda della lingua in cui si legge, “Speranza Speranza” in arabo, “Triste Triste, in inglese, è un giovane uomo come tanti. Ha una casa, una famiglia, una fidanzata e tanti sogni. Ma ha anche sbagliato a nascere in un paese che è in guerra: l’Iraq. Certo la nascita è un caso, ma di sicuro è un gran caso. E lui non ha la sorte giusta di nascere in un qualsiasi altro paese che gli avrebbe potuto concedere le possibilità che ognuno di noi merita. Nasce a Baghdad il novello Ulisse, e, come l’eroe di Omero, inizia un viaggio che lo vedrá protagonista di mille peripezie. Al contrario di Ulisse, Saad non torna a casa, ma scappa proprio da li. Rifugge tutto quello che per lui era importante, la sua patria, le sue radici, la sua cultura. E nel viaggio è accompagnato dal fantasma del padre, morto poco prima che lui prendesse la decisione di lasciare l’Iraq.
Con uno stile semplice ma efficace Eric-Emmanuel Schmitt, descrive inizialmente la vita durante gli ultimi anni del regime di Saddam, l’embargo degli americani, la caduta della dittatura e il difficile cammino verso la democrazia, in quella che una volta era la città delle “mille e una notte” , per proseguire con le mille difficoltá che il protagonista incontra durante il viaggio che intraprende per raggiungere la meta prefissata: Londra. E’ quella per lui la terra promessa, la sua Itaca, la sua salvezza. A volte con ironia, a volte con amarezza, ma sempre con leggerezza, l’autore descrive le vicessitudini che Saad affronta nel suo viaggio, le cui tappe tanto assomigliano a quelle dell’Ulisse di Omero. E lentamente, a ogni tappa, Saad clandestino, perde la dignità, la connotazione di uomo, diventa un niente. Ma nessuno è un niente, e tutti dovrebbero avere quello che è sancito per diritto di nascita: una vita, un futuro, ma sopratutto la dignità di essere umano. È chiaro l’intento dell’autore nel ribadire questi concetti, con semplicità ma anche con fermezza, sopratutto attraverso i dialoghi che Saad intrattiene con il padre morto, che potremmo define il suo alter ego, la sua buona coscenza, il suo "grillo parlante". Definito attuale l’argomento dei clandestini, viste le note vicende, di nuovo l’autore sottolinea quanto sia attuale da sempre, perché i popoli migrano da quando è nato l’uomo. Cosa c’è quindi di nuovo? Probabilmente il fatto che noi occidentali abbiamo dimenticato che un tempo i clandestini eravamo noi, ma anche e sopratutto la nostra piu grande colpa, quella di aver dimenticato il significato di una parola fondamentale: speranza.

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Ulisse da Baghdad 2011-04-19 07:30:32 elvira
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Opinione inserita da elvira    19 Aprile, 2011

mi è piaciuto ma...

Il libro mi è piaciuto, è scritto molto bene, è gradevole da leggere, ma avrei preferito la stessa storia scitta da un autore irecheno, da uno cioè che avesse vissuto davvero le peripezie del nostro Ulisse. Così, raccontate da un europeo, per di più francese, suonano un pò false.
Forse non andavano raccontate in prima persona, come un diario...

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Ulisse da Baghdad 2010-10-15 14:03:26 phoebe1976
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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    15 Ottobre, 2010
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Ogni clandestino è Ulisse a modo suo

Se quando andate in libreria volete comprare un libro che certamente vi piacerà, andate sul sicuro e scegliete Eric-Emmanuel Schmitt.
Così è successo a me con questo bel libro, metafora dei nostri tempi. Saad vive in Iraq ed il suo nome ha due significati: in arabo vuol dire Speranza, in inglese Triste. A quale dei suoi due destini andrà incontro?
Per scappare alla fame ed alla miseria ed alla morte, fugge dalla sua patria natia e diventa clandestino, attraversando il mondo per giungere alla sua meta: Londra. Saad/Ulisse incontra lungo il cammino diversi personaggi: Nausicaa, le Sirene, il Ciclope, e molti altri. Ma mai smette di cercare la sua Itaca.
Bella e struggente metafora, commuove ma non annoia mai.
Da leggere.

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