Tutto questo parlare d'amore
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 2
E se..
Ammettetelo: è capitato anche a voi di stare li a rimurginare infinitamente su un fatto accaduto chiedendovi "e se.." accompagnato da un'altrettanta infinita sequela di combinazioni tutte diverse, che creano orizzonti e scenari diversificati, quell'intramontabile dramma filosofico/depressivo che ha portato generazioni di giovani uomini e giovani donne ad immaginare scenari diversi rispetto ad ipotetiche decisioni diverse.
Il romanzo di Claire Dyer riflette proprio su questo, sviluppandosi come un albero ramificato a partire da un presupposto molto semplice. Fern ed Elliott stanno insieme, condividono un appartamento e frequentano l'università; un giorno litigano e Fern decide di tornare a casa dai genitori. Dopo qualche settimana torna ma trova Elliott a letto con un'altra donna e si mollano. Dopo vent'anni si incontrano per caso e nel corso della giornata decidono di incontrarsi.
L'intero romanzo si snoda su questo fatidico presente che anticipa il loro incontro, un giorno in cui entrambi riflettono su quello che è stato e sulle conseguenze che la rottura ha avuto sulle loro vite, mettendo in discussione tutta la loro esistenza fino a quel momento; è una giornata ricca di "e se..", quelli che io amo chiamare "pipponi".
"Tutto questo parlare d'amore" è un romanzo molto lento dal punto di vista dello sviluppo dell'azione, riflessivo, cadenzato ma con uno stile scorrevole, che facilita il lettore nel mantenere il filo della vicenda, che in ogni caso vede alternarsi la storia descritta dal punto di vista di Elliott e quella scritta dal punto di vista di Fern; i protagonisti sono un uomo e una donna in crisi di mezz'età, ma non sono mai stereotipati.
La chicca in tutto questo?
Il finale.
Il finale è veramente un colpo da genio del male, perché l'autrice descrive diverse prospettive che si snodano a partire dall'incontro serale organizzato dai due, e i lettori non sapranno mai quale di questi si sia avverato.
Frustante ma ganzo, lo devo ammettere, anche se alla fine della fiera il tempo perso dietro gli "e se.." sarebbe meglio impiegarlo per voltare pagina.
Una piccola nota a margine: la copertina fa cagare.
Tutto questo parlare d'amore di Clare Dyer
I protagonisti di questo romanzo sono due persone di mezza età, che in passato sono state molto innamorate e ora si incontrano casualmente in una stazione ferroviaria di Londra. Il loro incontro li manda in crisi e mette in discussione tutta la loro esistenza, portandoli a rivivere il loro passato e la loro vita, alla luce di quello che sono diventati (cioè persone diverse da quelle che erano circa 30 anni prima). E’ un romanzo che si svolge nell’arco di una giornata e riporta i flashback di entrambi i protagonisti, in alternanza. Carina, a mio avviso, questa idea di alternare i ricordi e il punto di vista di entrambi, a capitoli alternati, come se fosse un appuntamento del lettore con l’autrice del romanzo. Questo non è un libro avventuroso o con un ritmo incalzante, anzi: è abbastanza lento, ma scorrevole, piacevole e introspettivo.
E’ un romanzo sul non detto e l’autrice ci fa vedere come un incontro fortuito, possa minare le basi della nostra esistenza, mettendo in discussione la nostra vita e le scelte che abbiamo compiuto durante la stessa, catapultandoci nell’incertezza. E’ un libro delicato, che ci permette di renderci conto della fugacità della nostra esistenza.
Le frasi o le espressioni che mi sono piaciute:
“Era stato veloce e pulsante. Indispensabile e meraviglioso. Come ogni volta, talmente intimo e semplice”;
“Come potrebbe mai accettare di provare ancora qualcosa per lui, ammettere la tentazione di voler guardare oltre i confini della vita che conduce, quando è talmente immersa nel matrimonio?”;
“Non vuole nemmeno pensare di non avere mai più provato lo stesso trasporto”;
“A lei non importava un fico secco delle buone idee. Quello che provava era un bisogno primitivo, la netta sensazione che il discorso non potesse concludersi così”;
“Chissà, forse il bisogno di fare ammenda è una condizione universale”;
“Solo che a volte mi rendo conto di quant’è sottile la linea fra ciò che è e ciò che potrebbe essere, quante possibili combinazioni esistano. Ed è un pensiero che mi terrorizza”.