Tutto quello che facciamo per amore
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Sara J. Henry originaria del Tennessee, ha frequentato un master in giornalismo e ha lavorato sia come giornalista sportiva per diverse testate sia come editor per case editrici. Scrive da sempre. Attualmente vive in Vermont con i suoi numerosi cani.
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Opinioni inserite: 4
Un attimo, una vita
Insolita trama, molto avvincente ed enigmatica, che trasporta il lettore in un incredibile avvicendarsi di incontri e avventure che andranno a districare una matassa sempre più intrigata di interrogativi e misteri.
Interrogativi e misteri i quali hanno come esclusivo soggetto un bambino di sei anni, Paul, che la protagonista vede per caso essere lanciato in mare da un traghetto che viaggia in direzione contraria al suo, in un freddo pomeriggio autunnale. Senza essere neppure sicura di aver visto bene (magari si tratta di un sacchetto della spazzatura, o di una bambola...) la donna si lancia in mare e, dopo infiniti stenti, riesce a ritrovarlo e a portarlo in salvo. "Si possono fare cose incredibili se non ci si ferma a pensare", ci ricorda la voce narrante, e questo vale anche per il seguito della storia, che vede la donna dipanarsi tra dubbi e paure, ma seguendo sempre la via suggeritale dall'affetto che sente di provare verso questo bambino, questa creaturina che il destino le ha affidato e che lei non vuole in nessun modo rischiare di rimettere in pericolo. Sono stata letteralmente travolta dal percorso intrapreso da Tracy, mi sono emozionata con lei e mi sono stupita con lei... inoltre ho apprezzato molto la sua scelta finale, che ritengo veritiera e non forzata. La storia è travolgente, lo stile impeccabile... un libro adatto per gli assolati pomeriggi d'estate!
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ROMANZO ASSOLUTAMENTE SENSAZIONALE!
Un libro che a prima vista soprattutto dal titolo sembra il solito romanzo amoroso pieno di smancerie ma leggendone la trama ti viene voglia di scoprire cosa si cela dietro a un titolo così. Lo leggi e la scorrevolezza è ottima, la storia ti attira e quando lo finisci ti chiedi e scopri che è il suo primo romanzo e ne rimani affranta/o per non poterne leggere altri scritti da lei. Devo dire che è un libro assolutamente ottimo e lo amato in ogni minimo dettaglio.
La mia recensione è corta perché questo libro non ha bisogni di commenti si commenta da solo E' SENSAZIONALE!
Consigliato da una tredicenne amante dei libri, sopratutto thriller.
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Tutto quello che facciamo per amore
È un romanzo che mi ha spiazzata, perché l’ho immaginato diverso. Normalmente, guardando la copertina e leggendo la trama, si creano le prime aspettative riguardo al romanzo che si ha davanti. Di solito, si simpatizza con un personaggio e si prova empatia verso di lui, quando agisce nel modo in cui ci aspettiamo che agisca, cioè nel modo più razionale. Ma cosa avviene quando ci sorprende? Siamo pronti ad accettarlo e a fidarci delle sue scelte?
Mi è accaduto qualcosa di simile quando ho iniziato a leggere la storia di Tracy Chance, che si è rivelata a metà strada tra il dramma e il mistery.
Il primo impatto con la vicenda narrata è potente e inizia con una decisione presa senza pensare, semplicemente con un tuffo. Tracy è una quarantenne pratica e indipendente, una donna che si trova a dover lottare con il suo istinto materno, dopo aver salvato da morte certa un bambino di sei anni, Paul Dumond. Stranamente, si accorge che nessuno cerca quel bambino e nessuno sa che è stato vittima di un rapimento svariati mesi prima e che ora qualcuno ha anche cercato di disfarsi di lui, buttandolo da un traghetto. Se non ci fosse stata lei, sarebbe annegato.
A Paul ci si affeziona facilmente. Non è il classico bambino viziato, ma un esserino indifeso e bisognoso d’affetto. Tracy è troppo sola per non subire il contraccolpo che la convivenza con Paul e l’alone di mistero, che lo avvolge, provocano in lei.
Tracy non è una detective, ma non può rinunciare a capire perché nessuno si stia dando da fare per cercare il bambino che lei ha salvato. Anche dopo averlo tenuto per pochi minuti tra le braccia, Tracy continua a compiere scelte apparentemente irrazionali, ma che hanno senso soltanto se le si analizza attraverso l’innato senso di protezione che la contraddistingue.
Il titolo originale del romanzo di Sara J. Henry è “Learning to swim” (Imparando a nuotare) ed è proprio come se Tracy scoprisse il suo lato più femminile e materno, vivendo accanto a Paul, curandosi di lui e delle sue esigenze di bambino indifeso, e soprattutto cercando di svelare la sua misteriosa vicenda.
Le azioni irrazionali della protagonista, dopo aver sconcertato il lettore, lo coinvolgono nei ragionamenti alla base di ognuna di loro, non mancando di sorprenderlo.
C’è un giallo da risolvere: non ci può essere il nulla dietro Paul. Un tassello dopo l’altro, Tracy inizia a investigare e a portare a galla una verità sconcertante. Anche il finale non manca di sorprendere e spiazzare.
È una lettura fortemente psicologica e realistica sulla natura umana e sull’istinto materno. È una storia scritta bene, con uno stile narrativo avvincente, che consiglio a tutti coloro che amano i gialli con vicende familiari misteriose.
“Avevo riunito un padre e un figlio e avevo perso un bambino che non era mai stato mio. Avevo riempito un vuoto nella sua vita e ne avevo scavato uno nella mia.”
Indicazioni utili
"Sepolta nel buio" di Lisa Unger
"I morti lo sanno" di Laura Lippman
"Nel limbo" di Rosamund Lupton
"L'amico immaginario" di Matthew Dicks
ISTINTO MATERNO
Romanzo con tinte noir, e proprio per questa caratteristica, a me congeniale.
L’inizio è come quello di un auto da corsa, uno sprint, quanto inaspettato, tanto azzeccato.
Il lettore si trova da subito con gli occhi incollati alle pagine….
La parte centrale è il vero romanzo , la “velocità” si assesta su un andatura diciamo da “crociera”, per arrivare alla parte finale, con un notevole rialzarsi della tensione, ed un ritmo di nuovo incalzante fino al “traguardo”.
Questo altalenarsi di parti “adrenaliniche” e parti più serene, non è affatto spiacevole. La scrittura è fluida e coinvolgente.
Il personaggio principale è PAUL, un bambino di 6 anni, che viene gettato in acqua da un traghetto che collega il Vermont al Canada.
Tracy, giovane donna, giornalista free-lance per alcune riviste sportive,sta transitando in quel momento sul traghetto che compie la traversata opposta, ed assiste casualmente alla scena…
A tutti i dubbi che si affacciano nel giro di pochi secondi nella sua mente: “Avrò visto giusto? Non era un sacco dell’immondizia? Possibile che se fosse davvero un bambino nessuno si tuffi per salvarlo e chieda aiuto?” ,Tracy non ha una risposta, l’istinto la porta a tuffarsi e nuotare verso il punto in cui il bambino è sparito sotto la superficie dell’acqua. Acqua gelida, infida, buia.
Miracolosamente la donna riesce a trarre in salvo Paul e, invece di decidere di portarlo immediatamente presso una Centrale di Polizia, la cosa che sceglie di fare è quella di portare a casa il bambino, cambiarlo, asciugarlo, coccolarlo e farlo addormentare serenamente.
Lo sguardo che Paul le ha rivolto mentre stava per annegare, ha toccato profondamente Tracy, come l’ha sconvolta il fatto di aver trovato il tronco del bambino letteralmente legato strettamente da una felpa da adulto. Nel cuore della donna prende sempre più piede l’ipotesi di un’ intenzionale tentato omicidio.
Ma chi può, in cuor suo, avere voluto deliberatamente uccidere un bambino? I genitori chi sono e dove sono? Sì, perché Paul parla solo francese.
I giorni scorrono lenti, ed il rapporto che si instaura tra Tracy e Paul diventa sempre più profondo, la salvatrice che si sente responsabile in tutto e per tutto del bambino, e Paul, che vede nella donna, la salvezza, la bontà, l’amore che forse non ha mai ottenuto dalla propria mamma…..
“Dovevo provare ad aggiustare le cose. Dovevo fare del mio meglio per assicurarmi che Paul non dovesse guardarsi alle spalle per il resto della vita. Dovevo finire quello che avevo iniziato quando mi ero tuffata nel lago Champlain per prenderlo.Non si può salvare un bambino e poi sparire: Bisogna rimanergli vicino…”
E così Tracy comincia ad indagare, in primis per cercare la famiglia di Paul, e poi….
L’autrice ha tratteggiato un personaggio positivo “ideale”, una donna, senza legami affettivi stretti, senza figli, che dedica la sua vita a Paul, sfortunato bambino, il finale è comunque inaspettato, e forse, più realistico di quanto possa desiderare il lettore.
Romanzo con spunti di originalità che merita la lettura.