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Tutta un'altra vita

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È da una vita che Shep Knacker aspetta di iniziare a vivere. È da una vita che lavora e risparmia per potere un giorno mollare tutto e dare finalmente il via a una seconda fase della sua esistenza, quella che lui chiama “Aldilà”: su un’isola tropicale, a godersela in santa pace. Niente più stress, niente più tasse, niente più traffico dell’ora di punta tra Brooklyn e Queens. Solo tempo per pensare, parlare, vedere. Essere. Ha persino venduto la sua ditta, diventandone un semplice dipendente per non restarvi legato.Quando il fatidico giorno arriva, è disposto a partire a ogni costo, con o senza la sua famiglia: sta a loro decidere se seguirlo o meno. Ma, proprio quella sera, sua moglie Glynis – cui è legato da ventisei anni – gli comunica che le hanno diagnosticato una rarissima forma di cancro e che ha bisogno della sua assicurazione medica per pagarsi le cure.Shep è sempre stato un uomo responsabile e generoso, e non verrà certo meno al suo senso del dovere proprio adesso. Stracciati i biglietti d’aereo, cambia vita sul serio, ma per accompagnare la moglie nel suo calvario di inutili terapie. Vivrà in prima persona gli abusi e le ingiustizie del sistema sanitario e di quello bancario. Si chiederà se sia giusto assistere inermi alla sofferenza di chi si ama, senza poter fare nulla, men che meno porvi fine.Eppure, proprio nella malattia, Shep e Glynis si ritroveranno vicini come mai era successo. E forse, paradossalmente, sarà proprio quello il momento giusto per realizzare il sogno troppo a lungo rimandato.



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Tutta un'altra vita 2012-08-30 08:22:58 Giulian
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Giulian Opinione inserita da Giulian    30 Agosto, 2012
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Fuga da una società profondamente malata

La scrittura di Lionel Shriver è ontologica, punta a spiegare il significato più basilare delle cose riportandole a livello di una visione globale della vita, della società, dell’uomo. Dal romanzo emerge una concezione molto critica della società occidentale, condannata praticamente da tutti i personaggi (e quindi dall’autrice) per il suo consumismo, le sue contraddizioni, i suoi egoismi, per la non curanza della dignità delle persone (in particolare è preso di mira il sistema sanitario statunitense pre-Obama, signoreggiato dalle assicurazioni private). Proprio come reazione da questo contesto nasce il sogno di Shep: una fuga verso mondi primitivi, dove ritrovare il valore delle cose essenziali. Anche questo sogno in realtà è espressione all’inizio del romanzo di un profondo egoismo, ma le vicende che ne ostacolano la realizzazione permettono al protagonista un ripensamento di se stesso, lo aprono verso gli altri, cosicché l’attuazione del suo progetto si realizzerà – altruisticamente – in compagnia di tutti gli sfortunati della vicenda. Molto intensa e purtroppo assolutamente veritiera l’analisi delle relazioni umane nell’ambito della famiglia, della cerchia degli amici, del vicinato, dell’ambiente di lavoro. Mi ha colpito particolarmente la personalità di Jackson, l’amico del protagonista, cinico censore della società americana, e per questo principale sostenitore del sogno di fuga dell’amico Shep, ma vittima egli stesso dei modelli di quel mondo (tanto da sottoporsi ad un intervento di chirurgia plastica assolutamente inutile e dalle conseguenze disastrose). La Shriver è molto verbosa ed è inevitabile che su 550 pagine alcune risultino noiose e meno interessanti. Comunque la storia è emozionante e arricchisce.

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il più famoso romanzo della Shriver, "Dobbiamo parlare di Kevin", indimenticabile.
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