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Tredici modi di guardare Tredici modi di guardare

Tredici modi di guardare

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«E com'è che il lontano passato è disseminato di personaggi mentre il presente è così addomesticato e piatto?» È un freddo giorno di gennaio quando J. Mendelssohn si sveglia nel suo appartamento dell'Upper East Side di Manhattan. Vecchio, fragile, affidato alle cure della badante caraibica, mentre aspetta che il riscaldamento entri in funzione, tra i clic e i clac delle condutture, la sua mente divaga: torna all'infanzia trascorsa in Lituania e a Dublino, al lavoro di giudice della Corte Suprema, all'amata moglie Eileen. Qualche ora dopo, Mendelssohn esce di casa per un fatale pranzo con il figlio - intanto, la neve scende copiosa sulle strade, a immobilizzare e innervosire la città. Racconto che gioca con ricordi, allusioni, omissioni e indizi disseminati, Tredici modi di guardare è un flusso di coscienza magmatico cui fa da contrappunto il pragmatismo necessario per risolvere un delitto. In Che ore sono adesso, lì da te?, vero e proprio viaggio dentro la mente dello scrittore, una soldatessa di stanza in Afghanistan fa una telefonata a casa la notte di Capodanno. Seguiamo poi la madre sola di Sh'khol, costretta ad affrontare l'indicibile quando suo figlio scompare in mare dopo una nuotata vicino a casa. Infine, in Trattato, il testo che chiude la raccolta, un'anziana suora sudamericana scopre per caso, una sera davanti alla tv, che l'uomo che decenni prima l'ha torturata è ancora vivo e fa il politico. Ecco un libro tanto sottile quanto denso e sorprendente che contiene, distillato, tutto il limpido talento di McCann, qui più che mai abile nell'immaginare immensità anche negli angoli più angusti delle nostre vite.



Recensione della Redazione QLibri

 
Tredici modi di guardare 2018-05-18 21:05:32 Mario Inisi
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    18 Mag, 2018
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A sangue freddo

Tredici modi di guardare contiene una raccolta di 4 racconti molto diversi come stile. Il primo, quello che dà il titolo alla raccolta e che occupa una metà del libro, è molto brillante e piacevole, una specie di giallo senza suspense. E’ pungente, vivace, forse un po’ costruito rispetto agli ultimi due racconti che preferisco. Il protagonista Mendelsshon senior è un personaggio interessante con le sue amnesie e la sua intelligenza pirotecnica. Il racconto procede avanti e indietro come seguendo i passi di un balletto; si ha l’impressione di seguire i movimenti di un valzer, secondo un ritmo e una musica nascosta. Questo fatto toglie al testo qualsiasi drammaticità, come pure qualsiasi interesse per il caso poliziesco. L’interesse è tutto rivolto alle schermaglie verbali del vecchio e alla sua autoironia pungente. Il giallo di per sé non ha né capo né coda, nel senso che è del tutto assurdo che il povero Mendelsshon venga aggredito e ucciso. Del resto l’autore spiega di avere scritto il racconto dopo avere subito lui stesso un’aggressione simile a sangue freddo del tutto ingiustificata.
Segue Che ore sono lì da te con un’atmosfera afghana (nostalgia di casa e attesa del cecchino) e poi gli ultimi due racconti bellissimi, simili come scrittura di qualità eccelsa. Raccontano due storie molto drammatiche: la prima di una madre che smarrisce il figlio adottivo adolescente e lo crede morto, la seconda di una suora che riconosce il suo stupratore di decenni prima tra i mediatori di un trattato di pace e cerca di capire se sia davvero cambiato magari per opera della grazia divina. Queste due storie mi hanno colpito per la bellezza dello stile e la capacità di raccontare quello che passa nella testa delle due donne con una sensibilità, una intensità e creando una profondissima intimità con il lettore.
Il tema comune è quello della violenza gratuita: l’omicidio nel primo racconto, l’Afghanistan (attesa dell’ attentato) nel secondo, la possibile morte del figlio nel terzo, e infine la storia della suora e dello stupro protratto. Il ricordo della prigionia continua a distanza di anni a minare la mente della suora fino a mutilarne la memoria in uno pseudo-Alzheimer. L’idea di scrivere su questo tema, la violenza, nasce dall’esperienza personale di cui l’autore parla a fine libro in una breve postfazione. McCann rumina sulla aggressione subita attraverso l’invenzione di altre aggressioni in qualche modo simili, fino a immedesimarsi nella suora e a cercare attraverso di lei di esplorare la mente del suo persecutore. E’ molto bello che il racconto finisca con un atto di fiducia da parte della suora in un uomo, un atto di fede in senso lato anche in Dio, nell’umanità, nella bontà da parte dell’autore.

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