T. Singer T. Singer

T. Singer

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«Un bel giorno si trovò faccia a faccia con una visione memorabile»: è la frase che Singer, eterno studente a Oslo e aspirante scrittore, continua a meditare, correggere e limare dentro di sé, senza mai riuscire ad andare oltre. Indefinito in tutto, rimuginatore cronico, passivo seguace del caso e della routine, Singer dilapida la sua giovinezza per poi decidere, raggiunti i 31 anni, che è ora di trovarsi un posto fisso, e diventare bibliotecario in un paesino sperduto tra le montagne del Telemark. Qui si costruisce una perfetta vita piccolo-borghese, con tanto di famiglia mononucleare insieme alla moglie Merete e alla figlioletta acquisita Isabella, in una minuziosa recita quotidiana che lo vede disponibile con i clienti, spiritoso con i colleghi, amichevole con i conoscenti, ma sempre e solo quanto basta per non doversi mai esporre veramente, mimetizzato nella commedia sociale per coronare il suo sogno di un'esistenza «in incognito». Finché un drammatico colpo di scena lo inchioda alla responsabilità di crescere da solo la piccola Isabella. Romanzo che Solstad considera il «compimento della sua opera letteraria», "T. Singer" è la storia-studio di un personaggio estremo che si autodefinisce un «enigma», un racconto filosofico eppure di una concretezza implacabile, ossessivo e provocatore, attraversato da uno humour spiazzante. È un'indagine radicale sull'individuo, che scava fino al nocciolo della solitudine e dell'incertezza esistenziale, interrogandosi fra le righe sulla presunzione della società contemporanea di fornire risposte utili alla nostra inquietudine.



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T. Singer 2020-01-09 03:39:35 68
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68 Opinione inserita da 68    09 Gennaio, 2020
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Colpo di coda




T. Singer riflette il respiro di una vita al bivio dopo una attesa di anni, senza senso e qualità particolari, rimuginando su un passato che spesso lo ha lasciato interdetto.
Tuttora, ogni volta che rivive sensazioni dell’ inconscio è sopraffatto da una forma di imbarazzo, singoli momenti della propria infanzia in cui sentirsi nudo in presenza dello sguardo altrui con addosso la vergogna dei propri sentimenti e la paura che possano ripresentarsi.
All’ inizio di questa storia è un trentaquattrenne in procinto di trasferirsi a Notodden in qualità di bibliotecario, una professione ex novo dopo anni trascorsi da studente inconcludente, ufficialmente iscritto alla facoltà di antropologia, studi privi di senso finanziati lavorando qua e là’, senza l’ obbligo di chiedere un prestito vincolante allo stato, un passato di inquietudine, tendenza a fantasticare, debolezza di carattere e progetti bruscamente interrotti.
Visto da fuori è un uomo socievole, riservato, ben voluto, ma profondamente solo, che non può cercare conforto negli altri, senza un amico cui confidarsi, ne’ esporsi alla propria interiorità dissolta, un distruttivo osservatore della vita.
È stato un giovane passivo, un rimuginatore senza carattere, un nichilista, uno spirito negativo defilato, fino all’ annullamento di se’, ne’ è riuscito a decidere cosa fare della propria vita.
Sperperata la sua giovinezza, si ritira dagli studi percorso da un desiderio interiore, divenire uno scrittore, ma resterà solo un hobby ed un sogno ad occhi aperti per chi è diventato un perdigiorno.
Eccolo all’ inizio di una nuova vita, giunto a Notodden per vivere in incognito, distante da un passato incollato addosso, ricominciare da zero in una città sconosciuta, una vita semplice ed ordinata, bella e tranquilla, in cui trascorrere i propri giorni.
Può un uomo come Singer innamorarsi ed andare a vivere insieme ad una donna, Merete, con una figlia di due anni? Si’, e sotto l’ influsso di questo innamoramento trasformarsi, dedicarsi alla cucina, alla bambina, imparare a guidare, lontano dall’ idea di uomo finora descritta.
Eccolo ex novo in una versione abbellita di se’, creata ad arte da Merete, un bravo padre di una famiglia nucleare di tre persone, perfettamente nascosto dove nessuno lo possa trovare, scomparso da tutto e da tutti quelli da cui voleva scomparire.
Ma la vita imbocca destini imprevedibili, deragliando improvvisamente, spezzando equilibri consolidati e costringendoci a ripartire, se ci si riesce. Eccoci, sorpresi ed impreparati, a dovere decidere cosa fare di se’ e degli altri, in un ruolo da reinventare che ci riporta a quell’io indebitamente nascosto.
Ed allora si guarda alla morte, evento incomprensibile, perduti ed abbandonati di fronte alla nostra impotenza, alla ragione ed ai sentimenti, nel pieno senso del termine. Ci perdiamo nei pensieri più vari, e così è per Singer, la cui vita scorre via senza il bisogno di rimarcarne il passaggio, un uomo segnato da una irreparabile solitudine a distanza.
È ancora prigioniero di se stesso, in un modo forse spaventoso ed in ogni caso irreparabile, colto in flagrante mentre getta un’ occhiata furtiva alla vita di sua figlia che a lui è sembrata sempre così affascinante da contemplare.
Di nuovo solo, confuso tra gli spettatori di un cinematografo e sotto le luci di un ristorante, osserva la gente che beve, brinda e sorride, una vita brulicante e piena di aspettative, e riflette sulla situazione un po’ imbarazzante in cui ancora una volta sta per incappare ...
Romanzo che condensa e ripropone tematiche care all’ autore in parte già emerse in “ Romanzo undici, libro diciotto “, piuttosto monocorde, invero. La solitudine umana, consapevole e coatta, un senso reiterato di inquietudine, la difficoltà di navigazione in una zona di comfort, le convenzioni sociali, che spingono a calarsi in ruoli insostenibili, l’ interiorità, a lungo sondata, il mistero della vita e della morte, una calma apparente, e, sotto lo stesso vestito, indossato per anni, un iceberg di irrequietezza, un inconscio indebitamente rimosso ma sempre attuale.
T. Singer, novello Mattia Pascal, ad un certo punto ha deciso di cambiare rotta, di darsi alla vita, di rinascere, più verosimilmente di sparire, nascondersi, in una calma apparente, ma un giorno dovrà rispondere alla imprevedibilità e crudelta’ della vita stessa riappropriandosi di un senso radicato di solitudine che lo riporta allo sguardo pensante e defilato, oggi rassegnato, dello spettatore che fu, nel bene e nel male.

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