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Tender Branson, ultimo membro sopravvissuto di una bizzarra setta religiosa americana, la Chiesa Creedish, narra la storia della sua vita alla scatola nera dell'aereo 2039 che sta precipitando al largo dell'Australia.



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Survivor 2020-05-15 21:42:11 Don Luca
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Don Luca Opinione inserita da Don Luca    15 Mag, 2020
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Il miglior Palahniuk

Secondo romanzo di Chuck Palahniuk.
La ricetta narrativa è la medesima del predecessore, rinnovata e riproposta per una storia nuova, inedita; lo stile è infatti inconfondibile, un marchio di fabbrica dell'autore: i ritornelli e i richiami riconducibili a un evocazione dei pensieri di Tender (il protagonista).

Ma, mentre Fight Club è diventato oggetto di culto con gli anni avvenire (grazie soprattutto al film uscito a qualche anno di distanza dal libro), questo Survivor, personalmente, l'ho trovato come un sequel ideologico del primo lavoro; con lo scorrere della lettura, è infatti possibile riscontrare diverse analogie tra i protagonisti di questo romanzo e di quello precedente. Il tutto è stato inserito in maniera intelligente e diversificata, inneggiandone una rivendicazione più che un omaggio.

Ordunque, tendo a ritenerlo, affettuosamente, come il next level, una specie di Fight Club 2.0. Perché, se nel primo romanzo osserviamo una critica al consumismo di massa, alla manipolazione e alla mercificazione intellettuale in uno sfondo prettamente nichilistico, qua otteniamo altresì una commedia nera, satirica, in cui il bersaglio non è più quella dell'uomo nato e cresciuto all'interno della società capitalista e gerarchica, ma quella di un uomo che è nato e cresciuto in una comunità che lo ha allevato per servire gli uomini del "mondo esterno".

Ne consegue che entrambi i protagonisti, dei rispettivi romanzi, compiano lo stesso percorso con lo stesso finale, con la diversificazione negli atti. Perché, nel primo, il protagonista è succube di una società profondamente materialista e quando questo raggiunge il suo apice, cerca nell'autodistruzione la fine concettuale della perfezione, staccandosi definitivamente da uno stile di vita narcisista e consumista che per tutta la sua esistenza lo ha ossessionato. Mentre, nel secondo, il protagonista è succube di una comunità religiosa che lo condiziona e controlla i suoi pensieri anche quando questa sembra essersi disgregata, e, divenuto celebre come l'unico sopravvissuto della setta, commette il processo inverso del precedente protagonista per diventare il leader di quella aberrante società che non si occupa di vendere merci, ma di comprare clienti fedeli di un esemplare modello di vita.Tanto che questo leader diventerà completamente dipendente dagli esempi canonici; non potrà fare a meno di impersonare il successo, e stare lontano dai riflettori gli creerà un intollerabile astinenza.

Infatti, la storia prende inevitabilmente una piega satirica, dedita a distruggere e a prendersi gioco di quelli che oggi chiamiamo comunemente "influencer", e indicandoli come burattini comprati e lanciati sul mercato per dirottare l'opinione pubblica da dietro il sipario di un teatro stracolmo. E, raggiunto questo apice, il protagonista, come quello precedente, prenderà anche lui la via per allontanarsi da questo mondo.

In conclusione, ci sono molte analogie tra Survivor e Fight Club, quasi legate tra loro da un filo conduttore invisibile ma percettibile. E la maestria di Palahniuk risiede nel rinnovarle e rivendicarle, con una nuova storia inedita e senza ripetersi, senza banalizzare o scadere nel populismo.

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gli altri lavori di Palahniuk.
Orwell
Welsh
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Survivor 2014-12-12 14:16:16 Donnie*Darko
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Donnie*Darko Opinione inserita da Donnie*Darko    12 Dicembre, 2014
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America oggi

La propria storia narrata alla scatola nera di un aereo che sta precipitando. Si presenta così Tender Branson, (presumibilmente) ultimo adepto della setta religiosa Creedish, sopravvissuto al suicidio di massa dei suoi confratelli e poi elevato al ruolo di nuovo messia, infine nuovamente gettato nell'anonimato, per non dire nella polvere considerate le accuse d'omicidio pendenti sul suo capo.
E' Palahniuk puro e duro signori, il buon Chuck prima maniera, sempre caustico nel dipingere esasperando il modus vivendi della nazione americana; con toni da tragicommedia porta a galla una realtà distorta, ammorbata da miriadi di contraddizioni eppure clamorosamente possibile, aderente ad un qualcosa di surreale ma non poi così lontano dall' oggettivamente vero.
Ancora una volta c'è la società del consumismo sfrenato, dell'immagine e del credo utilizzato come controllo comportamentale e mezzo per guadagni facili riservati a pochi; la satira di Palahniuk è quasi demenziale ma comunque tagliente, capace di irridere con arguzia la nazione dell'eterna illusione, del sogno americano ormai infranto da tempo.
L'autore ironizza sulla tanto decantata possibilità di farcela anche da parte dell'ultimo dei reietti, la fittizia democrazia a stelle e strisce viene polverizzata dall'impatto dei mass media, dalla malleabilità dell'opinione pubblica, da invidie congenite e da un sistema che ti illude, poi ti usa, ti mastica e quindi ti getta nel pattume.
Lo stile è al solito eccentrico e pleonastico, decisamente inconfondibile: narrazione destrutturata -piuttosto confusa, ahimè, nella parte centrale- e solite digressioni maniacali, questa volta inerenti le capacità domestiche del nostro e le varie tattiche per rubare restando impuniti nel caso si fosse affetti da cleptomania.
Branson è l'uomo medio vittima degli eventi, è in continua balia di un mondo che può solo limitarsi a subire violentemente, su quell'aereo cerca finalmente una via di fuga, mentre i capitoli scandiscono il conto alla rovescia di una vita che è pura manipolazione in quanto indirizzata fin da subito.
Palahniuk dice molto, anche troppo e non sempre bene, però azzecca la storia giusta in perfetto equilibrio tra commedia, cinismo e denuncia, sfornando così uno dei suoi migliori romanzi.

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Survivor 2014-10-15 17:10:16 Ainulindale
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Ainulindale Opinione inserita da Ainulindale    15 Ottobre, 2014
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Sopravvissuto?

Palahniuk, ingabbiare Palahniuk dando una catalogazione di genere, si sa non è giusto e forse neanche possibile. Una cosa che accomuna molte sue opere è sicuramente una critica sfrontata al sistema americano e al modo di pensare della gente "normale".
per Palahniuk, la via della perfezione è la distruzione, cosa c'è di più perfetto di un caos totale, un uomo può essere perfetto solo professando l'autodistruzione.
Il protagonista di questo romanzo, è all'ultimo gradino della società, Tender Branson, membro di una setta religiosa, i Creedish,costretto a lavorare fino a farsi scoppiare il cuore, castrato, umiliato, un piccolo truffatore, vomitato davanti a milioni di persone, diventato Dio, arriva a distruggere un'intera società alienante portando alla luce la vera bassezza morale, dalla setta religiosa di cui faceva parte ai gradini più alti della società, ma nonostante questo resta legato a ciò che lo fa soffrire con un masochismo causato dal suo allevamento e dalla convinzione che il suo destino è già scritto.
Non ci si sconvolge più della violenza, della depravazione e alla malignità del mondo, ma state sicuri che si scatenerà un inferno per un Superbowl rovinato.
Punto centrale di questo romanzo, l'assenza di tutto, di valori, di intenti, di amore, burattini che camminano destinati come i componenti della setta a un suicidio giornaliero. Non c'è finale a sorpresa, non c'è via d'uscita, non c'è salvezza.
Leggere questo romano e in generale tutti i romanzi di Chuck Palahniuk, ho sempre pensato sia e scusate il termine, come mangiare un cuore di cavallo crudo.

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qualsiasi altro romanzo di Palahniuk o anche nessuno, bisogna lasciarsi sorprendere.
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Survivor 2012-11-20 09:34:02 Francesco Cuffari
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Opinione inserita da Francesco Cuffari    20 Novembre, 2012

La maestosità del Sig. Nessuno

Quando si parla di un romanzo di Chuck Palahniuk aggettivi come "capolavoro" si sprecano. La verità è che i romanzi di questo autore sono imperdibili perchè rappresentano la grandezza di protagonisti spesso falliti ma dallo spessore umano memorabile. Con Palahniuk nulla è come sembra a prima vista. La verità viene svelata poco alla volta con pensieri e riflessioni profonde che lasciano senza fiato. Certo, non tutti i lettori possono apprezzare, ma peggio per loro.

Chuck Palahniuk non è un pessimo scrittore che camuffa la sua incompetenza con paroloni come fanno Alessandro Baricco e Fabio Volo. Egli è un autore che ha sempre qualcosa da dirci e lo fa nel migliore dei modi.

Survivor è un romanzo complesso con dei personaggi praticamente perfetti e un contenuto eccezionale. Qual è la parola più abusata per definire un romanzo di Palahniuk? Sì, quella: CAPOLAVORO. E se non siete di questa idea, tornate a leggere il vostro "geniale" (pfff!) Fabio Volo.

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Tutto ciò che risulta essere stato scritto da un certo Chuck... qualcosa.
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Survivor 2012-02-24 22:40:33 andrea70
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    25 Febbraio, 2012
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Spietato

Ogni tanto mi piace uscire del mio "orticello" ed esplorare nuovi mondi letterari, immaginavo che Palahniuk fosse piuttosto fuori dai miei canoni attuali e non mi sbagliavo. Che dire , a una settimana dall'aver terminato il libro ancora non sapevo bene cosa pensare di Palahniuk, mi sono detto : è un genio o uno che si pettina con il martello?. Va metabolizzato , lasciato decantare , perchè per 200 e passa pagine prende a calci la società americana in modo ironico ma l'ironia del buon Chuck è cinica, a tratti cattiva, politicamente scorretta e senza compromessi . Ted Branson è l'unico passeggero di un aereo dirottato, il pilota ha appena abbandonato il velivolo,Ted racconta al registratore di bordo la sua storia, da scampato ad un suicidio di massa della setta religiosa a cui apparteneva a istruttore di galateo per ricchi annoiati , a telefono salva vite che istiga al suicidio fino a diventare a sua volta una specie di predicatore più finto dei valori che vorrebbe promuovere.
Il libro inizia lento e sembra pure noiosetto poi prende la rincorsa e travolge, si parte dalla dissacrante descrizione della Chiesa Creedish , simbolo del proliferare di queste comunità in America ma soprattutto delle pericolose deviazioni delle religioni e dei loro feticci, alla crititca del protagonismo ad ogni costo che rende senza valore ciò che avviene lontano dalle telecamere per finire con il consumismo e qualche schiaffone pure alle case farmaceutiche. La scena del superbowl è il simbolo del libro, del vuoto di valori evocato da Palahniuk : assolutamente geniale. Può bastare? No perchè Chuck ci mette una serie di personaggi al limite, anzi FUORI , a cominciare dal protagonista: allucinato, spaesato, un burattino nelle mani di creatori di mostri , passando per Fertility Hollis , una ragazza che prevede il futuro , fino ad un fantomatico agente tuttologo senza scrupoli .
Libro surreale, crudo e spietato, alla fine ho pensato che nessun personaggio mi ha trasmesso qualcosa, mancava empatia, è rimasto un senso di vertigine , di vuoto .
Non credo che Palahniuk sia un autore per tutti : ci vogliono mente aperta e nervi saldi (e in certi momenti pure stomaco d'acciaio...) ma sicuramente il suo messaggio arriva e lascia il segno.
Leggere Palahniuk è come andare in palestra a fare un corso di difesa personale e tornare a casa "gonfio" di botte ma sapendo di aver imparato qualcosa.

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