Stanza, letto, armadio, specchio
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 3
straziante ed empatico
La storia raccontata nel libro è a dir poco straziante: una ragazza viene rapita mentre va a scuola, viene imprigionata in un bunker e costantemente abusata sessualmente dal suo aguzzino. Da questi ripetuti stupri nasce un bambino Jack, che diventa l'unica ragione di vita della ragazza. Tutto il mondo di Jack è rinchiuso in quegli 11 metri quadrati e la ragazza fa del suo meglio per fargli credere che tutto il mondo esista solo dentro la Stanza e che il Fuori, Cosmo è un'invenzione della tv. Quando Jack compie 5 anni, la ragazza decide che è arrivato il momento di scappare e così organizzano la fuga, l'impatto col mondo esterno scombussolerà molto entrambi, ma soprattutto Jack che si troverà a dover imparare a conoscere e a vivere in un mondo a lui totalmente estraneo. Il libro è narrato tutto dal punto di vista del bambino, il che addolcisce molto la tragicità al racconto: Jack infatti conosce solo la vita nella Stanza, che per lui è tutto il suo mondo ed è la sua cosa più bella di tutte perché lui lì vive con la sua mamma, ed è felice con lei, si sente protetto e coccolato. Non riesce a vedere la drammaticità della cosa, il fatto che loro siano due prigionieri e vittime, ma per il lettore che legge e che sa quali privazioni stiano subendo è veramente dura.
E' un romanzo fortemente empatico, la scrittrice ha fatto veramente del suo meglio per rendere credibile l'assurdità delle situazioni: due persone costrette a vivere in prigionia, ma che comunque hanno la loro routine e cercano di vivere la loro esistenza al meglio e d'altro canto l'impatto con il fuori, con il vivere con altre persone, adattarsi alle consuetudini, alla società stessa. Non deve essere stato facile immedesimarsi in queste due situazioni, eppure ci è riuscita al meglio perché le descrizioni delle situazioni sono perfette.
Ho amato molto questo libro, è il secondo che leggo di questa scrittrice e sono uno meglio dell'altro. Purtroppo l'ho scoperta soltanto ora, ma cercherò di recuperare il tempo perduto.
Indicazioni utili
Due occhi nuovi...per guardare il mondo!
Mi risulta davvero difficile parlare di questo libro senza perdermi in mille pensieri, così come è stato difficile leggerlo...e non per "come" è scritto, ma per quello che racconta.
Racconta di due vite rubate al mondo...
E lo fa attraverso la voce di un bambino di 5 anni, Jack, il cui mondo è tutto chiuso in una stanza. Da sempre.
Fin dalle prime pagine percepisci l'orrore che si cela sotto le abitudini e i giochi inventati di un bambino e della sua mamma, ti arriva forte e chiaro l'amore e la disperazione di lei, e l'innocenza di lui, che ha conosciuto sempre e solo quella vita e non desidera altro.
Solo Stanza, Letto, Armadio, Vasca, Tavolo, Tappeto, Lucernario...perfino "Old Nick", senza il quale, paradossalmente, non potrebbero sopravvivere.
Gli oggetti vengono chiamati con i loro nomi, senza articolo, in maiuscolo, come fossero degli esseri umani aventi vita e sentimenti, perché costituiscono "gli amici" di Jack, la sua famiglia, il suo tutto.
E Jack ha paura di tutto ciò che è "altro da loro".
Il "fuori", il "cosmo"..."le persone vere".
Fuori è tutto scombinato: la cognizione del tempo, i rumori, la luce, il cibo, gli occhi delle persone che ti guardano...anche la mamma non sembra più lei.
In fondo a lui Stanza piaceva, aveva tutto ciò di cui aveva bisogno, aveva Ma'...e non serviva altro: era l'universo che Ma' aveva creato per lui, per proteggerlo dalle sue privazioni, per dargli una parvenza di esistenza, di normalità...quella che è stata loro negata per sette lunghissimi anni.
Anni di prigionia e di abusi sessuali per Ma'.
Ma questo lui non poteva saperlo.
Ma' lo faceva dormire dentro Armadio proprio per quello.
Per non vedere.
Per non sapere.
Il pregio di questo romanzo (che per certi aspetti può rappresentare anche il suo limite) è la scelta del punto di vista: tutto è filtrato attraverso gli occhi di un cinquenne, e neanche un cinquenne "qualunque", ma un bambino nato e vissuto "in cattività", che si ritrova ad affrontare un universo a cui non è stato preparato, che non conosce e in cui non si riconosce, di conseguenza ci fornisce un punto di vista "semplificato" dell'essere prigionieri, un po' scevro da emozioni, dalla profondità che un argomento del genere potrebbe pretendere, ma in compenso ci regala una visione completamente libera da ogni contaminazione, oserei dire "vergine" dalle brutture del mondo pur essendo figlia della peggiore di esse.
Questo libro ci regala due "occhi nuovi"...per guardare il mondo.
Dolce e struggente, senza essere patetico.
...Anzi, questo romanzo è "dolcente", perché da oggi, il gioco delle parole sandwich, lo voglio fare anch'io! (Jack nel cuore! ?)
- "Perché noi non apparteniamo a lui."
- "Giusto, sai a chi appartieni Jack?"
- "Si-i"
- "A te stesso"
Si sbaglia, io appartengo a Ma'."
(E ora non mi resta che vedere il film "Room".)
Indicazioni utili
Jack e Ma'
Jack ha cinque anni; la sua stanza è super bellissima e super completissima e lui è il super campionissimo di pista, delle parole sandwich, di grido, di pappagallo. Lucky è il suo cane che ancora non esiste ma che quando scenderà dal cielo sarà buonissimo, serpente di uova è il suo tesoro sotto il letto e deve fare attenzionissima perché è megadelicatissimo e Dora è la sua più grande amica della tv, che prima è vera e che poi scopre essere finta. Nei suoi lunghi capelli risiede la sua fortitudine e ad ogni compleanno Ma’ traccia con la penna, prima rossa poi è finita così ora è nera, la sua altitudine sul bordo di porta. Lucernario è la soglia verso Cosmo, il mondo di fuori. Ma’ ha invece 27 anni e tanto male ai denti perché ora se li lava sempre, ma quando era nel prima ci prestava poca attenzione così adesso le sono marciti tutti e tanti germi cattivi l’attaccano da dentro e le fanno sentire dolore. Lui e Ma’ non esistono come “io” ma solo come noi. Lui è solo di Ma’ e Ma’ è soltanto sua.
«Notte notte, dolce sognare, dalle pulcette non farti mangiare, notte notte, dormi sereno che le pulcette ti mordono meno»
Quando Ma’ gli rivela quella che è la verità lui non ci crede e pensa che lei gli stia raccontando una bugia anche se poi questa il naso si porta via. Soltanto quando con uno stratagemma si ritrova in Cosmo capisce che non gli ha mentito. Ma quindi, cosa è vero e cosa è finzione?
Inizia da questo momento il percorso di reintegrazione e risocializzazione della donna e del bambino, condannati per anni a vivere dentro “stanza”, prigionieri di Old Nick. Per il bimbo tutto è una novità, anche le cose più semplici, i gesti più consueti o le espressioni colloquiali più comuni sono per lui una un qualcosa di nuovo, in particolare ha difficoltà a considerare gli oggetti – così come i nomi – plurimi. Come può esistere qualcun altro che si chiama Jack, e perché tutti hanno due nomi? E perché esistono più copie di “Dylan l’escavatore”? Dylan è soltanto suo! Ma’ al contrario è una donna provata dagli anni di soprusi, stupri, sequestro e dalle altre molteplici violenze subite. Riprendersi la sua vita è più difficile di quel che pensava, l’ha desiderata per così tanto tempo che adesso che l’ha a disposizione non sa come muoversi, come comportarsi, non sa quasi cosa farsene. Dovrebbe essere felice eppure non lo è. Perfino gestire suo figlio è diventato complesso. Finché si trovavano in “stanza” era semplice occuparsene, lo spazio a disposizione era di soltanto 11 metri e quadri ed il cinquenne interagiva esclusivamente con lei seguendo le regole prestabilite e necessarie a difenderlo dal rapitore. Adesso però il piccolo è sottoposto a stimoli esterni di tutti i generi e fra le tante cose che deve imparare vi è quello del lasciar spazio, dello staccarsi da Ma’ che è non è sua esclusività come lui non lo è di questa. Avendo vissuto per anni a stretto contatto con la donna per lui ella rappresenta il suo intero universo, non capisce perché le chieda “spazio per pensare” perché quando erano in stanza riusciva a farlo anche se lui era presente. Perché ora no? Si chiede. Parallelamente la ventisettenne come desidera riprendersi la sua quotidianità come non può fare a meno di quella prova costante del male subito, Jackie è tutto quello che le resta.
Questo e molto altro ancora è “Stanza, letto, armadio, specchio” (oggi “Room” a seguito dell’uscita della pellicola cinematografica), un romanzo forte, intenso, con un io narrante d’eccezione: Jack stesso. I fatti, gli avvenimenti, sono interamente filtrati dalla sua mente e dalla sua immaginazione di infante, carattere che attribuisce maggiore verità e concretezza alla scritto.
Contenutivamente l’elaborato è profondo, ricco di spunti di riflessione ed anche particolarmente attuale. Sprona il lettore ad interrogarsi su molteplici aspetti della realtà e grazie allo stile alchemico, magnetico adottato dall’autrice, l’interlocutore entra in simbiosi con questo “bambino bonsay” e con questa madre a cui sono state sottratte le briglie di quella che era la sua crescita personale.
Un’opera unica nel suo genere, da non perdere.
«il genere umano non può sopportare troppa realtà » p. 291
«l’anima sceglie i suoi compagni, poi chiude la porta» p. 332