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Nato in una cittadina della Georgia, orfano di padre e unico sopravvissuto di una coppia di gemelli, Warren Whitlow Spooner parte subito col piede sbagliato e prosegue in un'infanzia e adolescenza difficili, nelle quali per autolesionismo e dabbenaggine non fa che cacciarsi nei guai. Da sempre, il piccolo Spooner mostra un'innata inclinazione per il crimine ma anche uno strano talento, una facilità a vivere e a ripartire ogni volta da zero, come se i fallimenti e le disgrazie di cui il suo percorso è costellato non ne sfiorassero l'essenza più profonda. Brevissimo astro del baseball, dopo essersi inaspettatamente ritrovato con una carriera da giornalista, Spooner attraverserà i decenni più turbolenti della storia americana, difendendo con i denti il profondo legame con il patrigno Calmer Ottosson, sorta - suo malgrado - di angelo custode, e mantenendo intatta la sua meravigliosa, ingenua innocenza.



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Spooner 2013-10-15 12:51:29 amleto
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amleto Opinione inserita da amleto    15 Ottobre, 2013
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tenero e divertente

Un lungo romanzo che inizia alla grande e forse finisce meglio.
Ma tra l'incipit e il finale racchiude altre scene memorabili (la cassa col cadavere che non affonda, la morte della madre di spooner durante una riunione del circolo di lettura, le marachelle di spooner bambino), che a mio giudizio ne fanno un capolavoro.
grazie al gusto per la digressione e la divagazione nel raccontare; grazie alla scrittura, mai banale, e pervasa di un umorismo sottile; grazie ai personaggi. più dello stesso spooner il patrigno calmer, fantastico, indimenticabile, una figura di una tenerezza unica.
Ma bellissima e descritta splendidamente è la figura della madre: asmatica, vittimista, invidiosa, sempre pronta a fingere malori improvvisi.
Insomma un libro splendido, un affresco tenero, divertente e realistico sulla vita.

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john fante, la confraternita del chianti
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Spooner 2013-05-15 08:48:11 lisetta.
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lisetta. Opinione inserita da lisetta.    15 Mag, 2013
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Spooner

In realtà protagonista di questo romanzo, non è Spooner, egli fa parte di un ingranaggio molto più complesso e ampio che si chiama: società. L’unica differenza è che Spooner già dalle prime ore di vita ha dimostrato di essere, apparentemente un elemento mal funzionante di questo ingranaggio.
Appena venuto al mondo “nuovo di zecca” di fronte alla complessità dell'esistenza, non ha fatto altro che prendere “fischi per fiaschi”. Da questo momento ne combina una dietro l’altra: adora mettere lo smalto al suo barboncino, o fare i suoi bisogni dentro le scarpe del vicino, sedere dentro un formicaio. A quattro anni viene cacciato da scuola perché “sessualmente inadatto”. Da questi primi episodi infantili, ne seguiranno altri, sempre più strambi che costelleranno la sua vita. E le sue stranezze sembrano ancora più grandi, immense, se confrontate con le azioni dei suoi fratelli tutti piccoli geni, in grado a soli 3 anni di leggere il latino o fare di conto come matematici incalliti.
Intorno a Spooner ruotano così tanti personaggi che recitano la parte loro assegnata dalla vita: quella dell’uomo che “sa stare in società”(in questo caso quella americana degli anni ’50).
Eppure, alla fine non puoi fare a meno di domandarti dove risieda realmente la normalità. Se esista la normalità. Ti rendi conto che un labile confine in realtà separa Spooner da tutti coloro che entrano a far parte della sua vita. E forse quando chiudi l’ultima pagina di questo romanzo, ti ritrovi inaspettatamente a tifare per lui e non per i suoi fratelli, piccoli geni a loro volta incompresi e cresciuti nella solitudine. Ritrovo più normalità in Spooner (che intendiamoci, non è “malato di mente, né speciale”), che nei vicini di casa razzisti fino al midollo. Per non parlare di tutti i personaggi corrotti che pur di avere successo, pur di mantenere uno stile di vita adeguato ai loro sogni: ingannano, nascondono, rubano, distruggendo a loro volta, i sogni di chi veramente si merita un posto migliore in quella "società della a/normalità".

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