Narrativa straniera Romanzi Spesso sono felice
 

Spesso sono felice Spesso sono felice

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Può una donna decidere di cambiare vita a settant'anni? Secondo Ellinor, sì. Anche se ha sempre lasciato che fossero le circostanze a scegliere per lei, appena rimasta vedova abbandona gli agi dei sobborghi di lusso per tornare nel quartiere operaio del centro di Copenaghen dove ha trascorso l'infanzia e l'adolescenza. Il quartiere è cambiato: adesso ci sono le prostitute, i pusher e gli hipster, ma a lei non importa, le importa solo che dalle finestre della sua nuova casa si veda il portone di quella in cui ha vissuto da bambina. In una lunga lettera alla sua migliore amica, morta tanti anni prima, fa il bilancio della propria vita, segnata da inganni e tradimenti, da dolori e lutti, e da un grande, terribile segreto. Con una scrittura incisiva ed elegante Jens Christian Grøndahl scava nel profondo dell'animo femminile restituendoci, attraverso l'appassionante ritratto di una donna fuori dagli schemi, un affresco della borghesia danese.



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Spesso sono felice 2017-04-24 13:50:16 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    24 Aprile, 2017
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Il racconto di un'esistenza ritrovata.


Spesso sono felice è l’ultimo libro edito da Jens Christian Grondahl, uno dei migliori autori contemporanei , un romanzo che cattura il lettore fin dalla prima pagina.
Può una donna decidere di cambiare vita a settant’anni? Secondo Ellinor, sì. Anche se ha sempre lasciato che fossero le circostanze a scegliere per lei, appena rimasta vedova abbandona gli agi di un quartiere di lusso di Copenaghen, per tornare in quello operaio dove ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza. Il quartiere è cambiato: adesso ci sono prostitute e pusher, ma a lei non importa, le basta solo che dalle finestre della sua nuova casa si veda il portone di quella in cui ha vissuto da bambina. In una lunga lettera alla sua migliore amica, morta anni prima, Ellinor fa il bilancio della propria vita, segnata da inganni e tradimenti, da dolori e lutti, e da un grande, terribile segreto.
“La vita, qualunque vita, si riduce ad una manciata di fatti, quando finisce. Andare a letto con il marito della tua migliore amica e gli permetteste di trascinarti con te nella morte. (…) Del resto l’amore non sa, giusto? Ha solo il suo presente, finchè dura.”
Il libro si apre con queste parole, senza preamboli, senza tentennamenti, ma anche senza rancori. Ma dopo aver narrato una vissuta per tanti anni, quasi “un altro” da sé, è giunto il momento di pensare a lei, di non preoccuparsi più degli altri, e la protagonista dimostra di vivere bene con se stessa, ha solo voglia di mettere ordine. Racconta, così, l’indicibile: come è stata concepita, la sua infanzia difficile, il terribile segreto che si porta dietro da una vita, perché:
“Gli innamorati si arrogano il diritto con la forza o con qualcosa che la ricorda e non si sognano di dovere delle spiegazioni.”
Il romanzo è concentrato, ma non denso, lo stile sempre fluido e scorrevole: in un centinaio di pagine l’autore riesce a comunicare sensazioni ed emozioni di una vita intera, una esistenza che ne incrocia tante altre. Un romanzo sui sentimenti, narrato con brevità, ma con qualità. Il narrato di una delle più belle storie d’amore. La scrittura dell’autore, oltre ad essere essenziale, è poetica, delicata e lieve. Malinconica, ovviamente, trattandosi di una epistola ad un’amica da tempo scomparsa.
Spesso sono felice è un buon romanzo, che fa riflettere sul trascorrere del tempo, che lava via discordie e rancori, ma che acuisce la potenza dei segreti taciuti per troppo tempo; fa riflettere su cosa resterà di noi quando non ci saremo più, chi si occuperà delle persone che abbiamo lasciato, e chissà se qualcuno prenderà “il nostro posto” nel nostro piccolo mondo. Un bellissimo ritratto femminile che suscita emozioni forti, che trasmette serenità parlando di perdono.

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consigliato a chi ha letto Minna Lindgren, Mistero a Villa del lieto tramonto, oppure Fuga da villa del lieto tramonto oppure Assalto a villa del lieto tramonto.
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Spesso sono felice 2017-01-24 17:58:52 68
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68 Opinione inserita da 68    24 Gennaio, 2017
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Sofferenza e perdono, espiazione e rinascita

Una lunga lettera riassume una vita, ormai giunta ad un autunno inoltrato, sulle orme di un lutto improvviso e funesto.
Ellinor ha perso il marito Georg, che era stato sposato con Anna, sua amica del cuore, scomparsa parecchi anni prima durante un viaggio in Italia ( sulle Dolomiti ) ed oggi destinataria della missiva.
Da allora molte cose sono cambiate, Copenaghen in primis, come i gemelli di Anne e Georg, Stefan e Morten, accuditi ed " adottati " da Ellinor dopo la morte della madre, paradossalmente così diversi, figli di una borghesia rappresentativa ( in negativo ) degli eccessi della contemporaneità.
La protagonista, perduti gli affetti più cari, disinteressata al noioso presente, venduta la vecchia villa situata in un quartiere bene per trasferirsi in una zona popolare ( dove trascorse l' infanzia ) rivive il proprio adolescenziale conflitto con la madre all' ombra di un padre ( ufficiale tedesco ) mai conosciuto, probabilmente morto, comunque scomparso.
Si abbandona ad un flusso di pensieri, e di immagini, attraversata ed affranta da ricordi dolorosi, fragili, anche teneri, amori perduti, tradimenti negati, sofferenze ovattate, in una vita che lentamente si svela a noi lettori ed a lei stessa, quasi fosse un testamento dei sentimenti ed una progressiva rivelazione di se'.
..." La morte rinchiude i vivi, la realtà a lungo andare ci è nemica mentre prende forma la massa informe e crescente del lutto"... Un lutto che ridetermina una vita, riaffiorano affetti scomparsi, ma con il tempo... " l' amore si trasforma in un ricordo del sentimento, che appartiene al passato, non al sentimento stesso"...
Gli accadimenti si riempiono di mistero quando la vita stessa finisce. Ellinor rivive la propria con Anna, Georg, l' ex marito Henning, in un intreccio labirintico, paradossale, inverosimile.
Oggi non c' è più spazio per ipocrisie, apparenza, futile mostrarsi, egoismo, ormai non si ha più niente da perdere, la verità è dolorosa ma necessaria.
Il flusso di immagini e di ricordi prosegue, devastante, con una leggerezza ed intimità scandita da pause, silenzi, diapositive della memoria.
Si può ricostruire ed illustrare una vita vivendola interiormente, la propria verità non sarà quella degli altri, ancorati al proprio sentire, ma poco importa.
Spesso la cruda realtà fa male, così la sofferenza e quel dolore vissuto sin da bambini, quando ci si vergognava del proprio presente e del proprio sentire, nascondendosi all' evidenza e sottraendosi ad occhi estranei indiscreti e giudicanti, ma il tempo tampona anche le ferite più dolorose cicatrizzando i ricordi.
Ellinor non è cambiata, è lo scorrere della vita stessa a essere mutato conservando e perdendo i propri protagonisti, la sua interiorità accresce gli amori ed i tradimenti vissuti, indirizzandosi dove non avrebbe pensato, o forse solo sperato.
L' oggi è la somma del passato e l' esito inquietante ma inevitabile di quello che, paradossalmente, ci era stato crudelmente negato. Non possiamo avere rimpianti, si parla di semplice destino, in altro modo rimane la certezza dei sentimenti e la ricerca dell' ignoto è impensabile.
La sua diviene espiazione di una colpa e confessione, perdono e purificazione, conservazione di un dolore salvifico finalmente metabolizzato, semplice presa di coscienza che gli affetti più cari ( Anna e Georg ) si conservano in noi per approdare alla leggerezza di una vita svuotata da pesi e condanne e per questo spesso felice.
Ed allora basta un' immagine, una foto conservata che racchiude un sentimento, per riassumere un senso globale, più vite, momenti diversi ed un perdono che nasce da se'.
In fondo l' amore genitoriale è l' unica cosa che ha importanza per un bambino e "....perdoniamo i nostri genitori quando si dimenticano di noi, purché si amino."
Grondhal ci consegna un breve romanzo di forte impatto emozionale, riuscendo a costruire una storia dentro più storie, più voci partendo da un' unica voce, una melodia ed un monologo dei sentimenti che scava e riflette sul vero significato della vita.
È un mirabile ritratto al femminile, scandito da intimità, complicità ( come solo l' animo femminile sa fare ) , con parole sempre dosate e quasi sussurrate, delicatezza ed eleganza linguistica, una malinconica leggiadria, in uno spartito che riesce ad assemblare un linguaggio reale, quotidiano, credibile, ad un flusso intimista nato dall' elaborazione di un passato scolpito in un destino crudele ed inafferrabile.
Trattasi di un romanzo che prende forma lentamente, proprio come la vita stessa, per finire con lo svelare e svelarsi in una sorprendente ricchezza di contenuti.

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