Sorella, mio unico amore
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Racconto dell'orrore
In “Sorella, mio unico amore”, Joyce Carol Oates si ispira liberamente a un fatto di cronaca avvenuto nel 1996 in Colorado, quando una bambina di soli sei anni, che era stata proclamata reginetta di bellezza, venne trovata uccisa nella cantina della sua ricca casa di famiglia.
Il romanzo di Oates è scritto sotto forma del memoir che scaturisce dalla penna e soprattutto dalla mente del fratello di una bimba uccisa, a soli sei anni, nel locale caldaia della sua abitazione a Fair Hills: la bambina, Bliss Rampike, era considerata una promessa del pattinaggio sul ghiaccio. Il ragazzo, Skyler , mentre scrive ha diciannove anni, è un tossico disperato e sfinito che ripercorre nella scrittura tutta la sua infanzia fino al momento della morte della sorellina e tutta la sua adolescenza segnata dal terribile lutto e da un inquietante e potentissimo senso di colpa che lo sta distruggendo. Attraverso il suo racconto, tagliente e raccapricciante per come descrive la sua triste esistenza, possiamo cogliere come le sfrenate e malate ambizioni per raggiungere la fama e il successo presenti in una famiglia americana dei sobborghi abbiano generato mostri.
I genitori, in particolare, sono due personaggi particolarmente squallidi. Il padre sembra concentrarsi solo sulla carriera, pone ogni sforzo nel cercare di aggiungere altri soldi ai tanti che ha già, è assente nei riguardi dei suoi figli e intreccia in continuazione relazioni extraconiugali. La madre cerca spasmodicamente il successo sociale e la celebrità, vuole essere ricercata dai mezzi di comunicazione. Per riuscire in questa impresa però non ha grandi doti personali che le permettano di eccellere in qualcosa: non è così tanto bella, non svolge una professione, non è una campionessa sportiva. (Siamo alla metà degli anni Novanta, non esistono ancora le influencer). Così ci prova con i due figlioletti: inizia con Skyler, il suo “ometto”, il maschio primogenito. Ma il povero bambino non ha nessuna particolare dote sportiva o di altro genere che lo renda un fenomeno mediatico. Anzi, cercando di eccellere nella ginnastica ha un brutto incidente che lo porterà a zoppicare. Non rimane che concentrarsi sulla figlia femmina, che, inaspettatamente, rivela un incredibile talento per il pattinaggio sul ghiaccio. Così la bambina, a soli quattro anni diventa una stella: televisioni che la riprendono durante le esibizioni, allenamenti intensivi, cure mediche ossessive e farmaci per performare di più, trattamenti estetici invasivi per accaparrarsi nuovi contratti pubblicitari… Finché, un giorno, la povera Bliss viene trovata uccisa nel locale caldaia della sua opulenta abitazione a Fair Hills. Chi l’avrà uccisa? I suoi familiari? Lo stesso fratellino Skyler? Oppure un pedofilo che si è introdotto nella casa senza che nessuno se ne sia accorto?
Si tratta di una lettura molto coinvolgente, lo stile dell’autrice riesce a ricreare i tormenti interiori e la profonda sofferenza di Skyler. Le abbondanti pagine che costituiscono il romanzo scorrono via velocemente, portandoci in territori che svelano l’orrore che può annidarsi in esseri umani ricchi e di successo e in relazioni, come quella genitori-figli, in cui al primo posto si dovrebbe trovare l’amore e non certo lo sfruttamento e la violenza.
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Se cado, mi vorrete ancora bene?
E' la domanda che si pone la bellissima Bliss Rampike, sei anni, pattinatrice su ghiaccio e bambina prodigio della classica famiglia americana, nonché protagonista del libro "Sorella, mio unico amore" di Joyce Carol Oates. Un libro che fotografa la follia della perfetta famiglia americana in modo spietato, e adorabile al tempo stesso.
Voce narrante della storia è il fratello maggiore di Bliss Rampike, Skyler. È lui, bambino problematico a causa della sempre maggiore attenzione dedicata alla sorella prodigio, quasi sempre imbottito di psicofarmaci, che ci racconta la propria infanzia, la vita in famiglia prima e dopo l’avvento di “Edna Louise” (il nome della sorellina prima che venisse ri-battezzata “Bliss”) quando lui aveva tre anni, l’attenzione mediatica e il riconoscimento sociale conseguenti ai successi sportivi della figlia, fino alla maledetta notte dell’omicidio e oltre, quando la psiche del ragazzo si sgretola inesorabilmente, perde i capelli che poi ricrescono color metallo, all’età di dieci anni. Fino all’epilogo.
Prendendo spunto da un fatto di cronaca realmente avvenuto, l’autrice scava fino alle fondamenta della nostra società, oltre l’apparenza e il perbenismo, oltre i lustrini ed il cerone. Agghiacciante e tremendo come un coltello infilato nel petto, il libro (leggermente troppo lungo secondo i miei gusti) non lascia scampo e salvezza a nessuno.
Non ci sono buoni né cattivi, né tra gli adulti né tra i bambini.
Implacabile.
Terribile.
Da leggere.
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Immaginazione e stile creativo
In Sorella mio unico amore la scrittrice rielabora un fatto di cronoca nera che ha reso famosa una bimba di 6 anni uccisa nella propria casa durante la notte (Jonbenet Ramsey). La storia e' narrata dal punto di vista di Skayler il fratello di 9 anni che la racconta 10 anni piu' avanti con sarcasmo e spietatezza. La Oates attraverso uno stile fatto di espedienti letterari quali variazioni grafiche e note a pie' di pagina di fatto mette in luce una realta' inquietante dell'america suburbana e del ceto medio/alto che la popola. Nel testo, scritto sotto forma di documento ufficiale, numerosi sono i rimandi a fatti reali, nonostante l'iniziale disclaimer dell'autrice e vari cambiamenti. Un po' troppo lungo il testo e laborioso lo stile tuttavia creativo.