Narrativa straniera Romanzi Sono venuti a prendermi la vita
 

Sono venuti a prendermi la vita Sono venuti a prendermi la vita

Sono venuti a prendermi la vita

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La presentazione e le recensioni di Sono venuti a prendermi la vita, opera di Barbara Monestier edito da Piemme. "Yo me llamo Barbara Reyes". ha solo quattro anni e mezzo e nulla più: non ha mai avuto una bambola, non ha mai assaggiato una marmellata. Ma sa chi è, e la sua identità è quella che lancia, come una sfida, negli occhi di quella signora impellicciata dalle unghie dipinte, carica di doni, che la guarda in modo strano, destabilizzante. Si chiama Barbara Reyes, è nata in Cile, è stata abbandonata dalla madre biologica a poche settimane ed è stata cresciuta in affido in una bidonville fuori Santiago. La sua tata e gli altri bambini sono la sua realtà, la sua vita, la sua famiglia. Una vita povera, ma felice. Finché la signora impellicciata e suo marito, un giorno di luglio del 1983, la strappano dal suo mondo e la portano in Francia. Per lei quello non è un atto d'amore. E' un rapimento. Barbara Monestier ripercorre tutte le tappe della sua adozione. il trauma violentissimo di lasciare la sua casa e il Cile, e poi lo spaesamento, la paura, la rabbia. Crescendo, il senso di inadeguatezza, le depressioni, i tentativi di suicidio, i centri di cura. Per sfuggire ai ricatti affettivi, alle crisi di identità, ai mille dubbi che hanno minato la sua infanzia e la sua adolescenza. E, soprattutto, al peso di una gratitudine imposta, necessaria: ti abbiamo adottata, ti abbiamo dato tutto e non avevi nulla, ora non puoi che essere felice. E dire grazie.



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Sono venuti a prendermi la vita 2010-11-23 21:41:26 katia 73
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katia 73 Opinione inserita da katia 73    23 Novembre, 2010
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Il titolo la dice tutta!!!!!!!

Un libro bello e commovente, la storia di un adozione ma, per una volta raccontato dal punto di vista di chi è stato adottato, la piccola Barbara.
Barbara viene adottata all’età di quattro anni da una famiglia francese, strappata alla sua vita, a tutte quelle persone che lei considera la sua famiglia, per lei non è facile accettare questa nuova vita, pur rendendosi conto che è più “ricca” di quella che aveva in Cile non riesce proprio a entrarci dentro, si sente ancora radicata alla sua terra e vive l’adozione come un rapimento.
Sua madre ci prova in tutti i modi a rendere felice questa bambina , e anche se stessa, per coronare il sogno della famiglia che si era immaginata, quando Barbara chiede una sorellina adottano una bimba brasiliana, ma questo peggiora ulteriormente i loro rapporti, perché Anais è tutto ciò che non è lei, è felice ubbidiente, e, soprattutto è grata dell’opportunità di vita che gli è stata offerta.
La vita di barbara è una continua lotta tra il desiderio di amare questa nuova famiglia , di essere amata da loro, e la voglia invece di essere arrabbiata per essere stata portata via dalla sua terra, è prima una bambina e poi un’adolescente che non ha pace, che vive con rabbia e rancore all’interno della corazza che si è costruita e in cui però è rimasta prigioniera.
Con il tempo , la maturità, e la disponibilità della sua famiglia Barbara scoprirà finalmente il significato della parola casa, scoprirà che casa è quel posto dove ti senti amata e protetta dove si può vivere senza maschere e corazze.
Un libro bello, scorrevole e commovente.

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