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Classismo british
Questo romanzo del 2004 rappresenta l’esordio alla scrittura per Julian Fellowes, già attore e sceneggiatore di successo, il quale propone in questo lavoro le stesse tematiche che hanno reso celebri le sue produzioni televisive: curate ed eleganti rappresentazioni dell'aristocrazia britannica di cui mettere in luce vizi e virtù. A sorprendere tutti coloro che, come me, hanno sempre associato titoli nobiliari, stagioni londinesi e battute di caccia a un passato ormai lontano, è invece l'ambientazione. Siamo infatti a fine Novecento, solo pochi decenni fa, ma al centro della storia c’è ancora una volta, come nel più classico romanzo ottocentesco, la caccia a un buon matrimonio.
Edith, giovane alto-borghese di bell’aspetto e buone maniere, è convinta che per assicurarsi una vita facile e soddisfacente l’unico modo sia ricercare un marito adatto, possibilmente nobile. Edith trova così il suo conte da sposare e la voce narrante, un attento amico di famiglia, la seguirà negli alti e bassi della sua vita di coppia punteggiando gli accadimenti con argute e ironiche osservazioni sulla società, commentando vezzi, stravaganze e comportamenti dell’antica aristocrazia inglese.
Per quanto siano proprio queste sagaci e incisive digressioni a caratterizzare il romanzo, i conseguenti cali di ritmo finiscono per rendere la narrazione un po’ farraginosa e poco avvincente. La trama ci appare fin da subito come un pretesto per addentrarsi nelle alte sfere del sistema di classe tutto british. Punto di forza del romanzo è invece la profondità di sguardo degna di un sociologo, capace di tratteggiare considerazioni universali e di donare umanità ai personaggi, eludendo il rischio di trasformarli in meri stereotipi.
Una lettura interessante, che si fa però fatica a classificare; forse più uno studio romanzato che un vero e proprio romanzo, che difficilmente potrà soddisfare chi cerca azione o romanticismo. Da leggere con le giuste aspettative.