Sipario, l'ultima avventura di Poirot
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Au revoir Poirot!
«Forse, allora, penserai che sarebbe stato meglio restare all'oscuro di tutto e poter dire "Calate il sipario.»
La penna di Agatha Christie sa essere sempre pungente e magnetica, una penna che trasporta il lettore nella sua comfort zone e che lo coccola in ogni circostanza e avventura narrata. Lo stesso vale per “L’ultima avventura di Poirot. Sipario” opera in cui il conoscitore saluta e dice addio al simpatico ed eclettico investigatore Belga.
Tra queste pagine non manca quel velo di nostalgia e malinconia che spesso accompagna le opere del collega Simenon, ma anche della stessa autrice, che si voglia per un ritorno al passato o per uno al presente, per un ritorno a quello Styles Court dove tutto ha avuto inizio. Un vero e proprio ritorno alle origini e narrato in prima persona, un ritorno alle origini che ci mostra che tutto è cambiato a Styles esattamente come tutto è rimasto identico e immodificato. Sono passati cinquantacinque anni da quel primo caso, adesso Hastings dovrà essere sia occhi che orecchie per l’anziano investigatore acciaccato, pieno di dolori, quasi impossibilitato a muoversi ma pur sempre nel vivo delle sue facoltà cognitive. E non serve forse questo per risolvere un caso?
«Non c’è niente di più triste, a parer mio, della vista di un uomo devastato dagli anni, soprattutto se è un amico.
Il mio povero amico! L’ho descritto molte volte, e lo rifaccio ora per darvi un’idea di quanto fosse mutato. Storpiato dall’artrite, si spostava servendosi una poltrona rotelle. Il suo corpo, un tempo grassoccio, si era smagrito. Il viso era grinzoso, coperto di rughe. Baffi e capelli conservavano il colore corvino, ma Poirot commetteva un errore tingendoli, anche se per niente al mondo avrei usato offenderlo, facendoglielo notare.»
Poirot resta un uomo saggio, acuto, meticoloso, un uomo che osserva, un investigatore previdente e prudente. Ricollega i tasselli, identifica più crimini commessi da Mister X, questo il nome fittizio che decide di dare al colpevole, tace con Hastings sulla vera identità del presunto reo per proteggerlo ma anche perché sapendo potrebbe perdere di lucidità. Ed essendo quest’ultimo tanto gli occhi quanto le orecchie dell’investigatore, non è plausibile.
Tanti i personaggi che si susseguono tra cui anche la figlia ventunenne di Hastings, Norton, un innocuo uomo di mezza età che ama l’osservazione per gli uccelli e della natura, sir William Boyd Carringoton, ex governatore di una provincia dell’India, la signorina Elizabeth Cole, che nasconde la propria identità a causa del passato, l’arrivista ed egoista Allerton, la signorina Craven, infermiera. Tutte persone che risiedono nel pensionato che viene gestito dai coniugi Luttrell.
Muore prima la signora Franklin, moglie del dottor Franklin di salute cagionevole, seguita a ruota dalla morte di un altro personaggio e dello stesso Poirot. Suicidio? Hastings fatica a credervi, le medicine scomparse fanno pensare a tutto tranne che a una morte volontaria. Ma come farà Hastings a venire a capo della matassa? Vi riuscirà? Ad aiutarlo vi saranno gli indizi custoditi all’interno della valigetta di Hercule, sarà l’uomo a dover poi ricomporre la matassa nel suo intero.
«A chi non è capitato qualche volta di sentire un tuffo al cuore rivivendo un'esperienza, un sentimento o un'emozione?
"Non è la prima volta che mi capita questo..."
Perché queste parole colpiscono tanto profondamente?
Era la domanda che mi ponevo mentre, seduto in treno, vedevo passare davanti ai miei occhi il piatto paesaggio dell'Essex.»
Ben quattro mesi dopo la morte dell’investigatore il caso troverà una soluzione, una soluzione che si radica e trova il suo punto forte nelle scene teatrali, indizi inizialmente molto complessi. Postuma giungerà anche una lettera che contiene osservazioni sul mistero.
Ancora una volta Agatha Christie stupisce e coinvolge, conquista e lascia il lettore appagato. E vi riesce con uno scritto dalla penna precisa e in perfetto suo stile ma anche con analisi introspettive e psicologiche che accompagnano chi legge in un ritmo narrativo sempre più incalzante. Lo stesso epilogo non delude essendo caratterizzato da una serie di tratti che lo rendono d’impatto e che consentono di mescolare osservazione dell’intelletto a indagini minuziose.
Il risultato finale è un’opera che ben saluta l’eroe principale della scrittrice ma che non delude le aspettative, un eroe che torna nelle ultime pagine, che risolve il mistero, che lascia un vuoto nel cuore e nell’animo, un profondo velo di malinconia.
«Scesi le scale, con un gran peso nel cuore. Non riuscivo a immaginare la mia vita senza Poirot.»